Archivi per la categoria ‘Frasi da libro’
Orhan Pamuk: la sua vita è «essere un ponte tra due rive»
Orhan Pamuk nasce a Instanbul nel 1952 in una famiglia borghese benestante di alterne fortune; il padre fu il primo dirigente della sezione turca dell’IBM. Viene istruito al liceo americano Robert College di Instanbul. Si laurea all‘Istituto di Giornalismo dell’Università di Istanbul nel 1977. Pamuk, rifiutato il titolo di “artista di Stato” dal governo turco, viene incriminato nel 2005, a seguito di alcune dichiarazioni fatte a una rivista svizzera riguardanti il massacro, da parte dei turchi, di un milione di armeni e trentamila curdi in Anatolia durante la Prima guerra mondiale. Il processo, che ha attirato l’attenzione della stampa internazionale, inizia il 16 dicembre 2005 ma le accuse sono ritirate il 22 gennaio 2006 con la motivazione che il fatto non costituisce reato per il nuovo codice penale. Nel 2006 viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura, primo scrittore turco a ricevere il prestigioso riconoscimento, con la motivazione: «A Chi nella ricerca dell’anima melancolica della sua citta’ ha scoperto nuovi simboli per il contrasto e l’intreccio delle culture». Attualmente fa la spola tra New York, dove insegna, e la Turchia. I libri di Orhan Pamuk sono caratterizzati dal tema dell’identità, riconducibile al conflitto tra i valori dell’occidente europeo e la cultura islamica. Ha scritto di sé: «Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea… E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo. Quando sono salito sul ponte… ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive» (O.Pamuk, Istanbul, 2003). L’opera che lo consacra a livello internazionale è Benim Adim Kirmizi (Il mio nome è rosso), pubblicato nel 2000, ambientato nell’Istanbul del XVI secolo. Tradotto in ventiquattro lingue (in Italia dalla Einaudi), vince nel 2003 il più remunerativo dei premi letterari internazionali, l’International IMPAC Dublin Literary Award, nonché il premio Grinzane Cavour 2002. Nella sua ultima fatica, Romanzieri ingenui e sentimentali (Eiunaudi, 2012), Orhan Pamuk ci introduce nell’universo dello scrittore e allo stesso tempo in quello del lettore di romanzi, facendo così emergere l’intimo e impalpabile rapporto che li lega.
Carmela Bafumi
I ragazzi che si amano poesia di Jacque Prevert
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
contro le porte della notte
e i passanti che passano li segnano a dito
ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte
stimolando la rabbia dei passanti
la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell’abbagliante splendore del loro primo amore.
Jacque Prevert è uno dei più noti poeti francesi contemporanei. Nato a Neuilly-sur-Seine il 4 febbraio 1900 e morto ad Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977.
Nella poetica di Prévert emerge con forza il concetto di amore come unica salvezza del mondo ed è una gioia che coincide con la nascita e con la vita.
Forte è il richiamo alla primavera le grand bal du printemps e alla figura del bambino
Tra i maggiori esponeneti del SURREALISMO, diviene un punto di riferimento del simbolismo di alta scuola francese, sempre alla ricerca di un ritmo che non si discosta mai dal linguaggio comune.
Classifica libri più venduti terza settimana di febbraio.
Uomini e donne allo specchio.
Ai primi posti della classifica di questa settimana, Veronica Pivetti con Ho smesso di piangere. La mia odissea per uscire dalla depressione (Mondadori, 2012) racconta il suo momento buio. Senza censure, con toccante onestà. Perché la depressione va affrontata, non si scappa. Sei anni, dal 2002 al 2008, tanto è durata la sua odissea. Alcuni dottori l’hanno salvata, altri l’hanno massacrata, alcuni le hanno ridato la vita, altri gliel’hanno tolta. E i momenti dolorosi, come spesso accade nella vita, finiscono per diventare involontariamente molto comici, ma non passano senza lasciare un segno: «una volta ero perfettamente funzionante… Ora sono un po’ rattoppata, ho un’anima patchwork e una psiche in divenire. Ed è questa la verità. Ma va bene così, perché la vita si fa con quello che c’è…».
A un anno dalla pubblicazione del bestseller Trent’anni e una chiacchierata con papà, Tiziano Ferro pubblica, dopo l’uscita dell’attesissimo nuovo album, L’amore è una cosa semplice (Kowalski, 2012). «Ho passato tanti anni a chiedermi perché non ho mai smesso di scrivere questi quaderni. Adesso lo so: perché amo la mia vita e non voglio rischiare di dimenticarlo mai». Si concludeva così il lungo diario che nel 2010 Tiziano Ferro apriva ai fan: era il 20 febbraio, la vigilia dei suoi trent’anni e di una nuova stagione della vita. Questo nuovo diario riprende la cronaca dei giorni proprio lì dove si era interrotta per raccontare l’esperienza catartica della scrittura, la nascita di un disco e la sofferta ricerca dell’amore e della felicità.
Più di quaranta colloqui personali con Steve Jobs in oltre due anni, e più di cento interviste a familiari, amici, rivali e colleghi, hanno permesso a Walter Isaacson di raccontare in Steve Jobs (Mondadori, 2011) l’avvincente storia del geniale imprenditore che ha rivoluzionato sei settori dell’economia e del business: computer, cinema d’animazione, musica, telefonia, tablet, editoria elettronica. Jobs ha intuito in anticipo che la chiave per creare valore nel ventunesimo secolo è la combinazione di creatività e tecnologia. Jobs non ha posto alcun filtro alla stesura del libro, incoraggiando anzi i suoi conoscenti, familiari e rivali a raccontarne onestamente pregi e difetti: le passioni e la maestria, il perfezionismo e l’ossessione per il controllo.
Carmela Bafumi
La scrittura come necessità della memoria per Giuseppe Zambito
Nasce da un’urgenza di scrittura l’opera narrativa di esordio di Giuseppe Zambito, l’urgenza di dare forma e vita, attraverso gli otto racconti de Le figlie di Cristenzio e altri racconti, ai ricordi di un’infanzia destinata altrimenti a perdersi, proprio come quella Sicilia di cui l’autore offre uno spaccato, che spazia dagli anni Quaranta agli anni Settanta del secolo scorso. La raccolta è stata pubblicata nel 2011 dalla casa editrice Kimerik, presso la quale l’autore è risultato vincitore della sesta edizione del concorso “Granelli di parole”, proprio con il racconto che dà il titolo all’opera.
Ma Giuseppe Zambito, già insegnante e vicesindaco del nativo comune di Siculiana, in provincia di Agrigento, è un affabulatore per vocazione: favole per bambini, opere teatrali e poesie dialettali a sfondo sociale rappresentano quel terreno fertile in cui si è nutrita ed è cresciuta, nell’arco di oltre un ventennio, la sua scrittura.
La scelta del racconto come forma prediletta del suo narrare, sembra dettata dalla volontà di rappresentare, nel breve giro di poche pagine, tutta la complessità del reale, condensata nella varia umanità dei suoi personaggi, i cui sogni, speranze, delusioni e sofferenze sono quelle di tutti noi.
Le loro sono «storie di amori e di odi, fatti di mafia, processioni sacre, ambizioni di padri padroni, soprusi dei potenti e sofferenze dei vinti», scrive Simonetta Agnello Hornby nella presentazione del libro. E in effetti, personaggi come Mariangela (La canna col cappello), Masi (La pioggia di carrube), Giovanna (La ben levata) sembrano usciti da un bozzetto verista. Quando Masi, quasi un novello Mastro don Gesualdo, realizza il sogno di riscatto sociale cui ha dedicato tutta la vita, elevando il suo status da bracciante agricolo a proprietario terriero, comprende tuttavia, con quella umiltà e lucidità propria degli uomini semplici che hanno conosciuto il sacrificio, che «la fortuna dei padri non è sempre la fortuna dei figli» e si industria, fino a morirne, per assicurare un futuro ai due figli. Storia recente questa, la nostra, figli della generazione dei tanti Masi, eredi delle loro conquiste, ma ormai svuotati, per ragioni storiche, economiche e sociali, di ogni prospettiva di emancipazione, se non addirittura minacciati dallo spettro dell’impoverimento.
Su tutti questi personaggi, frutto dell’immaginazione dell’autore, campeggiano le figure storiche di Cristenzio, della moglie Giovannina e delle loro sette figlie, nell’unico racconto autobiografico che apre la raccolta. Del nonno materno, morto quando aveva appena tre anni, Zambito non ha ricordi nitidi ma nel corso degli anni, grazie ai racconti della madre e delle zie, si è costruito l’immagine di una personalità carismatica e affascinante. «Aver parlato di loro è stato come aver incorniciato per sempre il ricordo di un periodo felice della mia vita», si legge nella premessa dell’autore.
Anche nello stile ora ironico, ora drammatico e nelle influenze linguistiche del dialetto, Zambito ammicca alla migliore tradizione narrativa siciliana, restituendoci appieno profumi, colori e suoni che popolano il suo mondo.
Carmela Bafumi
Alessandro Barrico: Mr Gwyn e gli altri romanzi
..quel che di bello c’è nella vita è sempre un segreto… per me è stato così…
quelle che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti,
ed è lì che si va a nascondere la felicità.. a me è successo così.. sempre…
Alessandro Baricco, Castelli di rabbia
Alessandro Baricco torna finalmente con un nuovo romanzo.
L’uscita ufficiale di “Mr Gwyn” è fissata per il 3 novembre 2011 .
Lo scrittore, noto anche come sceneggiatore, conduttore televisivo e critico musicale, esordisce nel mondo della narrativa nel 1991 pcon il romanzo “Castelli di Rabbia”.
Il libro vinece il Premio Selezione Campiello e Prix Medicis étranger.
Nel 1994 pubblica il monologo “Seta” da cui Giuseppe Tornatore ha tratto il capolavoro cinematografico “La leggenda del pianista sull’oceano” .
Il libro che però lo consacra al successo presso il grande pubblico è sicuramente “Oceano Mare” a cui viene assegnato il Premio Viareggio.
Tutti i libri di Alessandro Baricco sono disponibili su UNILIBRO