Novità libri: le uscite di questa settimana

Libri uscita settimana 25-31 marzo copertina

Siete alla ricerca di nuove letture? Scoprite i libri in uscita dal 25 al 31 marzo! Ecco una lista dei titoli principali da aggiungere alla vostra wishlist.

Un animale selvaggio di Joël Dicker

2 luglio 2022, due ladri stanno per rapinare una importante gioielleria di Ginevra. Ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri. Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. La vita le sorride, abita con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Sono entrambi ricchi, belli, felici. Ma il loro mondo idilliaco all’improvviso s’incrina. I segreti che Arpad custodisce cominciano a essere troppi perché possano restare nascosti per sempre. Il loro vicino, un poliziotto sposato dalla reputazione impeccabile, è ossessionato da quella coppia perfetta e da quella donna conturbante. La osserva, la ammira, la spia in ogni momento dell’intimità.

Nel giorno del compleanno di Sophie, un uomo misterioso si presenta con un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. I fili che intrappolano queste vite portano lontano nel tempo, lontano da Ginevra e dalla villa elegante dei Braun, in un passato che insegue il presente e che Sophie e Arpad dovranno affrontare per risolvere un intrigo diabolico, dal quale nessuno uscirà indenne. Nemmeno il lettore.

Un animale selvaggio è un thriller mozzafiato costruito attorno a un meccanismo di suspense perfetto, che ci ricorda perché Joël Dicker, l’autore di La verità sul caso Harry Quebert, è diventato un fenomeno editoriale mondiale.

Liberi come il vento di Rita Nardi

Quando il vento del nord porta con sé una piuma d’aquila grigia, un grande cambiamento sta per arrivare: questa è la leggenda che gli antenati di Hurst Paytah tramandano da generazioni. Lui non ci ha mai creduto, perché il suo destino è stato stabilito sin da piccolo. Da orfano indesiderato perché solo per metà nativo, è riuscito a conquistare la fiducia della tribù ed è stato scelto per diventare capo. Hurst, però, è solo un ragazzo, e si sente inadatto a comandare perché è tutto fuorché calmo e razionale.

Per fortuna c’è Nive che, con i suoi timidi sorrisi e i suoi guanti rossi, gli ha mostrato che la gentilezza può sciogliere anche il ghiaccio più duro e che si può essere completi anche quando ci si sente a metà. Eppure, ora che lei è lontana per studiare al college, Hurst si sente sempre più insicuro e il vecchio dubbio di non essere all’altezza lo tormenta. Come se non bastasse, sul suo comodino compare all’improvviso una piuma d’aquila grigia.

Mentre ne osserva i riflessi, si sente invadere dalla paura: forse il destino suo e di Nive non è di restare legati per tutta la vita; forse basterà una folata di vento per distruggerli. Ora Hurst deve scoprire che solo chi affronta la vertigine ha la forza per spiccare il volo.

Ogni prigione è un’isola di Daria Bignardi

“Il carcere è come la giungla amazzonica, come un paese in guerra, un’isola remota, un luogo estremo dove la sopravvivenza è la priorità e i sentimenti primari sono nitidi”: forse è per questo che, da narratrice attratta dai luoghi dove “l’uomo è illuminato a giorno”, Daria Bignardi trent’anni fa è entrata per la prima volta in un carcere. Da allora le prigioni non ha mai smesso di frequentarle: ha collaborato con il giornale di San Vittore, portato in tv le sue conversazioni coi carcerati, accompagnato sua figlia di tre mesi in parlatorio a conoscere il nonno recluso, è rimasta in contatto con molti detenuti ed è tuttora un “articolo 78”, autorizzata cioè a collaborare alle attività culturali che si svolgono in carcere. Ha incontrato ladri, rapinatori, spacciatori, mafiosi, terroristi e assassini, parlato con agenti di polizia penitenziaria, giudici, direttori di istituto. Per scrivere di quel mondo si è ritirata per mesi su un’isola piccolissima: Linosa.

Ma il carcere l’ha inseguita anche lì. E gli incontri e la vita sull’isola sono entrati in dialogo profondo con le storie viste e ascoltate in carcere. Bignardi ci racconta il suo viaggio nell’isolamento e nelle prigioni, anche interiori, con la voce unica con cui da sempre riesce a trasportarci al centro delle esperienze, partendo da sé, mettendosi in gioco, così come ha fatto la mattina del 9 marzo 2020 in un video girato di fronte a San Vittore, mentre alcuni detenuti salivano sul tetto unendosi alle rivolte che stavano scoppiando in molte carceri italiane. In seguito a quegli eventi sarebbero morte tredici persone recluse. “So come vanno le cose col carcere” scrive, “il carcere lo odiano tutti. Alcuni amano il carcere degli altri, per così dire”: parlarne è un gesto inevitabilmente politico, perché rivolgendo lo sguardo al carcere lo si rivolge al cuore della società, ma questo è anche e prima di tutto un libro personale, in cui ogni cosa – ritratti, riflessioni, cronaca, ricordi – è cucita assieme dalla scrittura limpida e coinvolgente di Daria Bignardi.

Da parte di madre di Federica De Paolis

Allegra ed entusiasta, oppure malinconica e afflitta. Bellissima e fragile, con lo sguardo appena velato da “certi pensieri soffocati”. Così Federica racconta sua madre, la “fantasmagorica mamma bionda” dai gesti istrionici, dal portamento elegante e disinvolto attraverso cui traspare, in filigrana, un’irrimediabile insicurezza. L’autrice scava nella memoria per comporre il ritratto tenero e disincantato di una donna tutta luci e ombre, e al tempo stesso un tagliente spaccato di famiglia incorniciato nell’ambiente borghese di Roma.

Con il suo sguardo di figlia, tra lo struggente desiderio di emulazione e la ricerca della propria identità, osserva la madre e la decostruisce. La rivede vicino al telefono, simile a un lepidottero intorno a un fascio luminoso, a sorvegliare la segreteria in attesa della chiamata di un uomo che non l’ama davvero. La rivede regina e poi schiava dei suoi amori – amori sghembi, fatti di assenza, desiderio, euforia e negazioni. La rivede madre e donna, modello e poi gabbia da cui liberarsi. Da parte di madre è la storia di un legame indissolubile, di scelte sofferte, della vita che ti prende e ti trascina via ma alla fine ti riporta lì dove tutto ha avuto inizio: la prima casa, tua madre.

Federica De Paolis ha scritto un rocambolesco, intimo, profondo romanzo autobiografico fatto di immagini, voci e atmosfere che trascendono la vicenda personale per tramutarsi, con toccante immediatezza, in una parabola esistenziale che investe tutti noi. Pensavo che l’amore fosse un corpo celeste nel quale tutto era possibile: il desiderio, l’euforia, l’estasi, per poi attraversare una cruna e gettarsi in una landa di gelosia, tradimenti e furia. Restavano le braci piene d’insonnia, attesa e fumo. Mia madre restava. Era sempre lì.

La porta delle lacrime di Abraham Verghese

La notte in cui Marion e Shiva vengono al mondo, le rose della direttrice Hirst sbocciano a incorniciare le finestre dell’ospedale di Missing, Addis Abeba. Rose rosse come il sangue che suor Mary Joseph, nella sala operatoria 3, sta perdendo a fiotti mentre cerca di dare alla luce i suoi gemelli, troppo sangue.

Tutto è cominciato sette anni prima, quando una giovane indiana con gli occhi profondi raggiunge l’ospedale in cerca del dottor Stone, chirurgo apprezzatissimo ma uomo impenetrabile, armata soltanto dei suoi voti a Dio. Da quel momento, a ogni operazione, suor Mary Joseph si lava le mani e si piazza di fronte a lui manovrando divaricatori e passando bisturi senza che il dottore debba pronunciare una sola parola. E a ogni operazione l’intesa fra loro cresce. La stessa intesa – quasi telepatica – che ora lega i gemelli, due maschietti che miracolosamente sopravvivono alla madre, morta di parto, e al padre che, sconvolto, fugge abbandonandoli. I bambini crescono nell’ospedale, fra l’autoclave che sibila come un drago e le cure di medici e infermiere che vi lavorano. Entrambi si appassionano alla medicina, entrambi alla stessa donna: per questo Marion, sconfitto, lascerà l’Etiopia scossa da fermenti rivoluzionari per un poverissimo ospedale nel Bronx. Niente al mondo sembra poter ricucire la ferita senza perdono che si è aperta tra i fratelli. Niente, se non l’incontro improvviso con un padre mai conosciuto.

Nel racconto di una terra in cui il mito sembra emergere naturalmente dal quotidiano e di una famiglia che condensa in sé l’intera esperienza umana, Verghese intreccia i fili della sua trama guidato dal desiderio «di mettere a nudo le anime, oltre che i corpi, dei personaggi» (The New York Times), e dà vita a una storia unica, immensa, indimenticabile. Secondo Shiva, vivere significa richiudere squarci. È una metafora adatta alla nostra professione. Ma esiste un altro tipo di squarcio: la ferita che divide una famiglia. A volte si apre al momento della nascita, a volte più tardi. Stiamo tutti aggiustando quello che si è rotto. Nessun chirurgo può guarire la ferita che divide due fratelli. Ma là dove falliscono la seta e l’acciaio, riuscirà una storia.

Molto molto tanto bene di Caterina Bonvicini

Si possono inventare dei legami famigliari seguendo l’istinto, il desiderio e l’immaginazione? Si può davvero aiutare qualcuno? Ma soprattutto: si può salvare chi non vuole essere salvato? “Molto molto tanto bene” è una storia vera: la storia di una famiglia nata in mare, vitalissima e sgrammaticata come il titolo di questo libro. A bordo delle navi Ong, Caterina scopre che il Mediterraneo ti sorprende sempre. È proprio durante un salvataggio al largo che compare Amy, una bambina di cinque anni: sorride, e porta un cappellino di strass che luccica sotto al faro di pattugliamento. È l’inizio di un amore impetuoso e accidentato. Del resto è sempre così difficile sapere qual è il nostro bene, figuriamoci quello degli altri. C’è chi parte sulla scia dell’entusiasmo, chi decide di tornare per puro amore della vita, ma a spingerti su una nave Ong – una volta dopo l’altra – è soprattutto l’ostinazione.

Caterina ormai conosce l’Endurance come casa sua, ogni corridoio, ogni boccaporto. Ha imparato i gesti per issare i naufraghi sul Rhib, a prendersi cura di loro quando dormono sul ponte, in salvo, distesi sui cartoni. Quel che Caterina non sa è che oggi, su quella nave, sta per comparire un futuro possibile. Succede in mezzo al Mediterraneo, a trenta miglia a nord di Zawiya. Il mare è mosso, lei è pronta: ha il casco, il salvagente a gas, i pantaloni impermeabili, gli stivali di gomma, i guanti. Il vento è forte e copre ogni voce. E all’improvviso appare Amy, una bambina di cinque anni. Durante il salvataggio sorride tranquilla, come una diva che sale su un motoscafo nella laguna di Venezia. Porta un cappellino di strass che luccica sotto al faro di pattugliamento. Inizia così un tentativo un po’ pazzo e visionario di comprendere l’altro: Caterina lo affronterà con passione e testardaggine.

Ma nella vita non si può prevedere tutto, o meglio quasi niente. Forse perché gli amori nati in mare, nell’emergenza, sono più movimentati e imprevedibili di quelli che poggiano sulla terraferma. Molto molto tanto intensi, molto molto tanto feroci. «E ripete a raffica la sua parola italiana preferita: baci. Si appoggia le mani sulla bocca, picchiettando le labbra con le dita: baci, baci, baci. Spesso la saluto con un Ti voglio molto bene o Ti voglio tanto bene, e Amy fa due conti. Per aggiungere quantità, basta usare tutti gli aggettivi insieme».

Brucia tutte le mie lettere di Alex Schulman

Svezia, estate del 1932. Karin, una giovane donna di ventiquattro anni, si innamora follemente di Olof, un promettente scrittore. Ma c’è un ostacolo insormontabile: Karin è già sposata con Sven Stolpe, un autore di grandissima fama ma dal carattere crudele e autoritario. La sua relazione con Olof scuote le fondamenta della sua vita, portandola a confrontarsi con la decisione più difficile: lasciare il marito per inseguire una nuova vita con l’uomo che ama.

Ottantasei anni dopo, Alex Schulman, autore affermato e padre di tre figli, si trova alle prese con una profonda e preoccupante rabbia interiore. Questo sentimento mina il rapporto con la sua famiglia, incutendo timore nei figli e creando una frattura sempre più profonda con la moglie. Durante una seduta di psicoterapia, Alex si rende conto che questa rabbia ha radici antiche e deriva principalmente da suo nonno Sven. Spaventato dall’idea di poter diventare simile a lui, e determinato a spezzare il ciclo di violenza familiare, inizia un viaggio emotivo alla ricerca di risposte. Nel corso della sua indagine scopre la relazione segreta che sua nonna Karin aveva con Olof Lagercrantz, un legame intenso che ha influito profondamente sul destino della sua famiglia. La scoperta di questa storia d’amore segreta riporta Alex a un momento cruciale della sua infanzia: nell’inverno del 1988, durante un innocente gioco a casa dei nonni, aveva trovato una pila di lettere che avevano scosso la sua famiglia per sempre. L’amore tra Karin e Olof non era finito nel 1932 come Sven aveva creduto a lungo? E cosa è successo davvero nel terribile incidente d’auto che era quasi costato la vita a Karin e Sven?

Brucia tutte le mie lettere è un romanzo su ciò che sarebbe potuto essere, ma anche sulla vita che si è realizzata. Attraverso tre linee temporali distinte, intrecciate con grande raffinatezza, Alex Schulman offre uno sguardo penetrante sulla complessità delle relazioni umane e sulla resilienza dell’amore.

La collana di Matt Witten

La vita di Susan Lentigo, cameriera cinquantenne di provincia, si è fermata il giorno in cui sua figlia Amy, di soli sette anni, è stata rapita all’uscita di scuola e brutalmente uccisa in un bosco del Vermont. Sono passati ormai vent’anni ed è finalmente giunta l’ora della resa dei conti: dallo Stato di New York, Susan intraprende un viaggio verso il North Dakota per assistere all’esecuzione dell’assassino.

Durante il lungo tragitto, però, mentre la donna riflette sulla morte della figlia, affiorano alla sua mente nuovi, scioccanti dettagli e la vicenda comincia ad assumere contorni diversi: Susan inizia a sospettare che il presunto colpevole sia in realtà innocente e che il mostro che ha ucciso Amy sia ancora libero. Non ha tempo da perdere, deve mettere insieme i pezzi mancanti dell’omicidio, costi quel che costi. Ad affiancarla nell’impresa, due improbabili alleati: un’adolescente cinica e ribelle e il poliziotto in pensione che ha condotto le indagini vent’anni prima. Ma le lancette dell’orologio avanzano inesorabili. Riuscirà a scoprire la verità prima che sia troppo tardi?

Un agghiacciante sospetto che riemerge dal passato e s’insinua nella mente della protagonista, la tormentata corsa contro il tempo di una madre attraverso un’America che non ha mai risolto i suoi problemi con la giustizia: La collana è un thriller ricco di colpi di scena che terrà il lettore incollato alle pagine fino all’ultima, sconvolgente rivelazione.

A caccia di guai di Dani e Robbi

Dani e Robbi sono una coppia felice e innamoratissima, che condivide tutto: dalla passione per le challenge, a quella inesauribile per i dolci.
Ma una brutta sorpresa è in agguato: un giorno, in Tv e sui giornali iniziano a comparire notizie di guai terribili che stanno accadendo in varie città e il colpevole sembra essere… Robbi! La stessa Dani non sa più a cosa credere: d’altronde il cattivo ripreso dalle telecamere a riempire i canali di Venezia di schiuma, a imbrattare le opere d’arte di Firenze o a far sparire tutte le pizze da Napoli, ha proprio la faccia di Robbi.

Per fortuna una misteriosa ragazza, insieme al suo furetto domestico, accorre in aiuto dei ragazzi: ha un’idea di chi possa essere il vero colpevole e, soprattutto, ha un piano per smascherarlo.

In una corsa contro il tempo, Dani e Robbi dovranno risolvere il mistero e sventare i piani del cattivo cheli vuole dividere, per salvare Robbi dalle accuse e far sì che l’amore trionfi.

Se non credi in te, chi lo farà? di Stefano Rossi

“Troppo spesso ci dimentichiamo che il bullo peggiore non è quello che incontri a scuola, ma è la voce tagliente e spietata che ti dice che non vali nulla, nessuno ti vorrà mai bene e non combinerai niente di buono. Fare i conti con questo nemico è uno dei compiti più importanti della tua vita, perché il Bullo Interiore cercherà di spegnere tutto ciò che è luminoso e prezioso: la tua felicità, i tuoi desideri, la tua voglia di fare e il rapporto con chi ti sta intorno.

Da più di vent’anni aiuto ragazze e ragazzi a dare scacco matto ai loro Bulli Interiori, a superare l’ansia e a trovare la fiducia in se stessi. Il mio metodo è semplice. Come un deejay mi piace mixare storie emozionanti, esempi pratici e punti di vista che ti permettano di cambiare prospettiva. In questo libro troverai storie di fantasia e di personaggi reali, ma anche brevi esercizi e citazioni che ti alleneranno a comprendere te stesso e ad affrontare la paura di sbagliare e di non essere accettato.

Un libro in sette capitoli che corrispondono a sette forme di coraggio per regalarti il dono più prezioso: scoprire il potere dell’empatia e trovare la forza per far risplendere la tua luce.” Età di lettura: da 12 anni.

I delitti della chimera di Alfredo Colitto

Bologna, 1314. L’inverno è alle porte, e il buio assedia il mondo ogni giorno più presto. Dopo una di queste notti lunghissime, viene ritrovato il cadavere di un giudice. Non si tratta di morte naturale: il corpo è orrendamente sfigurato, sembra sia stato sbranato. Nell’indagine viene coinvolto Mondino de’ Liuzzi, medico anatomista e accademico, capace come pochi di ricavare indizi dallo studio dei cadaveri.

L’esame di Mondino, però, questa volta getta sul mistero più ombre che luci: l’accanimento sulla vittima è quello di un animale, ma i denti che l’hanno dilaniata sono umani. Chi mai potrebbe macchiarsi di un omicidio così terribile? E perché? Mondino scava nel passato del giudice, cerca segreti e risposte, ma la matassa si ingarbuglia solo di più.

Quando la spirale di sangue accelera vertiginosamente e le spire oscure di un collega livoroso si stringono, Mondino sarà costretto ad ammettere che mai come ora ha bisogno di tutto l’aiuto di chi gli sta vicino: il figlio Gabardino, che si sente da lui ingiustamente sottostimato, la moglie Mina, studiosa finissima a cui le convenzioni del tempo stanno strette, e per fortuna anche il templare Gerardo, grande amico da poco tornato in città.

Dove crescono gli alberi di limone di Zoulfa Katouh

È il 2011 e in Siria è scoppiata una rivoluzione che si è trasformata in una terribile guerra civile, a causa della quale Salma, diciotto anni, ha perso l’intera famiglia. Le resta solo Layla, l’amata moglie di suo fratello, che aspetta una bambina. È per loro due che Salma deve continuare a lottare. Ma anche se la cosa più saggia sarebbe portare Layla fuori dal Paese, c’è qualcosa che ancora trattiene Salma: l’ospedale, dove è rimasta l’unica farmacista. È qui che un giorno arriva Kenan. Ha diciannove anni e anche i suoi sogni si sono scontrati con la realtà.

Kenan sta filmando tutto quel che vede, servendosi di Internet per comunicarlo al mondo, ma adesso la sua sorellina, colpita da una granata, sta male. E Salma è l’unica in grado di aiutarli.

Dove si nascondono le lacrime di Marzia Sicignano

Perché si torna nei luoghi anche sapendo che non si può tornare indietro? Forse una parte di noi crede davvero che il passato se ne stia lì, ancora e ancora e in eterno, e che lo possiamo riacciuffare, per sapere che c’è, che ancora vive. Ma il passato smette di vivere mai? Chiara e Samuele rimettono piede sull’Isola a distanza di anni dal loro ultimo incontro. Anni che hanno reso pesanti i loro cuori. Prima che tutto cadesse in pezzi, Chiara e Samuele non erano soltanto cugini quasi fratelli, erano una cosa sola, talmente mescolati l’uno dentro l’altra da non capire dove iniziasse lui e dove lei. Ed era stato sempre così, da quando, bambini, si erano ritrovati a passare le loro estati a casa della nonna, la meravigliosa villa sull’Isola, un nido maestoso e accogliente che li aveva coccolati e fatti sentire protetti, felici nel loro isolamento.

Poi però l’incontro con Siria aveva cambiato tutto, rendendo visibili le crepe del legame tra loro due, tra loro e la nonna, e soprattutto dell’idea che avevano dell’amore. Un amore in cui tutto – così era nella loro famiglia – si mischiava: il nero e il bianco, l’accoglienza di un abbraccio e gli sguardi di ammonimento, la sconfitta e la vittoria, la gelosia e l’unicità. Tutto, perché l’amore era questo, no?, la più grande contraddizione da risolvere, una guerra che non vinci e non perdi, che ti tiene vivo più di ogni altra cosa e che, alla fine, non si risolve mai.

Ora però, dopo essersi feriti e persi, sono costretti a rivedersi e a rivivere il loro passato, facendo i conti con le fragilità, i sensi di colpa, le frasi pensate e mai dette. Separarsi, per loro, potrebbe essere stato un modo per ritrovarsi, anche se forse la parola giusta è trovarsi. L’unica possibile per chi, come loro, si era mischiato fino a perdersi.

McGlue di Ottessa Moshfegh

Salem, Massachusetts, 1851: McGlue è tenuto sotto chiave nella stiva di una nave, ancora troppo ubriaco per essere sicuro del proprio nome, della situazione e del proprio orientamento: potrebbe aver ucciso il suo migliore amico. La memoria intollerabile di ciò che è accaduto si accompagna ai suoi sprazzi di sobrietà.

Ottessa Moshfegh veleggia spavalda nella grande tradizione letteraria americana e ci regala un furfante perfido e senza cuore in un viaggio affilato come un coltello attraverso le nebbie dei ricordi.

L’ansia ti frega, frega l’ansia di David D. Burns

Tutti sappiamo cosa significa sentirsi ansiosi, preoccupati o in preda al panico. Il problema è che non ci rendiamo conto che queste paure non sono quasi mai basate sulla realtà. Quando siamo ansiosi ci stiamo ingannando, dicendo a noi stessi cose che semplicemente non sono vere. Eppure gli effetti, quelli sì sono reali: l’ansia in alcuni casi può essere soltanto una seccatura, ma a volte può arrivare a paralizzarci e impedirci di vivere la vita che vorremmo.

Ma c’è una buona notizia: possiamo cambiare il modo in cui ci sentiamo. Utilizzando le tecniche della terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che si concentra su metodi pratici per comprendere e superare pensieri ed emozioni negative, L’ansia ti frega, frega l’ansia fornisce gli strumenti per sconfiggere rapidamente ogni tipo di ansia immaginabile, come la preoccupazione cronica, la timidezza, la paura di parlare in pubblico, l’ansia da prestazione, gli attacchi di panico e le fobie, senza lunghe terapie o il ricorso ai farmaci.

In questo libro il dottor David Burns, psichiatra e autore bestseller, ti insegnerà quaranta nuove potenti tecniche contro l’ansia e ti mostrerà come scegliere la più adatta a te. L’obiettivo non è solo sentirsi meglio, ma guarire completamente. Tutto ciò di cui avrai bisogno è un po’ di coraggio, il tuo buonsenso e le tecniche contenute in questo libro. Un manuale indispensabile per chiunque sia preoccupato e stanco di preoccuparsi.

La nave della notte di Jess Kidd

1628. Un gruppo di ricchi olandesi e un manipolo di loschi avventurieri si imbarcano sulla Batavia, la nave più grande del tempo, diretti in Australia, terra di promesse. Tra loro c’è Mayken, una ragazzina alla ricerca del padre. Mayken, curiosa e indipendente, s’insinua tra i passeggeri, coglie segreti, stringe legami. Quando la nave cola a picco, non lontano dalla destinazione, i superstiti si ritroveranno a lottare per la sopravvivenza, tutti contro tutti, in una spirale di inimmaginabile ferocia.

1989. Gil è un ragazzino che ha appena perso la madre e viene affidato al nonno, un vecchio scontroso che vive in un capanno su un’isola di pescatori. Gil, che dalla madre ha ereditato immaginazione e indipendenza di spirito, diventa facile bersaglio dei ragazzi del luogo. E gli scherzi grevi presto lasciano spazio alla più squisita crudeltà. Mayken e Gil hanno in comune sensibilità, audacia, solitudine. A intrecciare i loro destini a tanti anni di distanza sono i luoghi: lo stesso cielo, lo stesso mare, portatori di sventure ma forse anche di occasioni insperate.

Basato su una storia vera, un romanzo storico che parla di fatalità e coraggio.

La famiglia di Pietro Veronese

Trent’anni fa, nell’aprile-luglio 1994, si compiva in Ruanda il genocidio contro i Tutsi, che ha causato un milione di morti. Fu il più grave crimine contro l’umanità della seconda metà del Novecento.

I giovani scampati a quella catastrofe, rimasti senza nessuno, profondamente feriti nell’anima, inventarono una forma di sopravvivenza unica al mondo. Formarono delle “famiglie d’elezione”, unendosi e nominando tra di loro un padre e una madre che assumessero nella loro vita quei ruoli perduti per sempre. Una di queste famiglie si è formata tra persone che il destino ha portato a vivere e incontrarsi in Italia. Riunisce donne e uomini che al momento del genocidio non si conoscevano, avevano età diverse, dai quattro ai 33 anni, e vivevano in luoghi e contesti diversi all’interno del loro paese.

Trent’anni dopo, nove di loro hanno deciso di testimoniare in prima persona la propria storia, componendo un racconto corale di dolore, tragedia, ritorno alla vita, amore e speranza. Un documento unico che ci aiuta a conoscere e a ricordare.

Lo schiaffo di Abbas Khider

Alla disperata ricerca di qualcuno che ascolti la sua storia, il rifugiato iracheno Karim Mensy prende in ostaggio Frau Schulz, la funzionaria dell’Autorità per l’immigrazione che gli ha revocato il diritto d’asilo. Tra le nevi della Baviera e l’ostilità di una lingua mai sentita, Karim rivela cosa davvero lo ha portato a fuggire, la struggente nostalgia di casa, la paura di un mondo di cui non conosce i codici, l’innominabile segreto che gli impedisce di tornare.

Un romanzo poetico, tragico e amaramente ironico, un viaggio nel sistema dell’accoglienza europea che sarete grati di non aver mai dovuto intraprendere.

La madre che mi manca di Joyce Carol Oates

Nikki è una donna single che si porta nell’animo un bagaglio doloroso di silenzi e incomprensioni nei confronti di una madre con cui, troppe volte, non ha avuto il coraggio di essere se stessa. Proprio per questo, forse, quando la donna muore in circostanze tragiche, uccisa da un pregiudicato, Nikki viene travolta da una piena di sentimenti contrastanti e irrisolti, tra un vuoto troppo grande da colmare e un risentimento mai sopito.

La tragedia la porta a cominciare un viaggio all’indietro nel tempo, tra i cassetti e gli armadi della casa natale, sfogliando lettere ricevute e cartoline mai spedite, alla ricerca del vero volto di quella madre forse mai davvero conosciuta ma, inevitabilmente, anche alla ricerca di una parte di sé.

Joyce Carol Oates affronta alcuni dei temi a lei più cari – i traumi familiari, il rancore, la forza del perdono – attraverso un romanzo sulla ferocia dei sentimenti, con un personaggio femminile che attraversa tutte le emozioni umane, in bilico sul confine incerto tra bene e male.

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