Ann-Helén Laestadius dà voce a un popolo distante, ma essenziale (i Sami), ponendo al centro del suo racconto temi cruciali per il loro presente e futuro, quali i cambiamenti climatici, la tutela degli animali e la salute mentale.
«Essere sami significava portarsi dietro la propria storia, confrontarsi fin da bambini con quel fardello e decidere se lo si voleva portare oppure no. Ma come si faceva a trovare il coraggio di scegliere un’altra strada, disfarsi della storia del proprio popolo e non portare avanti quell’eredità?».
Basato su una storia vera, “La ragazza delle renne” rappresenta il debutto nella narrativa per adulti di Ann-Helen Laestadius, autrice di origine Sami che risiede a Stoccolma con la famiglia. Edito in Italia da Marsilio Editore, il testo ha riscosso un significativo successo editoriale, testimoniato dalla traduzione in ventisette lingue e dalla realizzazione di un adattamento cinematografico per Netflix.
Il romanzo si apre con la piccola Sami Elsa di 9 anni che, durante un rito di iniziazione con la sua renna Nàstegallu, assiste alla sua uccisione da parte di un assassino che lei riconosce in uno scambio di sguardi. Questa violenza evidenzia la profonda crisi della comunità Sami: le renne, cuore della loro cultura e identità, sono minacciate, e l’abbandono dell’allevamento è percepito come la perdita dell’essenza storica del popolo.
Dieci anni dopo, nella seconda parte del romanzo, ritroviamo Elsa adulta, una donna forte e indipendente che, nonostante i traumi infantili, è decisa a diventare un’allevatrice di renne, seguendo le orme paterne e rifiutando il matrimonio. Tuttavia, l’assassino di renne è ancora attivo e agisce impunemente. Elsa decide quindi di farsi carico della situazione, determinata a porre fine a questa piaga e a riportare la tranquillità nella sua comunità Sami. Il suo obiettivo finale è arrivare al confronto diretto con l’uomo che, anni prima, ha ucciso a sangue freddo la sua renna, Nàstegallu, sotto i suoi occhi.

Il romanzo di Ann-Helén Laestadius, basato su eventi reali, è una denuncia attraverso la storia della protagonista, Elsa, della grave crisi del popolo Sami. Questa cultura millenaria è minacciata da una doppia sfida: il cambiamento climatico che rende insostenibile l’allevamento tradizionale delle renne e l’ostilità esterna, manifestata dalla xenofobia. L’opera sottolinea come la modernità e l’intolleranza stiano mettendo a repentaglio l’identità e la sopravvivenza dei Sami, costretti a sentirsi stranieri nelle proprie terre.
L’assassinio delle renne simboleggia l’annientamento della cultura Sami, costretta al turismo che la riduce a merce. Il romanzo denuncia la xenofobia e la distruttiva globalizzazione che minacciano le tradizioni.

La ragazza delle renne
Ann-Helén Laestadius
A nord del circolo polare artico, nella Lapponia svedese, è inverno. Poche ore di luce pallida sono tutto ciò che il sole ha da offrire prima che il paesaggio sia nuovamente avvolto da un buio compatto. In quelle terre estreme la piccola Elsa, nove anni, si allontana sugli sci dal villaggio sami in cui vive per raggiungere la zona di pascolo delle renne di famiglia. Quel giorno segna profondamente la sua infanzia: davanti ai suoi occhi spalancati, un uomo uccide brutalmente un piccolo di renna, il suo Nástegallu, quello che lei ha scelto nel branco e a cui le è stato permesso di incidere l’orecchio, secondo l’usanza della sua comunità. L’uomo e la bambina si guardano, si riconoscono. Poi l’uomo la minaccia, e la bambina decide di tacere. Porterà a lungo con sé quel segreto come un peso oscuro sul cuore. Dieci anni dopo, un tempo costellato di rischi e ulteriori massacri di animali, quando Elsa si ritrova a essere lei stessa il bersaglio di chi, mosso dall’odio, si è macchiato del sangue di Nástegallu, qualcosa si spezza. E il senso di colpa, la paura e la rabbia che ha dentro da allora le piombano addosso come una valanga, portandola a un ultimo, tragico confronto. Romanzo di formazione e canto d’amore per un mondo che sta scomparendo, basato su una storia vera, “La ragazza delle renne” mette a nudo le tensioni che sorgono quando la modernità si scontra con una cultura tradizionale e con strutture patriarcali profondamente radicate, mentre la xenofobia è in aumento e i cambiamenti climatici mettono a repentaglio la sopravvivenza di un popolo che custodisce una sempre più fragile eredità indigena. E nello splendido scenario di favolosi paesaggi invernali, dove le renne corrono libere su distese infinite e sotto cieli immensi, l’orecchio di un cucciolo segretamente preservato in una scatola diventa il simbolo di tutto ciò che potrebbe andare perduto. Di tutto ciò che, forse, è già andato perduto.
“La ragazza delle renne” è un omaggio alla relazione essenziale tra i Sami e la loro natura estrema, un legame che è parte della loro identità da generazioni. I Sami dimostrano che la geografia modella i popoli in un vincolo sacro che non può essere rotto. In contrasto con la nostra modernità, che ignora le leggi naturali, il romanzo ci insegna l’importanza di recuperare il rispetto per la terra, il clima e le tradizioni, restituendo dignità a ogni cultura.



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