Archivi per la categoria ‘#LibridaLeggere’
Weekend books recommendation: libri consigliati per il weekend

Freddo nelle ossa
Kathy Reichs
Da quando sua figlia ha lasciato l’esercito per tornare a vivere a Charlotte, North Carolina, tutto ciò che l’antropologa forense Temperance Brennan desidera è godersi un po’ di tranquillità. Ma il destino bussa ancora alla sua porta una sera di gennaio, quando sull’uscio di casa trova un pacco dal contenuto scioccante: un occhio umano, infilzato su uno spillone come un insetto. Nel bianco dell’orbita sono state incise delle coordinate geografiche, che conducono ad altri resti umani, questa volta rinvenuti nel terreno di proprietà di un collegio cattolico.
Nel frattempo, in un bosco non distante dal collegio, la polizia ha scoperto un cadavere, congelato e penzolante dal ramo di un albero. Tutte le scene del crimine hanno delle analogie con alcuni vecchi casi seguiti da Tempe, forse troppe perché le si possa derubricare a coincidenze: l’impressione è che l’assassino stia mandando un messaggio proprio a lei. La scia di sangue si allunga, consolidando i sospetti di Temperance, che per questa nuova indagine può contare sull’aiuto di due vecchie conoscenze: il suo ex, Andrew Ryan, diventato detective privato, e l’agente in pensione Erskine “Skinny” Slidell, maestro di humour nero.
Ma il loro intervento non basterà a evitare il peggio. Quando la figlia sparirà nel nulla, Tempe sarà costretta a guardare negli occhi il proprio passato e ad affrontare da sola un incubo feroce.
Un giorno di festa
Joyce Maynard
A tredici anni, Henry si sente separato dal mondo. Vive con sua madre Adele, una donna bella e triste, che dopo un divorzio difficile si è chiusa in se stessa; ha poche occasioni di svago e nessun amico, finché nel fine settimana del Labor Day un uomo dai vestiti sporchi di sangue lo avvicina al supermercato, chiedendogli aiuto. Si chiama Frank e rivela di essere evaso dall’infermeria del penitenziario, ma nonostante il rischio Henry e Adele non esitano ad accoglierlo in casa con loro. E in pochi, intensissimi giorni, la loro vita cambia radicalmente: Adele riscopre la passione con Frank, che cerca di redimersi da un tragico errore; Henry trova finalmente una gura paterna, con cui imparare a giocare a baseball, a cucinare una torta perfetta, a confrontarsi con la gelosia e l’amore.
Così, mentre fuori la polizia dà la caccia a Frank, in casa il tempo sembra scorrere lento, racchiuso nell’intimità di una famiglia ritrovata.
“Un giorno di festa” parla di un ragazzo che affronta la difficoltà di crescere, di un pericolo che si trasforma in rinascita, di destini che si intrecciano all’improvviso per un gesto di fiducia. Dopo “L’albero della nostra vita“, Joyce Maynard tesse una trama perfetta, in cui le vite di tre persone cambiano in un unico, travolgente weekend, aprendosi alla speranza della felicità.
Sentiti bene nella tua casa
Frida Ramstedt
Che cosa fa sì che un arredo renda un ambiente accogliente, armonioso e ben studiato? Anche se nel campo dell’interior design non esistono risposte del tutto giuste o sbagliate, c’è però un notevole bagaglio di esperienze consolidate che è importante conoscere e che si fonda sui principi base dell’architettura.
Frida Ramstedt mette queste conoscenze a disposizione di tutti, spiega regole generali che vi aiuteranno a ottenere l’atmosfera che desiderate sulla base delle vostre preferenze personali e senza essere costretti a costosi interventi e acquisti. Salvaguardare le proporzioni di un locale scegliendo il pavimento giusto, disporre i mobili in modo da circolare liberamente nelle stanze, dipingere una parete con il colore adatto a mettere in risalto un mobile o, al contrario, a renderlo meno imponente: sono tutti insegnamenti utilissimi e trucchi pratici contenuti in questo libro illustrato.
“Sentiti bene nella tua casa” è il libro giusto per far emergere l’interior designer che è in ognuno e capire che cosa vi serve per stare ancora meglio a casa vostra.
Tutti i colori tranne uno
Luca Ammirati
Da quando Damiano, alla scuola elementare, ha scoperto di essere daltonico e di non poter percepire il rosso, si è sempre sentito come se gli mancasse un pezzo per essere completo. È successo nel rapporto con sua sorella e con sua madre, una donna severa che gli è sempre parsa irraggiungibile, con Alex e Clizia, gli amici con cui è cresciuto. E persino con l’amato padre, Vittorio, fiero produttore del vino Rossese, che si è ammalato di Alzheimer e dal quale si è tenuto a distanza, incapace di gestire il dolore.
Quando una notte l’uomo scompare e viene ritrovato morto, nel dubbio che sia stato un incidente o che si sia tolto la vita, Damiano dovrà tornare a Dolceacqua, spettacolare borgo del Ponente Ligure, reso immortale da un quadro di Monet. Figlio irrisolto e adulto intrappolato dentro gli anni che lo hanno visto tradire quel che promettevano, scoprirà di dover lottare per salvare l’azienda vinicola della famiglia e di non poter più rimandare i conti con l’esistenza. Perché è sempre la luce a dare vita alle cose, e nella luce ci sono i colori. Non importa se non li vediamo tutti. Quello che conta è uscire dall’ombra.
Le dieci leggi del potere
Noam Chomsky
Per la prima volta, Noam Chomsky, dedica un libro alla natura e alle conseguenze tragiche della diseguaglianza, svelando i dogmi fondamentali del neoliberalismo e gettando così uno sguardo se possibile ancora più lucido e profondo sul funzionamento del potere a livello globale.
Quali sono le leggi che governano la concentrazione della ricchezza e del potere negli Stati Uniti e in generale in tutto il mondo infestato dal turbocapitalismo? Ridurre la democrazia, scaricare i costi sui poveri e sulla classe media, distruggere la solidarietà fra le persone, manipolare le elezioni, usare la paura e il potere dello Stato per tenere a bada la «plebaglia»…
Dieci principi – trattati in altrettanti illuminanti capitoli – che, se non sapremo reagire, porteranno alla catastrofe ambientale e alla guerra globale nucleare. Questo libro dà seguito, ampliandone i contenuti con la collaborazione dei tre registi, al grande successo del documentario Requiem for the American Dream (2015). Il risultato è una mappa concettuale di vitale importanza per comprendere il funzionamento del mondo di oggi, e un monito fortissimo all’azione collettiva e, se necessario, alla rivolta: solo una rete di movimenti dal basso può contrastare lo strapotere economico delle élite.
Weekend books recommendation: libri consigliati per il weekend

Come d’aria
Ada d’Adamo
Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi.
Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant’anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontare la loro storia.
Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza.
Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.
Daisy Jones & The Six
Valreio Evangelisti
Daisy Jones & The Six: un gruppo rock diventato leggenda. I loro concerti hanno riempito gli stadi di tutto il mondo, le loro canzoni hanno infiammato le notti di un’intera generazione. Il loro mito è la favola di un’ascesa folgorante, dalle prime esibizioni nei locali underground al successo planetario. È l’incarnazione stessa di un’epoca in cui sesso, droga e rock’n’roll sembravano inscindibili. È la sintesi di un’alchimia perfetta: quel magnetismo unico tra Billy Dunne – il frontman della band, carismatico e tormentato – e Daisy Jones, splendida cover girl e cantautrice dal talento naturale, spirito libero e inafferrabile.
Eppure, il 12 luglio 1979, dopo un concerto memorabile, il gruppo è scoppiato, sciogliendosi per sempre. Nessuno ha mai saputo perché… Fino a oggi. Ex musicisti e manager, giornalisti e famigliari: sono stati tutti testimoni, e adesso, a quarant’anni di distanza, sono finalmente pronti a raccontare la verità. Ma ognuno ha la propria versione dei fatti.
Quella che rivive nelle loro voci è una storia di ragazzi di vent’anni, amici e amanti, fratelli e rivali; idoli sul palco, anime fragili a riflettori spenti. Una storia di notti folli e albe smarrite, sogni troppo grandi da afferrare e demoni troppo forti da annientare, passioni che accendono il sangue nelle vene e stelle che brillano fino a incendiare il cielo. Perché una canzone non è mai soltanto una semplice canzone. C’è la vita, nella musica. Ed è impossibile dire dove finisca l’una e inizi l’altra.
La fredda guerra dei mondi
Valreio Evangelisti
Pochi autori nella storia della narrativa italiana contemporanea hanno saputo coniugare qualità, quantità e spessore umano come Valerio Evangelisti. “Scrittore totale e militante” – così l’ha definito la rivista “doppiozero” all’indomani della sua scomparsa –, Evangelisti ha sempre difeso con orgoglio la letteratura di genere, troppo spesso colpevolmente relegata al rango di narrativa di serie B, dimostrando che a fare la differenza non sono gli scaffali delle librerie su cui finiscono gli autori, ma la passione, il talento, l’estro creativo e l’anima che vengono profusi in ogni parola.
Curata da Franco Forte, direttore di Urania, questa raccolta di racconti e romanzi brevi ormai difficilmente reperibili persino nelle biblioteche abbraccia un arco temporale di quasi vent’anni, e pescando nella ecletticissima opera di Evangelisti rende onore alla sua capacità unica di spaziare tra generi e registri diversi, dalla fantascienza al romanzo storico, passando per il racconto di cronaca e quello speculativo, arrivando alla satira e persino al racconto erotico, senza mai per questo smarrire la propria distintiva voce, lo slancio autentico e meravigliosamente controcorrente: che navighiamo nel Mar dei Caraibi o ci svegliamo in una Terra avvolta da perenni fumi rossastri, la cifra stilistica è sempre quella, limpidissima, di chi scrive letteratura.
In chiusura al volume Day Hospital, l’autobiografia delle settimane di chemioterapia seguita dall’autore, in cui emerge in maniera definitiva il suo splendido spirito anticonformista, e La fredda guerra dei mondi, i primi capitoli del romanzo inedito, purtroppo rimasto incompiuto, che Evangelisti stava scrivendo a partire dall’omonimo racconto apparso in una raccolta Millemondi Urania nell’estate del 2020.
Perché come ebbe a dire Evangelisti stesso “se ignoro la fantascienza, il mio mondo sarà più ristretto e smetterà di coincidere con ciò che mi circonda. E sfido chiunque a dimostrare il contrario”.
Il magico potere del riordino
Marie Kondo
La cura della casa, introspezione e conoscenza. Il caos degli oggetti inutili soffoca non solo le nostre case, ma anche le nostre anime. Marie Kondo invita a liberarci di tutto ciò che non ci ispira emozione, perché solo circondandoci di cose che ci danno gioia potremo essere felici. La vita vera comincia dopo aver riordinato.
Nel libro che l’ha resa una star, la giapponese Marie Kondo ha messo a punto un metodo che garantisce l’ordine e l’organizzazione degli spazi domestici… e insieme la serenità, perché nella filosofia zen il riordino fisico è un rito che produce incommensurabili vantaggi spirituali: aumenta la fiducia in sé stessi, libera la mente, solleva dall’attaccamento al passato, valorizza le cose preziose, induce a fare meno acquisti inutili.
Rimanere nel caos significa invece voler allontanare il momento dell’introspezione e della conoscenza.
Omicidio a Chernobyl
Morgan Audic
Ci sono posti peggiori di altri dove morire. E posti peggiori di altri dove essere spediti al primo incarico in polizia: l’agente Galina Novak ha solo una ventina d’anni, eppure deve aver fatto qualcosa di molto brutto per essere finita a lavorare lì, in piena zona contaminata, a un passo dai reattori che quarant’anni fa fecero tremare il mondo. Almeno così s’immagina l’ispettore Melnyk, che in quei luoghi ci vive e lavora da anni.
La scena del crimine che tra non molto si troveranno di fronte non è di quelle usuali: un uomo, orribilmente mutilato, è stato trovato appeso a un edificio. Il vento fa oscillare il suo corpo senza vita, deve aver subito torture indicibili… L’indagine è appena cominciata, quando per l’ispettore Melnyk si profila un ostacolo inaspettato: Aleksandr Rybalko, ex poliziotto russo, cui resta poco da vivere, ma a cui il padre della vittima ha affidato l’incarico di scoprire chi ha ucciso suo figlio. I due poliziotti si ritroveranno così fianco a fianco in un’indagine piena di insidie.
Non solo: ben presto, si scoprirà che anche la madre della vittima era stata uccisa in circostanze misteriose, insieme a un’altra donna, in una data impossibile da dimenticare: il 26 aprile 1986…
Libri per la Festa della Liberazione
Il 25 aprile si festeggia l’anniversario della Liberazione d’Italia: abbiamo scelto alcuni titoli significativi di narrativa e saggistica per riflettere sull’importanza che questa giornata ha ancora ai giorni nostri.
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Signora Auschwitz
Eidth Bruck
“Un’impacciata studentessa, rivolgendomi una domanda, mi chiamò ‘Signora Auschwitz’. Luogo che abitava il mio corpo e che mi sentivo anche addosso, come una camicia di forza sempre più stretta, che negli ultimi due anni mi stava letteralmente soffocando, senza che fossi capace di liberarmene.”
Ha inizio così il viaggio nei tormenti dell’anima di una “sopravvissuta”, destinata a dibattersi tra i lacci di una memoria cui non si scappa e il desiderio di liberarsi del peso insopportabile di un passato che la inchioda al ruolo di “testimone”. Obbligata a rendere conto di un orrore che non si lascia raccontare e rinnova il sentimento di una perdita irreparabile, la “sopravvissuta” non può andare “oltre” e ritrovare una serena normalità, è costretta ogni volta a ricominciare da capo. Eppure al destino non si sfugge e “il dono della parola” è anche il suo eterno tormento. Il dovere di non dimenticare si capovolge nella condanna a ricordare e soffrire, e il desiderio di fuga riaccende un insopprimibile senso di colpa. Come se il silenzio sottintendesse un vergognoso tradimento.
Un racconto sul dolore della memoria, sulla distanza che lenisce, sull’indifferenza degli altri, sulla disperazione di fronte all’incredulità, sull’eroismo necessario per raccontare l’orrore che si è vissuto.
Una vita partigiana
Teresa Vergalli
«Sono andata a scuola fino al bombardamento di Reggio, il 7 gennaio 1944. Dopo, le magistrali furono trasferite più a nord, troppo lontane per me, che avrei dovuto raggiungerle pedalando. Avevo sedici anni. A casa ho detto subito che volevo aiutare mio padre e i suoi amici. Volevo entrare nella Resistenza. Avevamo impressa sulla pelle l’avversione per quella violenza e per le angherie che stavamo subendo, i rastrellamenti, i saccheggi, gli incendi, le uccisioni pubbliche: era normale essere sfacciatamente antifascisti.»
Teresa Vergalli è stata partigiana combattente, nome di battaglia Anuska. Era una staffetta: percorreva in lungo e in largo le campagne della Val d’Enza, tra la provincia di Reggio Emilia e quella di Parma, portando messaggi e documenti, ma anche guidando dirigenti e responsabili militari da un punto all’altro, curandosi che non venissero intercettati o arrestati. Tra il 1944 e il 1945 si è ritirata in montagna per sfuggire ai rastrellamenti, poi è tornata di nuovo in pianura a organizzare i Gruppi di difesa delle donne per la Resistenza e per l’emancipazione, a tenere un’infinità di colloqui e piccole riunioni segrete per l’educazione democratica della popolazione e degli stessi partigiani. Finita la guerra, ha terminato gli studi e proseguito l’attività politica: ha partecipato alla creazione dell’Unione Donne Italiane e dell’Associazione delle ragazze, poi ha scelto di diventare maestra elementare, con la missione di contribuire a creare cittadini consapevoli, capaci di coscienza sociale e di solidarietà.
Oggi Teresa Vergalli ha novantacinque anni e dolorosamente osserva che, mentre la storia sembra ripetersi, ancora siamo chiamati a discutere di pace, di diritti delle donne, di scolarizzazione per tutti. Per questo una volta ancora sente il bisogno di raccontare la propria storia. Per ricordarci che tutto ciò che abbiamo conquistato con il sangue e con il dolore – la libertà, la democrazia – non è un’acquisizione perenne, ma deve continuare a essere difeso. E non per forza o solo al fronte, ma nella società tutta.
I giorni veri
Giovanna Zangrandi
Cosa intendiamo quando parliamo di vite straordinarie? Forse una risposta possiamo trovarla ripercorrendo la storia di Giovanna Zangrandi, come ce la presenta nel suo saggio introduttivo Benedetta Tobagi.
Vite in cui la ricerca del proprio vero sé passa per uno pseudonimo, Anna, nome di battaglia assunto dall’autrice durante la Resistenza e protagonista di questo libro. Venti mesi trascorsi tra i boschi e le montagne del Cadore, non più meta di escursioni e discese con gli sci in libertà, ma luoghi dove si combatte la guerra di liberazione. E mentre Anna fa la sua parte, Giovanna scrive, riempiendo quaderni che a un certo punto dovrà sotterrare a 1700 metri, sotto le cime delle Marmarole, nelle Dolomiti orientali, e che recupererà solo a guerra finita.
Quei quaderni saranno la materia prima a partire dalla quale Zangrandi ricostruirà la storia di Anna e dei suoi «giorni veri». Veri non solo perché veramente vissuti, ma anche perché della Resistenza l’autrice restituisce un’immagine viva, diretta, tutt’altro che retorica, espressa in una scrittura di grande modernità.
Indagine sulla morte di un partigiano
Pino Ippolito Armino
Il 22 luglio 1944, Dante Castellucci, nome di battaglia Facio, comandante partigiano del Battaglione Picelli – operante in Lunigiana, sull’Appennino tra La Spezia e Parma –, viene fucilato dai suoi compagni dopo un sommario processo. Il 27 aprile 1962, per decreto del presidente Giovanni Gronchi, gli viene conferita la medaglia d’argento al valor militare alla memoria, in quanto «scoperto dal nemico, si difendeva strenuamente; sopraffatto ed avendo rifiutato di arrendersi, veniva ucciso sul posto». Evidentemente qualcosa non torna.
Dante Castellucci era calabrese, non un figlio del nord dunque, e questo spiega forse in parte la problematicità della sua memoria. Emigrato giovanissimo in Francia e arruolato nell’esercito italiano, diserta e si rende protagonista della primissima azione partigiana, ancor prima dell’8 settembre e dell’occupazione tedesca e persino prima della caduta del fascismo del 25 luglio 1943. Il 22 giugno assalta con i suoi compagni il poligono militare di Guastalla e si impossessa di armi e munizioni. Verrà arrestato assieme ai fratelli Cervi alla fine del ’43, ma riuscirà a fuggire, evitando di un soffio la fucilazione; accusato – incolpevole – di tradimento, si sposterà sull’Appennino, dove in breve tempo acquisterà fama leggendaria: i bollettini angloamericani riporteranno un’azione nella quale, assieme a soli otto compagni, riesce a tenere testa a 150 nazifascisti per un giorno intero. Comandante amato, stratega riconosciuto, Facio muore poco più che ventenne consegnandosi docilmente al plotone d’esecuzione partigiano.
Dopo anni di ricerche, “Indagine sulla morte di un partigiano” ricostruisce la vicenda eccezionale di un combattente anomalo, coraggioso e appassionato, con tutti i chiaroscuri che la storiografia seria sa mettere in risalto. Pino Ippolito Armino ci consegna finalmente un resoconto accurato e solido sulla vita e gli ideali di un grande resistente e sui motivi che possono aver portato al tragico epilogo.
L’amica di carta
Lia Levi
Cosa succede quando l’unica “amica del cuore” ti lascia all’improvviso perché cambia città? Mauretta, rimasta sola, decide di confidarsi con un quaderno, che diventa così la sua nuova amica: una “amica di carta”.
Con un’intervista a Lia Levi di Anselmo Roveda.
Età di lettura: da 7 anni.
Morire è poco
Enrico Mannucci
Fu per un ventennio una delle donne più potenti d’Europa, o per questo almeno passò, circonfusa da un’aura di leggenda che non l’abbandonò mai. Era la figlia del dittatore d’Italia: ne fu sempre consapevole anche se talvolta non a suo agio nel ruolo.
Ma alla fine del 1943, Edda Ciano Mussolini era una donna disperata, in fuga, inseguita dai nazisti e aiutata da un passato amante che sarà tra i fondatori della moda Made in Italy. In quei giorni, il marito Galeazzo Ciano, uno dei delfini del regime fascista, stava per essere condannato a morte per aver votato, nella notte del Gran Consiglio, il 25 luglio 1943, contro il suocero Benito. Edda decise di fuggire, sotto falso nome, portando con sé i diari di Galeazzo. In Svizzera sarebbe rimasta per un anno e mezzo, dapprima isolata in un convento a Ingenbohl, poi – sempre sotto sorveglianza da parte delle autorità – in una casa di cura a Monthey, non senza imbarazzo del governo elvetico, che non sapeva bene come trattare questa ingombrante rifugiata.
Lei, peraltro, non era tipo da rendere le cose facili; gli svizzeri non comprendevano i suoi sbalzi di umore, talvolta la inquadravano come una figura dissoluta; la sottoposero, infine, a numerosi esami clinici e psichiatrici. Il più importante fu quello del dottor Repond, il primario della clinica di Monthey, che compilò un approfondito rapporto dove descrisse, sotto una luce inedita, le dinamiche della famiglia Mussolini e inquadrò Edda come «una grande neuropatica».
Dalla clinica, la Ciano riuscì a entrare in contatto con i servizi segreti americani, con Allen Dulles, colui che poi fonderà la Cia, e, dopo una lunga trattativa, gli cedette i Diari del marito, considerati dagli Alleati di valore strategico. Rientrata in Italia nell’agosto 1945, quattro mesi dopo la macabra esposizione del padre a piazzale Loreto, venne confinata a Lipari, l’isola dove erano stati reclusi tanti oppositori del regime. E dove, poco dopo il suo arrivo, la incontrò e intervistò Carlo Levi, l’autore di Cristo si è fermato a Eboli, antifascista militante che si trovò davanti la donna che non era più «la figlia del dittatore».
Un uomo di poche parole
Carlo Greppi
In “Se questo è un uomo” Primo Levi ha scritto: «credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi». Ma chi era Lorenzo?
Lorenzo Perrone, questo il suo nome, era un muratore piemontese che viveva fuori dal reticolato di Auschwitz III-Monowitz. Un uomo povero, burrascoso e quasi analfabeta che tutti i giorni, per sei mesi, portò a Levi una gavetta di zuppa che lo aiutò a compensare la malnutrizione del Lager. E non si limitò ad assisterlo nei suoi bisogni più concreti: andò ben oltre, rischiando la vita anche per permettergli di comunicare con la famiglia. Si occupò del suo giovane amico come solo un padre avrebbe potuto fare. La loro fu un’amicizia straordinaria che, nata all’inferno, sopravvisse alla guerra e proseguì in Italia fino alla morte struggente di Lorenzo nel 1952, piegato dall’alcol e dalla tubercolosi. Primo non lo dimenticò mai: parlò spesso di lui e chiamò i suoi figli Lisa Lorenza e Renzo, in onore del suo amico.
Questo libro è la biografia di una ‘pietra di scarto’ della storia, di una di quelle persone che vivono senza lasciare, apparentemente, traccia e ricordo di sé. Ma che, a ben guardare, sono la vera ‘testata d’angolo’ dell’umanità.
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Libri che meritano una seconda chance
Sicuramente per un lettore è sempre più difficile orizzontarsi nella marea di nuove proposte, scegliere senza farsi condizionare troppo dalla pubblicità o dalle recensioni regolarmente positive dei colleghi degli autori, ormai imperanti su quotidiani e riviste. Ecco quindi una selezione di dieci titoli del 2022 che a nostro parere non hanno ricevuto l’accoglienza meritata, e che avrebbero diritto a una seconda opportunità.
Diva Sophia
Herman Koch
Un regista di cinema settantenne, una splendida ragazza di diciassette anni. Da queste due figure apparentemente lontanissime, Koch – l’autore dello splendido La cena, diventato poi un film minore – ha tratto un altro romanzo dei suoi, caustico e singolare.
Un trascinante apologo sul tempo che passa – e sulla miopia di noi che non ce ne accorgiamo – su quello che potrebbe essere e non è. Con un personaggio, il regista Stanley Forbes, dalle mille divertenti idiosincrasie (i coetanei che vestono jeans bianchi e aderenti, le All Star ai piedi, le visite guidate ai castelli della Loira, i ristoranti children-friendly…).
Da sottoscrivere il discorso sul “diritto a non avere voglia”, che ognuno di noi dovrebbe poter utilizzare.
Qualcuno visse più a lungo
Enrico Deaglio
Nei periodo post-cattura Matteo Messina Denaro, suggeriamo di tornare a questo inquietante libro scritto da un maestro del giornalismo come Enrico Deaglio.
Partendo dalla vicenda dei fratelli Graviano – protagonisti dell’ultima stagione delle stragi – ripassiamo trent’anni di guerra alla mafia. Sono visti anche e soprattutto attraverso la connivenza di certa politica e i rapporti di potere che in qualche modo hanno inquinato a lungo la caccia ai responsabili dei peggiori delitti del ventesimo secolo.
Albert e la balena
Philip Hoare
Una balena enorme si arena su una spiaggia olandese. Siamo nel 1520, gli abitanti della zona sono attratti e spaventati dalla visione di quell’enorme animale che non hanno mai visto. La notizia raggiunge anche Albert Dürer, uno dei protagonisti del rinascimento tedesco, che, all’età di quasi cinquant’anni prova a raggiungere l’animale morente, sperando di fare in tempo a ritrarlo “dal vivo”.
Partendo dalla cronaca di questa avventura (senza lieto fine, Dürer non arrivò in tempo a vedere la balena), Hoare ci regala una affascinante biografia dell’artista, raccontandoci soprattutto – grazie all’intervento di numerosi “ospiti” da Thomas Mann a Sebald – di come l’arte, la vita e la poesia sono inestricabilmente legati. E di come «solo inseguendo fino in fondo un desiderio, il mare del possibile può spalancarsi».
L’assistente
Robert Walser
«Un compendio di vita quotidiana svizzera», così Walser definiva questo suo libro, rapido ma spietato, scritto in sei settimane e pubblicato per la prima volta nel 1908, traendo spunto da una personale esperienza autobiografica.
Una famiglia borghese con grande villa sul lago e un nuovo assistente al servizio dell’eccentrico ingegner Tobler, dalle idee tanto brillanti quanto strampalate (e ben poco produttive).
Un ipotetico idillio che si trasforma presto in un incubo per alcuni dei protagonisti, malgrado gli sforzi del nostro antieroe, l’umile Joseph, così simile a «una giacca provvisoria, un vestito che non calza bene».
Morire in California
Newton Thornburg
Dalla campagna dell’Illinois alle scogliere di Santa Barbara. Un ragazzo morto, in circostanze conosciute o forse no, un padre in cerca della verità.
Molto più di un noir, una riflessione esemplare tra il desiderio di vendetta e la necessità del perdono, e sulle tante sfaccettature possibili nel rapporto tra un padre e un figlio.
Scritto nel 1973, ci regala anche un ritratto psichedelico e brutale della California. Lontanissimo dal romanticismo e dal divertimento di Licorice Pizza, gran bel film curiosamente ambientato in quegli anni.
Queste montagne bruciano
David Joy
Un romanzo nerissimo che arriva dai monti Appalachi, tra i boschi e le colline orientali degli Stati Uniti, dove convivono ancestrali bellezze naturali e il resto, ormai degradato, di quella che era una maestosa società rurale.
Il destino di tre uomini si incrocia con il lavoro della Dea che cerca di bloccare il traffico di stupefacenti nella Carolina del Nord.
Una storia senza (apparente) scampo, dove non ci sono vincitori ma solo vinti, in una crisi infinita dove la disperazione trova sollievo solo nel ricorso agli stupefacenti, mentre intorno il fuoco che attanaglia le colline non sembra volersi placare.
Malacqua
Nicola Pugliese
Quattro giorni di pioggia incessante, una strada che crolla, la misteriosa comparsa di tre bambole, l’attesa di un avvenimento straordinario.
In una Napoli mai così malinconica e cupa, si agita Carlo Andreoli, giornalista attento agli “accadimenti particolari”, dalla personale biografia ricca di interrogativi.
Pubblicato nel 1977, applaudito da Italo Calvino, questo libro segnò l’esordio di Nicola Pugliese, cronista del “Roma”, dalla scrittura lirica e raffinata. E mentre la sua fatica diventava un piccolo caso letterario del secondo Novecento, lui si isolava in un paesino dell’Irpinia, scomparendo dalla sua Napoli e dal giornalismo.
Arrigo
Massimo Arcangeli
Un viaggio nella Roma di novecento anni fa che diventa anche una sorta di divertente e affascinante guida turistica.
Costumi e abitudini, case e rioni, geografie urbane e assetti politici, indovinelli e omicidi, mestieri e giochi d’azzardo, tanto frequenti quanto condannati dalla giurisprudenza del tempo.
Grazie al personaggio immaginario di Arrigo degli Ardinghi, mercante di libri, ci immergiamo nella Roma del Medioevo, aiutati anche da un ricchissimo apparato bibliografico.
Un po’ saggio e un po’ romanzo, un modo originale di raccontare la storia.
Lenin ha camminato sulla Luna
Michel Eltchaninoff
Si parte dalla visita di Vladimir Putin alla casa-museo di Konstantin Ciolkovskij, considerato tra gli antenati della conquista spaziale sovietica, e si finisce con un libro di Aleksandr Bogdanov, uno dei compagni di Lenin, sul progetto di scienza proletaria da realizzare con trasfusioni sanguigne.
Dall’immenso calderone russo arriva questo scoppiettante libro – pubblicato per la prima volta nel 2015 – sul Cosmismo, movimento che ebbe tra i suoi seguaci anche i leader bolscevichi e che si prefiggeva, tra le altre cose, di resuscitare i morti, scatenare le potenzialità della mente, colonizzare lo spazio, comandare i fenomeni atmosferici…
Una filosofia eccentrica, che non è stata ancora accantonata, se è vero che Putin trae ispirazione dagli scritti di Nikolaj Fedorov, che puntava a superare la morte attraverso la resurrezione degli antenati, e che alle dottrine di questi futuristi esoterici si ispira anche il progetto di colonizzazione interplanetaria di un certo Elon Musk. Utopismo socialista, metafisica, cristianesimo e fantascienza: un libro da non perdere.
Il cuore dentro alle scarpe
Fracnesco Longo
«Pini, sole battente e terra rossa, sembra che non si abbia bisogno di altro a Roma per raggiungere l’estasi». Dagli Internazionali di tennis alle partite di cricket sul campo di Capannelle, dai fantasmi degli incontri di boxe al Palazzetto dello Sport al tifo per Roma e Lazio.
Un singolare viaggio nello sport della Capitale che prende spunto dalle sessanta statue di atleti ospitate nello Stadio dei Marmi al Foro Italico.
I circoli storici e le palestre mitiche, gli incontri con grandi ex atleti, la memoria di come gli sport sono approdati a Roma e ne hanno scolpito la forma. Originale, molto divertente.
Libri per la Festa della Donna
L’8 marzo ricorre la Giornata internazionale per i diritti della donna, ovvero la Festa della Donna. Si tratta di una ricorrenza che cade in una data simbolica: per molto tempo è stata ricollegata allo sciopero avvenuto nel 1908 a New York all’interno di una fabbrica tessile, dove centinaia di operaie persero la vita, in realtà è una celebrazione che va a evidenziare tutti gli sforzi che sono stati compiuti per ottenere la parità di genere.
La portalettere
Francesca Giannone
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta?
Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista.
Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello.
Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe.
Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
La crepa e la luce
Gemma Calabresi Milite
Questo libro è il racconto di un cammino, quello che Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, ha percorso dal giorno dell’omicidio del marito, cinquant’anni fa. Una strada tortuosa che, partendo dall’umano desiderio di vendetta di una ragazza di 25 anni con due bambini piccoli e un terzo in arrivo, l’ha condotta, non senza fatica, al crescere i suoi figli lontani da ogni tentazione di rancore e rabbia e all’abbracciare, nel tempo e con sempre più determinazione, l’idea del perdono.
Un racconto che, partendo dalla vita di una giovane coppia che viene sconvolta dalla strage di Piazza Fontana, attraversa mezzo secolo, ricucendo i momenti intimi e privati con le vicende pubbliche della società italiana. Un’intensa e sincera testimonianza sul senso della giustizia e della memoria. Una storia di amore e pace.
Il quartetto
Gemma Calabresi Milite
Oxford, 1º maggio 1956. Nella solennità della Bodleian Library, tra decine di professori riuniti per conferire la laurea honoris causa all’ex presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman, solo la filosofa Elizabeth Anscombe dichiara la sua netta contrarietà. Un simile riconoscimento, dice, non deve essere assegnato a chi, ordinando il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, si è reso colpevole della morte di migliaia di innocenti. Se lo facessimo, afferma, non saremmo più in grado di discernere ciò che è bene da ciò che è male, né di riconnettere azioni e valori, scelte e princìpi morali. Se lo facessimo, conclude, la filosofia dovrebbe «ricominciare da zero».
Anscombe non era l’unica a constatare la necessità di una «nuova filosofia». Dopo la guerra, il nazismo e lo sterminio degli ebrei, dopo milioni di morti e profughi, anche Philippa Foot, Iris Murdoch e Mary Midgley, giovani e brillanti studiose di filosofia, ritenevano di dover ripartire dalle domande fondamentali: «Cos’è moralmente giusto fare?», «Quali princìpi morali dobbiamo scegliere?», «Esiste un criterio oggettivo di moralità?». Domande che soltanto dieci anni prima i «ragazzi di Oxford» avrebbero liquidato come irrilevanti, cascami della vecchia speculazione metafisica destinata a soccombere di fronte al nuovo complesso di metodi analitici e scientifici del positivismo logico.
Il secondo conflitto mondiale, però, aveva strappato questi studenti geniali dalle aule accademiche disperdendoli nei vari teatri di guerra. Fu così che le quattro giovani donne poterono dedicarsi alla filosofia secondo il loro peculiare punto di vista, tornando cioè alla «realtà della vita umana nella sua dimensione interpersonale», nel suo «caotico contesto quotidiano», dove la Conoscenza, il Bene e la Bellezza possono farci da guida e collegare l’etica, le scelte e le responsabilità individuali a «ciò che conta veramente».
Il lavoro di Mac Cumhaill e Wiseman racconta una storia di coraggio intellettuale al femminile e riscopre quattro brillanti filosofe, che da amiche condivisero riflessioni, ma anche stanze, vestiti e amori, e che in un ambiente da sempre dominato dagli uomini seppero conquistarsi un ruolo di assoluto primo piano.
Carne da macello
Juno Dawson
Jana Novak è una sedicenne alta e allampanata, da sempre a disagio con il suo aspetto androgino. Un giorno, però, mentre è in un parco divertimenti insieme ai suoi amici, viene notata da un talent scout che le propone di iniziare a lavorare come modella per una prestigiosa agenzia di Londra. Da quel momento, la vita di Jana subisce un brusco cambiamento: dalla periferia londinese dove vive con la famiglia entra a far parte di un mondo sfavillante e attrattivo che sembra prometterle un futuro straordinario fatto di ricchezza, viaggi, feste, incontri con creativi e celebrità. Ben presto, però, Jana comprende che dietro alla spessa e frastornante patina glam della fashion industry si nascondono un lato sudicio e orde di insospettabili predatori pronti ad azzannare a ogni passo le loro giovani prede. E che la fiaba di cui pensava di essere protagonista si sta rapidamente trasformando in un vero e proprio incubo.
Con “Carne da macello”, Juno Dawson ci accompagna nel ventre oscuro dell’industria della moda nell’era del #MeToo, e lo fa con una scrittura potente che non teme di essere cruda e spietatamente onesta. Un romanzo, questo, che non potrà lasciare indifferenti.
La mia vita nella tua
Jojo Moyes
Nisha vive nel lusso grazie al matrimonio con un ricco uomo d’affari fino al giorno in cui, di punto in bianco, lui le chiede il divorzio e la estromette dalla sua vita, privandola di tutto ciò che fino a quel momento possedeva. Benché Nisha sia determinata a tenersi stretti i suoi privilegi, ciò che le rimane è solo una borsa da palestra di un’altra donna con dei vestiti a buon mercato che non le appartengono. Sola e abbandonata, comincia a capire cosa significhi non avere più nulla, il peggiore dei suoi incubi, e dover ripartire da zero.
Sam, invece, sta vivendo una profonda crisi. Suo marito è disoccupato e depresso, sua figlia sembra non accorgersi neanche di lei e non ha nessuna soddisfazione sul lavoro. Sam è una donna dall’animo gentile, che si è dimenticata di se stessa per soddisfare solo i bisogni degli altri. Quando si accorge di aver preso per sbaglio la borsa di un’estranea in palestra e si trova costretta a indossare delle provocanti scarpe rosse di coccodrillo di Christian Louboutin per partecipare a una serie di riunioni di lavoro, inizia a rendersi conto che qualcosa deve cambiare: incredibilmente quei tacchi vertiginosi la portano a una svolta.
Jojo Moyes ha un talento speciale nel parlare dritto al cuore delle donne, descrivendo con sensibilità le loro fragilità e la loro grande forza. La mia vita nella tua è una commedia ricca di sorprese e colpi di scena, ma soprattutto una storia sul valore dell’amicizia al femminile.
Bly
Melania soriani
È una giornata di primavera del 1864 quando il giudice Cochran mostra orgoglioso ai propri figli il fagottino rosa della neonata Elizabeth. Il loro è un piccolo borgo di tranquillo benessere in Pennsylvania, dove i ruoli sociali seguono schemi quasi inviolabili, ma Pink – come viene soprannominata la bambina – si dimostra presto inquieta e ribelle, più attratta dalle scorribande dei fratelli maggiori che dalle bambole, e al tempo stesso incuriosita dalla ricca biblioteca paterna. Quando, durante un banchetto, conosce Miss Jennie Stentz – intraprendente fondatrice di un quotidiano locale – Elizabeth vive un vero e proprio colpo di fulmine: diventerà giornalista. Il destino ha però per lei altri amari, amarissimi piani.
Costretta ad abbandonare gli amati studi, Elizabeth si trasferisce a Pittsburgh, dove nel tentativo di decifrare un mondo che non conosce diventa avida lettrice di giornali. Ha così la prova che le sue sensazioni sono fondate: le disparità di genere ci sono davvero, e sono più radicate che mai. Decide allora di passare all’azione, e scrive una lettera di denuncia con una voce così fuori dal coro da convincere il direttore del giornale a proporle una collaborazione, con lo pseudonimo di Nellie Bly. È l’inizio di un’appassionante storia, perché con la sua vita Elizabeth diventerà una figura leggendaria del femminismo ante litteram, pioniera delle pari opportunità in una società maschilista e profondamente conservatrice, ma anche l’inventrice del giornalismo sotto copertura, e un’avventuriera straordinaria, capace di compiere il Giro del Mondo in meno tempo del Phileas Fogg di Jules Verne.
Melania Soriani ci racconta la storia vera e ancora poco nota di una donna eccezionale, mettendone in luce la forza e la fragilità, il coraggio e la tenacia che l’hanno portata a realizzare traguardi impensabili per i suoi tempi, dopo aver combattuto, più di cent’anni fa, le stesse battaglie che, purtroppo, ancora oggi non sono state completamente vinte.
Cambiare l’acqua ai fiori
Valérie Perrin
Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale.
Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.
Nel modo in cui cade la neve
Erin Doom
Un cuore candido come la neve, un amore che infuria come la bufera, un segreto prezioso, da custodire oltre la morte. Ivy è cresciuta fra laghi ghiacciati e boschi incontaminati, circondata dalla neve che tanto ama. Ecco perché, quando rimane orfana ed è costretta a trasferirsi in California, riesce a pensare soltanto a ciò che si è lasciata indietro. Il Canada, la sua terra, e un vuoto incolmabile. Tra quelle montagne c’è il passato a cui la ragazza è tanto legata, lo stesso che, a sua insaputa, le ha cucito addosso un segreto pericoloso.
Adesso l’unica famiglia che le rimane è quella di John, il suo dolcissimo padrino. Le basta poco, però, per capire che il figlio di John, Mason, non è più il bambino sdentato che da piccola ha visto in foto. Ormai è cresciuto e ha gli occhi affilati di una bestia selvatica, un volto simile a un covo di ombre. E quando le sorride torvo per la prima volta, incurvando le labbra perfette, Ivy si rende conto che la loro convivenza sarà più difficile del previsto. Mason, infatti, non la vuole lì e non fa niente per nasconderlo.
Mentre tenta di restare a galla tra le onde impetuose della sua nuova vita in riva all’oceano, il Canada e i suoi misteri non smettono di tormentare Ivy. Riuscirà il suo cuore, candido come la neve, a fiorire ancora vincendo il gelo dell’inverno?
La fotografa degli spiriti
Desy Icardi
Nella Torino di inizio Novecento, il giovane Edmondo Ferro ha cominciato da poco la sua carriera di avvocato mentre nelle campagne piemontesi, dove regnano incontrastati duro lavoro e povertà, una ragazza è costretta a imbarcarsi per terre lontane: due destini paralleli che si incontreranno sorprendentemente in una storia sulla capacità di assecondare le proprie inclinazioni nella ricerca della vera felicità.
L’avvocato Ferro lavora svogliatamente nel prestigioso studio di famiglia quando in realtà vorrebbe solo dedicarsi alla lettura dei romanzi, sua unica vera passione. Nei salotti dell’alta borghesia cittadina, che è costretto a frequentare, stanno facendo parlare di sé alcune medium trattate come dive e spesso accompagnate da fotografi che si dicono in grado di immortalare gli spiriti dell’aldilà: un’attività molto alla moda ma altrettanto sospetta sulla quale l’avvocato si ritrova suo malgrado a dover fare chiarezza. Nelle campagne circostanti, intanto, sono in molti a decidere di emigrare; è anche il caso di Pia, un’umile ragazza che, con la speranza di aiutare la propria famiglia, viene convinta da un intraprendente fotografo a imbarcarsi per l’Argentina insieme ad altre giovani contadine, nell’illusione di raggiungere un promesso sposo che non ha mai visto e che non vedrà mai. Il viaggio infatti riserverà a tutte ben altre sorprese e, tra pericoli inaspettati e gravi disavventure, Pia avrà l’occasione di scoprire una vocazione che prima non conosceva.
Desy Icardi prosegue la sua serie di libri sui cinque sensi con un romanzo interamente dedicato alla vista e alla capacità, mai scontata, di saper cogliere le occasioni. Al centro del racconto l’arte della fotografia in tutte le sue manifestazioni e una ragazza con una fervente curiosità, che sarà in grado di cambiare per sempre il corso della sua vita. La fotografa degli spiriti è una storia avvincente ed emozionante sull’importanza di trovare la propria strada inseguendo le passioni più vere.
Fiori sopra l’inferno
Ilaria Tuti
«Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell’orrido che conduce al torrente, tra le pozze d’acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l’esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l’inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l’inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall’età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l’indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura».