Focus su: “Disertare” di Mathias Enard

Disertare Mathias Enard Focus Copertina

Un romanzo che in realtà è una profonda meditazione sulla condizione umana. Énard ci mostra come la guerra, ieri come oggi, sia una forza ineluttabile che plasma le nostre vite, costringendoci a confrontarci con le nostre paure e le nostre contraddizioni.

«I tank sovietici T-72, che avevamo visto sparare su Vukovar, avanzavano su Odessa (…). A quel punto ho capito che, assalito com’ero dalle mie angosce e dai miei incubi, dovevo immergermi di nuovo nei miei traumi di guerra, nelle mie ossessioni. Ho immaginato così un disertore in una regione montuosa del Mediterraneo, che fugge dalla guerra, ma non riesce a disfarsene completamente».

Il nuovo romanzo di Mathias Énard, Disertare, è un’opera narrativa ambiziosa che, basandosi su una profonda analisi storico-filosofica, intreccia due storie apparentemente distanti per esplorare temi universali come la guerra, la diserzione, i ricorsi storici, il ruolo di scienza e letteratura e la ricerca di significato. Énard, con la sua prosa poetica e incisiva, ci conduce in un viaggio attraverso paesaggi tanto interiori quanto esteriori, fondendo il ricordo e la digressione accademica in una narrazione vorticosa e ipnotica.

Mathias Énard utilizza il concetto di diserzione come una lente attraverso cui osservare e interpretare il mondo contemporaneo, offrendo una visione critica e originale della nostra società. I personaggi di Énard affrontano un percorso di auto-scoperta, che li porta a confrontarsi con le proprie paure, i propri desideri e le proprie contraddizioni.

Il verbo “disertare” racchiude un nucleo semantico potente, che ruota attorno all’idea di abbandono, fuga e rifiuto di un ordine prestabilito. Tuttavia, il romanzo di Énard amplia e approfondisce questo concetto, esplorando le diverse sfaccettature della diserzione. La diserzione diventa un atto di ribellione contro le convenzioni, le aspettative e le costrizioni della società contemporanea; una ricerca di libertà individuale, un tentativo di sfuggire alle gabbie dell’identità e della appartenenza, al di là delle definizioni e delle etichette. Énard critica anche il consumismo sfrenato e la globalizzazione che appiattisce le culture e omologa le identità. Disertare è così un atto di resistenza.

Il filo della narrazione si srotola su due fronti. Da un lato, seguiamo un soldato anonimo in fuga da un conflitto senza nome, un uomo che cerca di sfuggire non solo alla guerra, ma anche alla violenza che lo abita. La sfida di questi pochi giorni in montagna è per lui riscoprire la sua umanità, cosa che ha cominciato a fare disertando.
Il cammino è arduo, scandito dagli incontri con un asino, una donna, altri soldati, e percorso tanto nel corpo quanto nella testa del disertore. Il viaggio del soldato, come della donna che finisce per accompagnarlo, è generalmente in salita, fino a un castello in rovina. Questa prima storia è molto fisica, carica di sensazioni, odori in particolare, che riportano il soldato all’infanzia, prima della guerra, a una sensibilità per il mondo che lo separa dagli orrori commessi nelle bande.

La scrittura è al tempo stesso smontata e carnale, densa e disfatta, in versi quasi liberi, con interruzioni di riga punteggiate da numerose virgole, ma senza lettere maiuscole, come se il testo stesso, per esprimere la disgregazione e il caos della guerra, stesse perdendo la sua struttura.
Questa guerra non è nominata o fissata in un paese specifico. È la guerra in generale, quella in cui i civili si ubriacano o si drogano per superare l’orrore, dove i vicini vengono martirizzati. Qualcosa che abbiamo visto anche in tempi recenti, non lontano da casa nostra, mi riferisco alla Jugoslavia e all’Ucraina.


Disertare
Mathias Enard

In un paesaggio nitido e brullo di macchia mediterranea compare un uomo stanco e sporco. È un anonimo soldato in fuga da una guerra indeterminata, e forse anche in fuga dalla propria violenza. Un incontro lo costringe a ridefinire la sua traiettoria e la sua idea del valore di una vita umana. Nei dintorni di Berlino, a bordo di una piccola nave da crociera, l’11 settembre 2001, un convegno celebra Paul Heudeber, geniale matematico tedesco, sopravvissuto a Buchenwald, antifascista rimasto fedele alla DDR, nonostante il crollo dell’utopia comunista. Dalla tensione tra queste due storie emerge, come per una specie di magia, poetica, spaziale, matematica, tutto ciò che e in gioco – in amore come in politica – tra impegno e tradimento, fedeltà e lucidità, speranza e sopravvivenza. In un miracoloso equilibrio fra silenzio e parola, Mathias Enard ci offre qui un testo di potente intensità narrativa. E se, ieri come oggi, la guerra e la Storia in cammino, “Disertare” ci arma di immagini e congetture per decifrare le sue improbabili equazioni.


Nel cuore di Disertare pulsa un secondo racconto, un contrappunto che amplifica le risonanze del primo. Énard ci trasporta in una dimensione apparentemente antitetica: una conferenza celebrativa dedicata a Paul Heudeber, un matematico di genio, simbolo di una fedeltà incrollabile alla DDR, la cui vita si spegne tragicamente nel Mediterraneo.
Questa narrazione, a differenza della fuga del disertore, si radica nel tessuto urbano europeo, tessendo una fitta rete di coordinate spazio-temporali che collegano Berlino, Weimar e Liegi. La scena si svolge su una nave, cullata dalle acque del Wannsee, nel settembre 2001, un momento sospeso tra la memoria della Guerra Fredda, l’eco della conferenza di Wannsee del 1942 e il trauma degli attentati al World Trade Center. Attraverso le voci di colleghi, amanti e familiari, Énard dipinge un affresco di relazioni intricate, dove l’ambiguità domina la scena, evocando le atmosfere di John le Carré. La narrazione si ramifica in un labirinto di verità sfuggenti, un gioco di specchi che riflette le complessità della storia e le ambiguità dell’animo umano.

Attraverso la figura di Paul Heudeber, la cui incrollabile fedeltà al comunismo lo conduce a un’ostinazione quasi irrazionale, Mathias Énard traccia un percorso tortuoso nella storia del XX secolo, un’epoca segnata da conflitti, sia caldi che freddi, e dall’ombra dell’eterno ritorno, uno spettro profondamente radicato nella cultura tedesca.

Questa trama erudita solleva interrogativi cruciali sulla geopolitica europea, sulla natura dell’impegno politico e sul ruolo della letteratura in un mondo dominato dalla scienza. In questo modo, Énard intreccia abilmente la storia personale di Heudeber con le grandi questioni del nostro tempo, invitando il lettore a riflettere sulla complessità del passato e sulla sua influenza sul presente.

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