Focus su: “La fattoria del cane rosso” di Nathaniel Ian Miller

Focus Fattoria cane rosso Nathaniel ian miller Copertina

Sullo sfondo di una terra viva, sospesa tra vulcani e Oceano, si dispiega l’irrequietezza della gioventù. Un romanzo che è un viaggio alla ricerca del proprio posto, un intreccio di legami familiari e amore, rivelando come il cambiamento sia la vera costante della vita.

«Ero giovane. Pensavo che fare il contadino potesse essere facile. Di certo sembrava che potesse essere bellissimo».

Dopo lo straordinario successo di Le memorie di Sven Stoccolma, tradotto in diverse lingue e acclamato dalla critica, Nathaniel Ian Miller è tornato con il suo nuovo romanzo La fattoria del cane rosso, edito da Atlantide. Ambientato in Islanda, questo romanzo è una potente storia di crescita interiore: un inno alla gioventù che affronta e supera le difficoltà dell’età adulta. L’autore trae ispirazione dalla sua vita in una fattoria nel Vermont—un’esperienza che si riflette nel protagonista, cresciuto anch’egli tra la vita rurale.

Protagonista è Orri, studente universitario fuori sede a Reykjavík, un luogo spaesante per lui che è cresciuto in una fattoria sperduta dell’Islanda occidentale. Lontano dai genitori, dal cane Rykug e dal vulcano Baula, inizia a soffrire di insonnia e a provare una strana inquietudine. Quando il padre, un uomo introverso abituato a gestire da solo le difficoltà della vita contadina, manifesta i sintomi di una depressione, Orri decide di tornare a casa per dare una mano con la fattoria.

Ha così modo di confrontarsi con le asprezze della natura, in una terra dal clima difficile, e di guardare agli adulti con occhi nuovi, scoprendone segreti e fragilità. L’amicizia di Runa e la relazione con Mihan segneranno una svolta, ma risveglieranno in lui anche l’urgenza di capire cosa desidera davvero fare della sua vita.

Radici, terra, famiglia e amore: presenze centrali che definiscono l’identità e non possono essere tradite. Questo romanzo esplora come onorarle senza sacrificare la felicità, riflettendo sul “paradosso tutto islandese”, il quale dice che la vera natura tenace di quel luogo è il cambiamento continuo. Una trasformazione fisica e interiore che, come afferma il narratore, «è scritto nelle nostre rocce e nelle nostre ossa. Credo che si potrebbe dire lo stesso di mio padre e, forse, di me».

La chiave di volta di questo racconto è la voce di Orri: una disarmante sincerità temperata da un’ironia caustica, chiaramente debitrice di Salinger. Questo registro unico permette di narrare con straordinaria leggerezza e umorismo la distruzione del mondo noto e la faticosa emersione dell’individuo adulto, scandagliando il profondo confronto generazionale e l’irrisolto legame con la terra natia.


La fattoria del cane rosso
Nathaniel Ian Miller

Crescere in una fattoria nell’Ovest dell’Islanda ha insegnato a Orri ad apprezzare la bellezza che si trova nella natura: l’emozione di veder nascere un nuovo vitellino, il ritorno del canto degli uccelli dopo un lungo inverno, la compagnia del proprio cane Rykug. Ma ora lo attendono Reykjavík e l’università, un mondo completamente diverso rispetto a quello in cui ha vissuto finora con il padre, un uomo taciturno e un po’ bizzarro, e la madre, una professoressa universitaria intellettuale e affettuosa. Tuttavia lontano dalle sue vacche e dai suoi prati rocciosi battuti dal vento, Orri non riesce a dormire, è tormentato e inquieto, triste. Così, dopo appena qualche mese in città, e dopo aver saputo che il padre ha iniziato a mostrare i sintomi di una depressione, decide di prendersi una pausa dall’università e di tornare alla fattoria, rischiando di trovare, forse, proprio dove l’aveva lasciato per allontanarsene, un futuro inaspettato. “La fattoria del cane rosso” è un romanzo su una famiglia, una fattoria, una mandria di bestiame e un kelpie rosso. È anche un romanzo magmatico sull’Islanda, che cambia come cambia la terra di cui è fatta, sospesa tra i vulcani e l’oceano. Ed è, infine, un romanzo sull’amore che improvvisamente arriva e ci impone di scegliere, una volta per tutte, ciò che desideriamo davvero.


Raggiungere la maturità significa rompere il velo dell’autorità e del ruolo, scoprendo il genitore non come figura monolitica, ma come un individuo interamente complesso e fragile, nella sua più profonda e nuda umanità.

Chi resiste al cambiamento è destinato alla difficoltà. Lo prova il protagonista Orri, in continua procrastinazione tra la fattoria e gli studi, e suo padre, prigioniero di una vita non sua. A spezzare la monotonia sono le figure femminili (la madre che riprende in mano la carriera e la giovane Runa), le vere forze motrici della trasformazione. L’Islanda, con i suoi ostacoli naturali, diventa una potente metafora: adattarsi all’esistenza richiede non solo forza di volontà, ma una costante e vitale capacità di reinventarsi.

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