Letteratura e design: dieci libri con mobili in copertina

Martedì 16 aprile ha aperto il Salone del Mobile 2024, appuntamento fisso per tutti gli amanti degli arredi di design e non solo. Ecco i libri in cui mobili e oggetti dalle forme uniche sono in bella mostra in copertina!

Dove si nasconde il lupo di Ayelet gundar-Goshen

Il libro vincitore del Premio Letterario Adei-Wizo – Adelina della Pergola, sezione ragazzi 2023. Ayelet Gundar-Goshen costruisce il suo nuovo romanzo intorno alla paura, la paura del futuro, la paura dell’altro, ma anche la paura di chi ti sta più vicino e può rivelarsi estraneo, il lupo nella tua casa.
Un romanzo in cui non ci sono confini netti tra innocenza e colpa, sopruso e giustizia, e la verità appare complessa e inafferrabile come nella vita vera.

Le cure della casa di Stefania Bertola

Tutti la chiamano Lilli e il suo sogno segreto, incomprensibile agli occhi del marito e della madre, è fare la casalinga. Ora che la sua colf si è licenziata potrà finalmente dedicarsi a esplorare a fondo i misteri delle faccende domestiche. Perché gli aspirabriciole non aspirano né le briciole né nient’altro? Cosa si nasconde nella Jungla Nera del frigorifero?
A queste e altre domande Lilli cerca di rispondere in un quaderno destinato alla figlia. Ma c’è una domanda a cui non riesce a trovare la risposta: dov’è finita la sua amica delle elementari, la bambina con cui aveva condiviso l’organizzazione domestica dei Cicciobello? Noemi sembra scomparsa nel nulla, e Lilli s’improvvisa detective con l’aiuto di vecchie compagne, contesse, giornalisti e altri alleati estemporanei. Un romanzo magnetico, con tanto d’istruzioni per l’uso (della casa e della vita).

L’esercizio di Claudia Petrucci

Giorgia incontra Filippo a una festa di laurea: lui si innamora della sua fragilità, lei si sente rassicurata dalla normalità di quel ragazzo laureato in Lettere, che ha dovuto rinunciare al giornalismo per dedicarsi al bar dei genitori. Come molti coetanei, la loro vita di coppia si scontra con ambizioni negate e costanti problemi economici, così Giorgia non riesce più a trattenere la sua inquietudine, che esplode quando ritrova per caso Mauro, il suo vecchio maestro di teatro. La recitazione era già stata per lei l’ancora di salvezza nei momenti più bui del suo passato, e il palco ora sembra finalmente riaccenderla. Ma incendiare un’anima irrequieta può diventare un esercizio rischioso se l’attrice protagonista perde di vista il confine tra realtà e finzione.
Filippo e Mauro si troveranno complici e avversari al tempo stesso, sedotti da un gioco pericoloso per riconquistare Giorgia: scrivere il copione per la sua vita perfetta.

La luna di miele di Mrs. Smith di Shirley Jackson

«Casa nostra spesso era piena di letterati e artisti eminenti» raccontano i figli di Shirley Jackson. «Si tenevano feste leggendarie e partite a poker con pittori, scultori, musicisti, compositori, poeti, insegnanti e scrittori di ogni genere. Ma il suono della sua macchina da scrivere non mancava mai, la sentivamo battere sui tasti fino a notte fonda». E da quell’ostinato ticchettio della Royal di mamma Shirley usciva a getto continuo una produzione che ha pochi paragoni: celebri romanzi dell’orrore come “L’incubo di Hill House” e clamorose perle nere come “La lotteria”, certo, ma anche una mole imponente di racconti destinati a rimanere a lungo sconosciuti – e che solo trent’anni dopo la morte della Jackson verranno alla luce, con un coup de théâtre degno di una delle sue storie: alcuni estratti da uno scatolone ritrovato in un fienile del Vermont e spedito senza preavviso alla famiglia, e altri, moltissimi altri, scoperti alla Library of Congress di Washington e alla San Francisco Public Library.

Un uomo solo di Christopher Isherwood

Christopher Isherwood sosteneva di voler trasformare il suo occhio di romanziere nell’obiettivo di una macchina fotografica. Ma per lungo tempo l’intenzione rimase una di quelle fantasticherie stilistiche E invece in questo suo ultimo romanzo, Isherwood trasforma una giornata nella vita di George, un professore inglese non più giovane che vive in California, in un’asciutta, e proprio per questo struggente, sequenza di scatti.
Non è una giornata particolare per George: solo altre ventiquattr’ore senza Jim, il suo compagno morto in un incidente. Ventiquattr’ore fra il sospetto dei vicini, la consolante vicinanza di Charlotte, la rabbia contro i libri letti per una vita ma ormai inutili, e il desiderio di un corpo giovane appena intravisto ma che forse è già troppo tardi per toccare. Quanto basta per comporre un ritratto che non si può dimenticare, e che alla sua uscita sorprese tutti, suonando troppo vero per non essere scandaloso.

Tomás Nevinson di Javier Marías

Tomás Nevinson cede alla tentazione di tornare nei servizi segreti dopo esserne uscito: gli viene proposto di andare in una città spagnola per identificare una persona che dieci anni prima aveva preso parte ad alcuni attentati dell’Ira e dell’Eta. Siamo nel 1997. L’incarico reca la firma del suo ambiguo ex capo Bertram Tupra, che già in precedenza, grazie a un inganno, aveva condizionato la sua vita. Andrà cosí anche questa volta.
Tomás Nevinson è la storia di ciò che succede a un uomo al quale è già successo di tutto e al quale, apparentemente, non poteva succedere piú nulla. Ma, finché la vita non finisce, tutto può accadere…

La casa sul Nilo di Denise Pardo

Al centro di La casa sul Nilo una famiglia di ebrei sefarditi arrivati al Cairo nei primi trent’anni del Novecento. La narratrice racconta la sua infanzia in una sorta di Eldorado magico: i caffè del Cairo, le feste, gli stimoli, la civiltà della conversazione, i salotti. L’Egitto di quel tempo è un crocevia di storie e di suggestioni: un paese mondano e sorprendente dove le diverse religioni sono rispettate e si parlano tutte le lingue. E il Cairo di quel tempo, di quei primi anni Cinquanta, è narrato con una precisione e una nitidezza esemplari perché questo romanzo è soprattutto la storia dell’autrice. La sua famiglia composta dalla nonna, padre, madre e altre due sorelle non avrebbe mai immaginato di dover fuggire da quel mondo.
Finché non sale al potere Nasser, cambiando in pochi anni le regole del gioco, ma anche della convivenza civile. E tutto, dapprima impercettibilmente, e poi con sempre maggiore evidenza, diventa fosco e pericoloso. Gli stranieri non sono ben visti, l’intolleranza religiosa si fa dogma. E gli stranieri, che stranieri non sarebbero, si sentono sempre più in pericolo. Fino a una partenza precipitosa per Roma e l’Italia, nel 1961. Attuata appena in tempo.

La signora Armitage di Penelope Mortimer

La storia di un matrimonio fuori dal comune: quello fra un giovane sceneggiatore cinematografico in ascesa e una donna passionale e vitale che ha avuto uno sciame di figli da quattro uomini diversi, e non sa rassegnarsi a condurre una vita borghese fatta di elegante normalità di facciata e trasgressioni taciute.
Fra squarci di intimità familiare, flashback sul passato e scene di dialogo dal ritmo serrato, si dipana un memorabile ritratto di nevrosi femminile, e una dolorosa riflessione sul tema della maternità e della monogamia condotto con affilata ironia e senza un filo di vittimismo.

Le perfezioni di Vincenzo Latronico

Tutti vorrebbero la vita di Anna e Tom. Un lavoro creativo senza troppi vincoli; un appartamento a Berlino luminoso e pieno di piante; una passione per il cibo e la politica progressista; una relazione aperta alla sperimentazione sessuale, alle serate che finiscono la mattina tardi. Una quotidianità limpida e seducente come una timeline di fotografie scattate con cura.
Ma fuori campo cresce un’insoddisfazione profonda quanto difficile da mettere a fuoco. Il lavoro diventa ripetitivo. Gli amici tornano in patria. Il tentativo di impegno politico si spegne in uno slancio generico. Gli anni passano. E in quella vita così simile a un’immagine – perfetta nel colore e nella composizione, ma piatta, limitata – Anna e Tom si sentono in trappola, tormentati dal bisogno di trovare qualcosa di più vero. Ma esiste? Vincenzo Latronico torna alla narrativa con una storia lucida e amara di sogni e disillusioni, una parabola sulle nostre vite assediate dalle immagini dei social media e sulla ricerca di un’autenticità sempre più fragile e rara.

Fantasmi di Edith Wharton

Ediè Wharton iniziò a scrivere questi racconti nel 1909 e li continuò a più riprese fino al 1937, anno della sua morte. Essi punteggiano come una sorta di controcanto una vasta produzione di cui sono però un aspetto minore e marginale.
Filo conduttore è l’ironia, il gioco, l’incredulità e insieme la meraviglia per i molti enigmi che la realtà racchiude tra le sue pieghe. Il “soprannaturale”, sembra volerci convincere l’autrice, si manifesta ovunque, non ci sono classi sociali, non ci sono persone più favorite (o sfavorite) di altre: vi sono piuttosto stati d’animo privilegiati, luoghi “infestati” che l’accumulo di memorie, evocazioni e immagini trasforma in teatri spettrali.

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