La prima autobiografia mai pubblicata da un Papa nella storia. Per la prima volta, un papa decide di pubblicare le sue memorie, di esporsi a milioni di lettori in tutto il mondo, non solo mentre è ancora in vita, ma soprattutto mentre è ancora in carica.
«Il libro della mia vita è il racconto di un cammino di speranza che non posso immaginare disgiunto da quello della mia famiglia, della mia gente, del popolo di Dio tutto. È, in ogni pagina, in ogni passo, anche il libro di chi ha camminato insieme a me, di chi ci ha preceduto, di chi ci seguirà».
Si intitola Spera e viene pubblicata in contemporanea mondiale nelle principali lingue in più di 80 Paesi: è l’autobiografia di Papa Francesco, la prima realizzata da un Pontefice nella storia. L’annuncio era stato dato alla Fiera del Libro di Francoforte da Mondadori, che ne gestisce i diritti mondiali.
Ricco di rivelazioni e racconti inediti, emozionante e umanissimo, commovente e drammatico ma anche capace di autentico umorismo, il memoriale di Papa Francesco prende il via nei primi anni del Novecento, con la narrazione delle radici italiane e dell’avventurosa emigrazione in America Latina degli avi, per svilupparsi nell’infanzia, la giovinezza, la scelta vocazionale, la maturità, fino a coprire l’intero pontificato e il tempo presente.
Un testo di grande forza narrativa, nel quale il Papa attraverso il racconto autobiografico affronta con schiettezza, coraggio e profezia anche i più importanti e dibattuti temi della nostra contemporaneità, nonché i nodi cruciali del suo servizio come pastore universale della Chiesa.

La decisione di pubblicare “Spera” nasce dalla volontà di lasciare subito, il prima possibile, una testimonianza di positività e speranza in un mondo che versa in condizioni terribili. Papa Francesco ha deciso di farlo proprio in concomitanza con il Giubileo. Papa Francesco, che già altre volte si era misurato con il pubblico raccontando episodi della sua vita, questa volta si racconta a tutto tondo, in prima persona, dall’inizio sino ad oggi.
Nell’autobiografia, Bergoglio ripercorre anche alcuni momenti del conclave che ha portato, nel 2013, alla sua elezione. Ricorda che il primo atto da Pontefice è stato un inciampo: dopo aver indossato la talare bianca, uscito dalla sagrestia della Sistina va a salutare il cardinale Ivan Dias, in sedia a rotelle, e inciampa in un gradino. «All’inizio del pontificato avevo la sensazione che sarebbe stato breve: pensavo tre o quattro anni, non di più», scrive nel libro. «La verità è che è il Signore l’orologio della vita. Intanto, io vado avanti. Sento che tutta la mia esistenza è impastata di speranza e anche nei momenti più bui mai ho sentito di averla persa».

Spera. L’autobiografia
Papa Francesco
Per volontà di papa Francesco questo eccezionale documento avrebbe dovuto in un primo momento vedere la luce solo dopo la sua morte. Ma il nuovo Giubileo della Speranza e le esigenze del tempo lo hanno risolto a diffondere ora questa preziosa eredità. “Spera” è la prima autobiografia mai pubblicata da un papa nella storia. Un’autobiografia completa, la cui stesura ha impegnato gli ultimi sei anni, che procede dai primi del Novecento, con le radici italiane e l’avventurosa emigrazione in America Latina degli avi, per svilupparsi attraverso l’infanzia, gli entusiasmi e i turbamenti della giovinezza, la scelta vocazionale, la maturità, fino a coprire l’intero pontificato e il tempo presente. Nel raccontare con intima forza narrativa le sue memorie (non tralasciando affatto le proprie passioni), Francesco affronta senza alcuna dissolvenza anche i nodi cruciali del pontificato e sviluppa con coraggio, schiettezza e profezia i più importanti e dibattuti temi della nostra contemporaneità: guerra e pace (compresi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente), migrazioni, crisi ambientale, politica sociale, condizione femminile, sessualità, sviluppo tecnologico, futuro della Chiesa e delle religioni. Ricco di rivelazioni, di aneddoti, di illuminanti riflessioni, un memoir emozionante e umanissimo, commovente e capace di umorismo, che rappresenta il “romanzo di una vita” e al tempo stesso un testamento morale e spirituale destinato ad affascinare i lettori di tutto il mondo e a incarnare il suo lascito di speranza per le generazioni future.
Il racconto comincia dai nonni Giovanni e Rosa e dal padre Mario che partono per il Sud America nel 1929. Ci avevano già provato nel 1927: avevano comprato i biglietti per imbarcarsi sulla nave Principessa Mafalda. Ma poi dovettero rimandare la partenza perché non erano riusciti a vendere i loro pochi beni. E per fortuna, perché quel transatlantico non arrivò mai a Buenos Aires: naufragò il 25 ottobre 1927. «Per questo io ora sono qui», sottolinea il Papa nel libro. «Non immaginate quante volte mi sia trovato a ringraziare la Provvidenza Divina». Anche allora, come accade oggi, imigranti morivano in mare. E oggi le migrazioni sono al centro della pastorale bergogliana.
La speciale attenzione di Papa Francesco per i drammi dell’uomo, per le sofferenze che divorano la vita stessa, trova radici profonde nella sua storia personale. Anche quando in Spera racconta una tragedia riguardante un suo compagno di scuola delle superiori: uno studente brillante e colto che uccide un suo amico e poi viene rinchiuso nel manicomio criminale. Il giovane Jorge andò a trovarlo. «E fu terribile. Ne restai profondamente turbato», ricorda Bergoglio. Anni dopo, venne a sapere che, dopo essere uscito dal riformatorio, l’amico si era suicidato, a 24 anni. «A volte, come dice il salmo, il cuore dell’uomo è un abisso», scrive nel libro il Pontefice. E ritrova nella memoria anche altri drammi, come quello di un ragazzino che conosceva e che a 15 anni uccise la mamma con un coltello. «Ricordo la veglia funebre in quella casa, il volto terreo del padre, il suo dolore doppio, senza pace».
E chi legge ritrova il suo sguardo di oggi sui carcerati, sui mali del mondo, sulla complessità dell’esistenza, sulla fatica di vivere, sui poveri, sugli emarginati. Accade anche nelle pagine dedicate alla zia Rosa, sorella maggiore della nonna materna di Bergoglio. «Viveva un’esistenza randagia, travolta dagli oggetti che aveva ammassato e continuava ad accumulare… Zia Rosa era stata cancellata dalla vita della famiglia. Era la mia zia “barbona”».
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.