Un romanzo intenso, coraggioso, che ci trascina in una saga famigliare ambientata nella provincia americana — Elmira, New York — ma che parla al cuore oscuro di ogni società. Un libro che resta addosso, pagina dopo pagina.
«Siamo tutti condannati a essere ciò che siamo».
Adam Rapp, drammaturgo pluripremiato e sceneggiatore televisivo, torna alla narrativa con La radice del male edito da NN Editore: una saga epica che parte dalle figurine di football e arriva al New York contemporaneo. La prosa è priva di fronzoli ma vivida nelle concretezze quotidiane: l’odore della tavola calda, il ticchettio dell’orologio, la luce tiepida del garage. Tutto concorre a costruire un senso di normalità apparentemente rassicurante ma vulnerabile.
Negli Stati Uniti la malattia mentale, l’eredità familiare e la bontà malcelata sono temi persistenti. Rapp sembra suggerire che un male originario può emergere come trauma trasmesso. Lo psichiatra Ronan chiede: “La criminalità è una tara genetica?”. E Alec, la pecora nera, incarna la risposta: un giovane inquieto, infuso di violenza, incapace di fuggire da ciò che è — conformemente al nero aforisma: “Siamo tutti condannati a essere ciò che siamo”.

È un viaggio nella genealogia del dolore, nella costruzione e distruzione dell’immagine di sé, nel sotterraneo germogliare del male. Rapp sospende ogni giudizio e utilizza la voce narrativa per restituire al lettore personaggi imperfetti, spessi, autentici.
Un romanzo perfetto per chi cerca una lettura coinvolgente e stratificata, lontana dalle saghe familiari edulcorate e vicina invece al realismo più crudo e cinematografico. Il linguaggio teatrale di Rapp restituisce dialoghi densi, sguardi carichi di significato e silenzi che pesano più di mille parole. L’America che emerge dalle sue pagine è quella nascosta dietro le tende tirate, fatta di garage e tavole calde, dove la violenza è spesso silenziosa ma onnipresente.

La radice del male
Adam Rapp
Elmira, New York, estate 1951. Myra Larkin, tredici anni, dopo la messa accetta un passaggio da un ragazzo affascinante che dice di essere Mickey Mantle, la giovane promessa degli Yankees. Quella notte, i vicini di casa di Myra vengono brutalmente assassinati, e i sospetti ricadono su uno sconosciuto molto simile al suo nuovo amico. È il primo di una serie di episodi di cronaca nera che incrociano la vita dei Larkin, mentre ognuno di loro insegue a suo modo il sogno americano. Myra, che cresce da sola il figlio Ronan dopo che il marito ha avuto una crisi psicotica, è l’unica a tenere i contatti con la famiglia: con Lexy, donna in carriera, e Fiona, eterna ribelle e attrice mancata a Broadway; e con Alec, ombroso e sfuggente, tormentato dai fantasmi di un’infanzia segnata dagli abusi e dall’indifferenza della madre, la cattolicissima Ava. E quando proprio Ava inizia a ricevere inquietanti cartoline anonime, presagio di eventi terribili, soltanto Myra, con l’aiuto del figlio, avrà la forza di affrontare quel male oscuro che sta inghiottendo la sua famiglia. “La radice del male” racconta un’America dove la quotidianità è intrisa di violenza, e la casa è insieme rifugio e pericolo. Adam Rapp indaga le piccole crepe che segnano il destino di una famiglia perbene; solchi che possono diventare abissi o aprirsi alla luce, se si trova il coraggio di chiedere aiuto..
Adam Rapp non è solo narratore: vanta una carriera di premi nelle arti teatrali e televisive. Finalista al Pulitzer e ai Tony Awards, vincitore del Benjamin Danks e candidato alla Los Angeles Times Book Prize e al Michael L. Printz Award.
Con La radice del male dimostra di portare quella stessa intensità in una saga familiare: la sua esperienza da scrittore per teatro e serie ha affinato un linguaggio immediato e capace di cogliere dimensioni emotive profonde.

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