Il memoir della cantante irlandese è un viaggio autobiografico che diventa ispirazione a vivere una vita impavida, struggente e indimenticabile.
“Mi hanno spezzato il cuore e mi hanno uccisa, ma non sono morta. Hanno cercato di seppellirmi ma non avevano capito che io sono un seme.”
A un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 26 luglio 2023, ieri è uscito “Ricordi” il memoir di Sinéad O’Connor: un viaggio liberatorio, divertente e anche oscuro in cui la cantautrice irlandese, nata a Dublino nel 1966, racconta la sua vita, partendo dallo strazio di crescere in una famiglia in disfacimento; continuando con le sue prime incursioni nella scena musicale di Dublino; le sue avventure e disavventure nel mondo del sesso, della droga e del rock’n’roll; l’appagamento di essere madre; la sua continua ricerca spirituale e, attraverso tutto questo, la sua costante passione per la musica.
Nel 2017 aveva cambiato il suo nome all’anagrafe in Magda Davitt, dopo la sua conversione all’Islam l’anno successivo l’aveva trasformato in Shuhada’ Sadaqat.
Ricordi
Sinéad O’Connor
La voce intima, potente e feroce di Sinéad O’Connor ha segnato un’epoca, la nostra. Appena Sinéad iniziava a cantare era impossibile ignorarla: quella ragazzina di vent’anni con i capelli rasati quando saliva sul palco incantava chiunque la ascoltasse. Nel 1990 la sua registrazione di Nothing Compares 2 U di Prince l’aveva resa un’icona mondiale. Eppure, Sinéad, finché è stata in vita, non si è mai avvalsa della sua popolarità per offrire al pubblico una visione della società conciliante e edulcorata. Anzi, sconvolgere il mondo con la sua voce è diventata la sua missione, senza nasconderne le brutture, le ingiustizie e le ipocrisie. Come quando ha indignato milioni di telespettatori strappando in diretta tv una foto di papa Giovanni Paolo II per denunciare gli abusi sui minori occultati dalla Chiesa Cattolica in anni in cui nessuno osava parlarne. Ne pagò le conseguenze con un lungo ostracismo mediatico. Ma la sua indole indomita non poteva scendere a patti con i meccanismi spietati dello show business. Il suo istinto la spingeva naturalmente a prestare la sua voce meravigliosa per difendere i più fragili, lasciava che venisse utilizzata per diffondere battaglie scomode ma necessarie.
Ricordi è il vettore per la voce intima, potente e feroce di Sinéad O’Connor: una voce che ha segnato la nostra epoca, dal primo momento in cui ha iniziato a farsi sentire. Quando Sinéad iniziava a cantare infatti, era impossibile ignorarla: una ragazzina di vent’anni con i capelli rasati che saliva sul palco e incantava chiunque la ascoltasse.
Nel 1990 la sua registrazione di Nothing Compares 2 U di Prince l’aveva resa un’icona mondiale. Eppure, Sinéad, finché è stata in vita, non si è mai avvalsa della sua popolarità per offrire al pubblico una visione della società conciliante ed edulcorata. Anzi, sconvolgere il mondo con la sua voce era diventata la sua missione, senza nasconderne le brutture, le ingiustizie e le ipocrisie. Per questo ha subito anche un lungo ostracismo mediatico, principalmente dopo aver indignato milioni di telespettatori strappando in diretta tv una foto di papa Giovanni Paolo II per denunciare gli abusi sui minori occultati dalla Chiesa Cattolica in anni in cui nessuno osava parlarne.
Ma la sua indole indomita non poteva scendere a patti con i meccanismi spietati dello show business. Il suo istinto la spingeva naturalmente a prestare la sua voce meravigliosa per difendere i più fragili, lasciava che venisse utilizzata per diffondere battaglie scomode ma necessarie.
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