Focus su: “Mimica” di Sebastian Fitzek

Focus mimica fiztek Copertina

Un thriller psicologico contemporaneo che esplora con particolare profondità il tema dell’identità nell’era della manipolazione digitale e della comunicazione non verbale.

«”Talento naturale”, così dissero i miei insegnanti nel campo della ricerca sulla mimica facciale.
“Maledizione”, la chiamo io a volte
».

Il nuovo romanzo di Sebastian Fiztek dal titolo Mimica, edito da Fazi, presenta i caratteri propri del thriller psicologico contemporaneo: la centralità della psiche umana come teatro del conflitto narrativo, l’uso di tecniche di manipolazione della percezione del lettore e l’integrazione di elementi scientifici molto studiati ai nostri tempi come le neuroscienze e la psicologia comportamentale.

Lo scrittore tedesco costruisce un universo narrativo in cui la lettura delle microespressioni facciali non è semplicemente un espediente narrativo, ma diventa il principio strutturante dell’intera architettura romanzesca. Il mondo narrativo si caratterizza per una precisione quasi clinica nella descrizione dei meccanismi di decodifica delle emozioni attraverso l’analisi facciale, creando un ambiente in cui la distinzione tra verità e finzione, tra percezione e realtà, diventa progressivamente più labile e problematica.
La struttura narrativa a spirale, in cui ogni rivelazione apre nuove questioni piuttosto che fornire risposte definitive rispecchia così il tema dell’inaffidabilità della percezione, creando una perfetta simbiosi tra forma e contenuto narrativo.

Fitzek interroga i fondamenti stessi della conoscenza di sé attraverso il paradosso di Hannah, che non può più fidarsi della propria percezione quando si trova di fronte alla propria immagine in un contesto che contraddice la sua memoria e la sua coscienza.

Il romanzo suggerisce che la percezione di noi stessi è tanto fragile quanto la nostra capacità di leggere gli altri. Il tema della maternità e della colpa si intreccia con quello della decifrazione dell’umano, creando una tensione drammatica che tocca questioni filosofiche fondamentali sulla natura della verità e della responsabilità morale.

Mimica riesce a instaurare un senso di inquietudine profonda, che non deriva solo dalla suspense, ma dalla costante erosione delle certezze cognitive.


Mimica
Sebastian Fitzek

Un leggero tic all’angolo della bocca, il minimo movimento della pupilla sono sufficienti a farle capire il vero io di una persona: Hannah Herbst è l’esperta tedesca di mimica facciale, specializzata nei segnali segreti del corpo umano. Come consulente della polizia, ha già fatto condannare diversi criminali violenti. Ma proprio mentre sta lottando con le conseguenze della perdita di memoria dopo un’operazione, si trova ad affrontare il caso più terribile della sua carriera: una donna ha confessato di aver ucciso la sua famiglia in modo brutale. Solo il figlio più piccolo, Paul, è sopravvissuto. Dopo la confessione, la madre è riuscita a fuggire dal carcere. Sta cercando suo figlio per completare la sua missione? Hannah Herbst ha a disposizione soltanto il breve video della confessione per incastrare la madre e salvare Paul. C’è solo un problema: l’assassina del video è Hannah stessa!


Fitzek mette il lettore nella condizione di ritrovarsi costantemente disorientato, obbligato a mettere in discussione ciò che ha appena appreso. L’empatia verso Hannah Herbst è costruita con sottigliezza, attraverso un progressivo avvicinamento alla sua vulnerabilità psichica, e questo crea una tensione affettiva che amplifica l’angoscia del racconto.

Il sentimento dominante non è la paura, bensì l’instabilità: uno stato che tocca il dubbio, il sospetto e l’impotenza interpretativa.

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