Focus su: “La Realidad” di Neige Sinno

Focus Realidad Neige Sinno

Ambientato in Messico, il romanzo si configura come un duplice viaggio formativo: la spedizione verso la regione del Chiapas è intrinsecamente legata a un profondo percorso di evoluzione personale.

«Da allora, è trascorso del tempo, io sono cambiata, ma anche il Messico è cambiato, la realtà è cambiata. Le idee che ho adesso non invalidano quelle di un tempo, che erano valide nel momento in cui sono state concepite. Niente può dimostrare che le mie idee attuali siano più giuste o più vicine al vero».

Una donna ribelle, un libro indimenticabile: la nascita della cura che cambia tutto. “La Realidad” di Neige Sinno, pubblicato da Neri Pozza, è un libro che scompone le aspettative del lettore: si lascia la strada del classico romanzo per immergersi in quella di un lungo viaggio.

L’opera si distingue per la sua capacità di sollevare interrogativi piuttosto che offrire risposte; non mira a chiudere cerchi narrativi o a dispensare epifanie risolutive, ma a inaugurare nuove riflessioni. La sua forza risiede precisamente in questa scelta: l’autore propone una lucida meditazione sulla complessità intrinseca della vita e sulla sfida etica di abitare il mondo con autenticità.

Il libro è consigliato a quei lettori che cercano nella letteratura un terreno fertile di indagine e auto-riflessione, superando la mera funzione di intrattenimento. Si tratta di un’opera di grande attualità che dialoga su molteplici livelli, spaziando dalla politica al desiderio e dalla geografia all’intimità.

Il viaggio delle protagoniste ha come destinazione “La Realidad”, un remoto villaggio zapatista al confine tra il Messico e il Guatemala, nello Stato meridionale del Chiapas. Munite di zaino e idealismo, intraprendono un pellegrinaggio verso questo simbolo di resistenza, mosse inizialmente dal desiderio di incontrare il Subcomandante Marcos.

Presto, però, l’obiettivo si sposta radicalmente. Il viaggio non è più finalizzato a “portare qualcosa” a un altro, ma diventa una ricerca introspettiva su cosa cercare (e trovare) dentro di sé. Neige Sinno sfrutta questa dinamica per esplorare la frattura tra idealismo e realtà. La loro visione romantica e politicizzata si scontra con un territorio complesso e pieno di contraddizioni. Il senso di colpa occidentale e la volontà di “emancipare il mondo” si rivelano insufficienti per comprendere la profondità e l’articolazione di quei luoghi e delle persone che li abitano.

Questo è il seme della formazione di Netcha, che la riporterà in terra messicana più volte, spinta dal bisogno di trovare “un posto, anche minuscolo, e restarci per un po’”. Il suo percorso è intriso di amore e dolore. Vent’anni dopo, l’adulta Netcha torna per chiudere un cerchio. Si ritrova in una piazza affollata, testimone di donne che si passano il microfono per dichiarare la loro lotta immane e vitale contro la violenza. È lì che, nella narratrice, si avvia una gestazione di cambiamento: la decisione di interrompere il viaggio esteriore per dare inizio a quello autentico.


La Realidad
Neige Sinno

All’inizio di tutto c’erano i libri. Due ragazze, Netcha e Maga, partono zaino in spalla per il Messico, con due pesanti tomi di teoria marxista da regalare al Subcomandante Marcos, che secondo fonti attendibili vive a La Realidad, un villaggio sulle montagne del Chiapas. L’obiettivo preciso e stravagante di incontrare il capo rivoluzionario zapatista, il leader senza volto di un sogno di libertà, è solo l’avvio del viaggio iniziatico delle due amiche, che si fa groviglio di luoghi, incontri, pensieri, emozioni, mentre andando si fa il cammino, come cantava il poeta Machado. È l’inizio di una formazione che porterà Netcha a tornare in terra messicana, ancora e poi ancora, per cercare «un posto, anche minuscolo, e restarci per un po’», seguendo un’astrazione scintillante, fatta pure delle suggestioni di un Artaud stralunato e sofferente sulle tracce dei misteriosi tarahumara nel 1936. La strada per La Realidad, chimera e luogo dell’anima, è un percorso ricco, sorprendente, intriso d’amore ma anche di dolore. E approda vent’anni dopo con Netcha ormai adulta, chiudendo un grande cerchio, in Chiapas. Ancora. In una piazza, gremita di donne che si passano un microfono come testimone dichiarando il loro compito immane e impossibile: la lotta contro la violenza. In una piazza dove si respirano l’antica tristezza millenaria delle madri e delle figlie di tutto il mondo, la rabbia, l’impotenza ma anche la gioia e la comunione. Lì, nella narratrice, inizia qualcosa di immenso, la gestazione di un cambiamento futuro. Lì, inizia tutto. La decisione di smettere di viaggiare, perché cominci il vero viaggio.


Il concetto chiave dell’identità frammentata permea l’intera narrazione. Netcha non è semplicemente una viaggiatrice europea (francese), ma una figura alla ricerca di un’appartenenza, sia fisica che simbolica. La “Realidad” trascende il ruolo di meta geografica, configurandosi come ideale di rifugio, comunità e radicamento.

Questa ricerca è tuttavia pervasa da una tensione irrisolta: è possibile l’appartenenza a un luogo estraneo alle proprie origini? Si può amare profondamente una cultura che non ci ha generati? Il testo suggerisce implicitamente che non esiste una “realtà” univoca o oggettiva; al contrario, ogni interazione con il mondo è inevitabilmente filtrata da fattori come la storia, la lingua, la classe sociale e il desiderio individuale.

Lascia un commento

Lascia un commento