Focus su: “Ma io quasi quasi” di Michele Bitossi

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La storia si svolge in una settimana, iniziando di sabato. I capitoli seguono la scansione dei giorni; fino al giovedì, giorno cruciale in cui il protagonista scopre ciò che il futuro gli riserva.

«Durante il ritorno verso la macchina, a un certo punto, ci siamo fermati per riposarci e riempire le borracce a una fonte. È lì che ho pensato Adesso è il momento, mi butto, adesso le dico tutto, che voglio di più, le dico che non dobbiamo nasconderci, mi lascio andare. Invece le ho chiesto se voleva un Pocket Coffee.».

Un esordio scoppiettante: “Ma io quasi quasi” è il libro di Michele Bitossi con cui la casa editrice Accento ha iniziato il 2025. L’autore sfoggia una penna sapiente e ironica mantenendo la sua forza anche in questo suo primo approccio al formato romanzo. L’idea è nata in modo inusuale: l’autore stesso racconta nei ringraziamenti di aver tratto spunto da una conversazione sentita per caso in treno.

Riccardo De Vita conduce una vita schiacciata da gravi preoccupazioni: dipendenza da sostanze, una separazione coniugale turbolenta e come se non bastasse un’accusa molto pesante grava sulla sua vita. La forza degli affetti, pur essenziale, non basta a spezzare la spirale negativa in cui è intrappolato. Solo due persone sembrano avere un ruolo significativo nella vita di Riccardo, anche se lui lotta strenuamente per tenerle a distanza: la sua psicoterapeuta Cinzia, e Paola.

Il processo terapeutico è un campo di battaglia. Nonostante l’aiuto ricevuto, Riccardo innalza un muro, sabotando e deridendo la psicoterapia stessa: resta in silenzio o ignora Cinzia e bolla come patetici i gruppi di auto-aiuto che frequenta. Questo uomo è talmente sopraffatto dalle nevrosi e dal disprezzo per sé stesso da rifiutare persino gli stabilizzatori d’umore vitali. Permette così che il suo malessere trovi sfogo in fastidi psicosomatici, come l’insopportabile secchezza delle mani.

Paola è più una presenza simbolica che un personaggio costante, incarnando un fortissimo desiderio per Riccardo, soprattutto all’inizio del romanzo (mentre ascolta la sua musica o esita ad avvertirla di un evento futuro).

Cantautrice tenace, vive del suo sogno esibendosi in piccoli locali con magre ricompense. La loro profonda amicizia risale agli anni in cui suonavano insieme in band pop rock, ma per Riccardo – e forse anche per lei – il legame è sempre andato oltre. La sua vicinanza agisce come un antidoto alle ansie di Riccardo, che non scompaiono ma diventano più sopportabili. Paola è la sua isola felice, una certezza di positività nella sua esistenza.


Ma io quasi quasi
Michele Bitossi

Riccardo sta vivendo in funzione del prossimo giovedì. È il giorno del verdetto: la dottoressa Fontaneto stabilirà se potrà continuare a vedere sua figlia oppure no. Cercando di sopravvivere all’attesa, si distrae stendendosi ossessivamente strati di crema Nivea sulle mani, andando in palestra, lavorando come osservatore calcistico, dimostrando all’attuale compagna che ha smesso di drogarsi, andando a nuotare, provando persino a ricominciare a fumare. Sembra una premessa disperata, ma il romanzo di Michele Bitossi è tutto fuorché disperato: nella perdita di qualsiasi riferimento logico, Riccardo De Vita è un personaggio ironico e sopra le righe; i suoi incontri sono spesso esilaranti – tra tutti, quello con l’indimenticabile musicista degli anni ’60 Shel Shapiro, che gli ruba gli occhiali da sole in Autogrill. Ambientato in meno di una settimana, “Ma io quasi quasi” è un romanzo d’esordio fluido e consapevole, che prova a sciogliere i nodi di una vita intera, nella speranza che arrivi il momento in cui sarà possibile, finalmente, respirare di nuovo..


L’intero romanzo è mosso dalla straziante attesa del giovedì: la data in cui Riccardo saprà quale futuro attende il suo legame con la figlia, Nora. Il tema della paternità è al centro del racconto, indagando con lucidità sia le difficoltà dell’essere padre che le complessità del ruolo di figlio. Il senso di colpa gioca un ruolo importante nel rapporto tra padre e figlia e rende Riccardo un padre eccellente, presente e premuroso. Nora anche lo ama molto, soffre la sua mancanza: “Papà, quando ci vediamo?”, ripete ogni giorno al telefono, in attesa di giovedì.

Ma io quasi quasi di Michele Bitossi è un romanzo che racconta un’ingiustizia subita da un uomo pieno di difetti, ma che si impegna per essere un ottimo padre.

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