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Il diario di Jose Saramago
«Scrivere un diario è come guardarsi in uno specchio di fiducia, addestrato a trasformare in bellezza il semplice bell’aspetto o, nel peggiore dei casi, a rendere sopportabile la bruttezza massima. Nessuno scrive un diario per dire chi è. In altre parole, un diario è un romanzo con un personaggio solo»
Jose Saramago da Quaderni di Lanzarote
Un diario o meglio un viaggio all’interno di se stessi. Raccogliendo e appuntando, ogni giorni, dettagli e particolari di azioni e gesti, che solo apparentemente sono insignificanti.
Con il libro “Quaderni di Lanzarote” Jose Saramago, Premio Nobel per la Letteratura e autore porteghese di spicco nel panorama mondiale, racconta uno spaccato di vita lungo 5 anni.
Dal 1993-1997, scrive una sorta di diario “pubblico” in cui racconta di sé, del suo amore per la moglie Pilar, di libri degli altri, di persone che incontra, di viaggi – l’Italia, la Cina, la Spagna, naturalmente il Portogallo -, dei suoi adorati cani, di scrittura e di scrittori, di politica, filosofia, religione, di illuminazioni, di sensazioni…
Un diario sincero che è anche un viaggio tra i suoi libri – scritti e da scrivere – e delle casualità che li hanno ispirati. Come pure un viaggio dentro se stesso, perché “tutto è autobiografia”, perché la vita che raccontiamo sta “in tutto ciò che facciamo”, e non solo nelle parole, ma anche nei gesti.
Hermann Hesse: Siddharta
“E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo.
Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.”
Uno dei romanzi più letti di Hermann Hesse, è sicuramente “Siddharta”.
I lettori di tutto il mondo, sopratutto ragazzi molto giovani, considerano Hermann Hesse – proprio grazie a questa opera – non solo un grande scrittore moderno, ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.
Un giovane indiano, vissuto in India nel VI secolo a.C., compie un viaggio alla ricerca del senso profondo della vita.
Attraverso incontri con uomini saggi dell’epoca, diversi tipi di pratiche spirituali e la meditazione, cerca di raggiungere una consapevolezza più profonda del suo vero Io.
Puntualmente, però, il giovane Siddharta deve fare i conti con l’insoddisfazione, le debolezze tipicamente umane e spesso è vittima dell’indecisione, della frustrazione di non sapere quale è la sua vera meta nella vita.
Si stanca dei consigli dei maestri, s’innamora, cerca di condurre una vita “normale”. Ad un certo punto però un sogno lo mette nuovamente in guardia:
da troppo tempo non sente la voce del proprio cuore e la sua vita è piatta e senza meta.
Si allontana dalla città e si isola in un bosco finchè non raggiunge un fiume e dal suono dello scorrere delle acque apprenderà la lezione più importante di tutta una vita spesa alla ricerca di se stesso.
Steve Jobs: i libri sull’uomo che ha inventato il futuro
“Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro.
Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone.
Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare.
Tutto il resto è secondario.
Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita.
Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante.
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi.
Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.”
A noi piace ricordarlo come “L’uomo che ha inventato il futuro”.
Tutti i libri dedicati al geniale Steve Jobs sono in sconto al 15%.
Il Dio delle piccole cose, Arundhati Roy al Festival Internazionale
“Il segreto delle Grandi Storie è che esse non hanno segreti. Le Grandi Storie sono quelle che abbiamo già sentito e che vogliamo sentire di nuovo. Quelle in cui possiamo entrare da una parte qualunque e starci comodi. Non ci ingannano con trasalimenti e finali a sorpresa. Non ci sorprendono con l’imprevisto.
Ci sono familiari come le …case in cui abitiamo. Come l’odore della pelle del nostro amante.
Sappiamo in anticipo come vanno a finire, eppure le seguiamo come se non lo sapessimo. Allo stesso modo in cui sappiamo che un giorno dovremo morire, ma viviamo come se non lo sapessimo.
Nelle Grandi Storie sappiamo chi sopravvive, chi muore, chi trova l’amore e chi no. E ciò nonostante vogliamo sentirle un’altra volta.
In questo consiste il loro mistero e la loro magia.”
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
In occasione del Festival di Internazionale, a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre, verrà in Italia la scrittrice indiana Arundhati Roy, nota al pubblico mondiale dopo il successo del romanzo “Il Dio delle Piccole Cose” .
Un romanzo avvicente in cui viene narrata la storia di una donna che decide di lasciare il marito violento.
Vive da sola con i due figli gemelli, ma nell’India meridionale dei tardi anni Sessanta, una donna divorziata come Ammu si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta.
Commette, inoltre, un’altro errore imperdonabile, secondo le convenzioni del tempo, s’innamora di un paria.
Non è dunque una vita facile quella toccata ai due gemelli, legati nel profondo da “un’unica anima siamese”. Attraverso lo sguardo di Estha e Rahel, prende forma la storia di un grande amore, in cui si riflette il tema universale dei sentimenti in conflitto con le convenzioni.
La sfuriata di Bet: il romanzo di una generazione in subbuglio
“Se hai da dire qualcosa, dilla. Se poi ti tocca dirla urlando, si vede che ne valeva la pena”
“Tutte le mattine quando squilla la sveglia penso alla Rivoluzione.
Penso che da qualche parte in città sia scoppiata la rivolta dei giovani, dei cassintegrati, degli sfruttati, di quelli che non ce la fanno piú. La nostra epoca in tumulto contro quello che non va a scuola, in fabbrica, sui giornali, ovunque. Sogno di affacciarmi alla finestra e di assistere alla sommossa di intere generazioni. Gente che corre, slogan e striscioni, qualcuno che strilla nel megafono cose essenziali e vere. Una sana idea di trasformazione collettiva.
Poliziotti e carabinieri che, esitanti e meravigliati, depongono le armi e lasciano sfilare le migliaia e migliaia di rivoltosi. E di fronte ai militari inermi sfilano, accaniti e fieri e incazzati al punto giusto, tutti quelli che hanno maturato delle giuste rivendicazioni. L’aria è piena di musica, i vicoli delle strade rimbombano dei passi della Rivoluzione, le Istituzioni barcollano…
Poi però mi alzo, apro le tende, e tutto è come ieri.”
Christian Frascella, dal libro “La sfuriata di Bet”
Christian Frascella, che fotografa il paese in subbuglio – tra rivolte studentesche e contestazioni – attraverso gli occhi di una protagonista straordinaria, specchio di un’intera generazione precaria, incatenata e muta, che però non sa smettere di sognare.
Racconta il nostro tempo con un’ironia speciale, uno sguardo sferzante ma sempre partecipe. Anche ridendo e facendoci ridere, usa la rabbia come una lente per mettere meglio a fuoco la realtà. E calandosi nella voce di una ragazzina, ci regala un romanzo fresco e potentissimo