Il cuore è un organo: intervista a Francesca Michielin
La cantautrice ha esordito in libreria con il romanzo Il cuore è un organo, che intreccia la storia di tre artiste unite dalla passione per la musica.
“Volevo raccontare tre figure femminili, intrecciando le loro diverse storie per dare vita a sentimenti di cui non si parla spesso nei romanzi.
È da quando sono molto piccola che voglio scrivere questo romanzo e addirittura l’incipit di questo capitolo l’ho scritto più di dieci anni fa. Col passare degli anni, però, è nata in me l’esigenza di raccontare una storia di questo tipo che ha come cornice il contesto musicale, quindi ci ho messo tanto del mio, degli incontri che ho fatto e della consapevolezza che ho acquisito in questi anni nel fare musica.”
Tre donne, Verde, giovane cantautrice all’apice del successo, Regina, vecchia gloria del panorama musicale e Anna, il motore, in senso letterario, della storia.
“La musica è l’elemento che fa da cornice a tutto il libro. Il titolo stesso è volontariamente ambiguo per la presenza della parola “organo” che rimanda sia al lato medico sia allo strumento. Il senso è quello di pensare al cuore come un luogo dove risuonano i sentimenti.
In questi anni la musica è diventata uno spazio di grande affermazione della propria personalità, ci siamo allontanati sempre di più da quel tipo di canzoni che raccontano le storie. Pensando anche ai grandi cantautori e alle grandi cantautrici della nostra tradizione italiana ho sentito l’esigenza di creare uno spazio per raccontare una storia fuori dalla musica, perché la musica è ancora una sorta di confessionale per me, mentre la scrittura narrativa poteva diventare lo spazio giusto per parlare di una storia e prendersi tutto lo spazio per farlo.”
La cantautrice bassanese traccia, che tra le pagine del suo primo romanzo, una panoramica di tutte le difficoltà che deve affrontare una giovane artista decisa a fare della musica il proprio mestiere. Insicurezze, sessismo, pregiudizi, critiche e passi falsi sono dietro l’angolo, ma il trucco per non lasciarsi sopraffare è smettere di pretendere da sé stessi la perfezione e imparare ad accettarsi per ciò che si è davvero, fragilità incluse.
Intervista al collettivo che ha tradotto l’enigma La Mascella Di Caino

Pubblicato per la prima volta nel 1934 all’interno di una raccolta di rompicapi denominata The Torquemada Puzzle Book con una ricompensa di 15 sterline, questo enigma è tornato prepotentemente d’attualità grazie al passaparola su TikTok. La Mascella Di Caino non è propriamente un libro, ma non ai tratta neanche un gioco: in realtà è un complicatissimo enigma linguistico e letterario.
Basti pensaer che il titolo stesso prende il nome da quella che, secondo l’Amleto di Shakespeare, è considerata la prima arma della storia!!
Pubblicato in italiano con il prezioso lavoro di traduzione del collettivo The Crime Badger, e con la prefazione in italiano di Stefano Bartezzaghi, è composto da 100 pagine contenenti le storie di sei assassini.
“I giochi di parole non sempre funzionano in italiano, quindi in diversi casi li abbiamo inventati, senza però perdere di vista la loro funzione. Il difficile è stato distinguere quelli che rappresentavano un indizio e quelli che l’autore ha messo lì solo per confondere il lettore (diabolico!)…”
Ideato e scritto interamente da Edward Powys Mathers, cruciverbista inglese dell’Observer, con lo pseudonimo di Torquemada (nome preso in prestito dal cognome di un inquisitore spagnolo del XV secolo), La mascella di Caino è stato risolto ufficialmente solo quattro volte da quando è stato pubblicato: due soluzioni nel 1935, una nel 2016 e l’ultima nel 2020. La risoluzione dell’enigma non è mai stata resa pubblica, quindi non c’è nessuna possibilità di fare i furbi andando a recuperare le soluzioni su internet.
L’unico modo per arrivare alla soluzione finale, è individuare sia le sei vittime sia i sei assassini, ma non è così semplice come sembra: innanzitutto le 100 pagine di cui è composto il libro sono pubblicate in ordine sparso, e come prima cosa bisogna individuarne l’ordine corretto. Ma attenzione: non basta collegare le frasi che iniziano in una pagina e finiscono in un’altra, perché quasi tutte le pagine de La Mascella di Caino finiscono con il punto…
Anche confidare nel proverbiale colpo di fortuna risulta pressochè impossibile, visto che le possibili combinazioni sono oltre 100!
Consiglio per i lettori che non sopportano l’idea di rovinare un libro: astenetevi!!
Infatti l’unico modo possibile per trovare l’ordine corretto, è strappare le pagine una a una!!

Dopo un lungo periodo in cui questo enigma sembrava essere stato dimenticato, nel 2016 inizia la sua rinascita a livello editoriale, quando una copia è stata donata al Laurence Stern Trust, suscitando l’interesse del curatore Patrick Wildgust. I suoi tentativi (riusciti) di risolverlo hanno portato nel 2019 a una riedizione da parte di Unbound, un editore che pubblica solo testi finanziati tramite crowdfunding.
Il libro è stato così ripubblicato sia nella sua forma classica che sotto forma di carte da riordinare, con un’illustrazione di Tom Gauld in copertina (riproposta anche nell’edizione italiana). Anche questa volta era prevista una ricompensa: mille sterline per chi l’avesse risolto entro il 19 settembre 2020. In 12 hanno spedito una risposta ma solo una era corretta: quella inviata dal comico John Finnemore, che -complice la pandemia- ha trovato il tempo per dedicarsi alla risoluzione.
Finnemore ha raccontato di averci messo ben quattro mesi a risolverlo, e che non ci sarebbe riuscito senza innumerevoli ricerche su Internet e il moltissimo tempo avuto a disposizione durante il lockdown. Anche la versione italiana prevede una ricompensa: per chi riuscirà a risolvere l’enigma entro l’1 novembre 2022, Mondadori regala una gift card del valore di 500 euro (qui il regolamento completo).
Infine l’ultima scintilla che ha fatto rinascere l’interesse verso La mascella di Caino è scoccata quando, a fine 2021, l’assistente documentarista Sarah Scanner, ha postato su TikTok dei reel dove, trovandosi in un vicolo cieco, ha strappato le pagine della sua copia e le ha riordinate su una parete come fossero prove di un film poliziesco, decidendo così di coinvolgere i suoi follower nell’impresa.
L’intervista al collettivo The Crime Badger
Il collettivo che si è occupato della traduzione, ha deciso di definirsi con questa dichiarazione: “Con questo libro si è cimentato un collettivo di traduttori che si riconoscono con lo pseudonimo di The Crime Badger e non vogliono svelare i loro veri nomi. Le loro identità, tuttavia, non sono importanti: potrebbero essere anche una persona sola. Questi traduttori si sono talmente immedesimati nello spirito del libro da voler firmare la traduzione con un enigma”.
Il libro è stato scritto nel 1934, quindi con un inglese diverso da quello utilizzato oggi. Avete scelto di mantenere questa sfaccettatura nella traduzione?
“In linea di massima sì. Tutto sommato, non è stato difficile, perché nel libro si ritrova un pastiche di stili, dovuto non tanto all’epoca in cui è stato scritto quanto alle molte citazioni letterarie e ai giochi di parole. Per quanto riguarda le prime, abbiamo attinto – dove esistevano – alle edizioni pubblicate delle opere, traducendo noi quelle inedite in italiano. Nel fare questa seconda operazione, abbiamo ricalcato il registro originale, creato rime e fatto ricorso a termini arcaici. Quando invece ci siamo trovati davanti a giochi di parole, spoonerismi e altri trucchetti linguistici, abbiamo dato libero sfogo alla fantasia, pur rispettando il criterio usato dall’autore (spoiler: spesso questi giochi di parole sono indizi)”.
Per la traduzione vi è stato comunicato l’ordine corretto delle pagine? Conoscete anche la soluzione?
“Sì, abbiamo l’ordine corretto delle pagine e la soluzione, ma è tutto ben custodito nei nostri archivi informatici! Senza queste informazioni, il lavoro di traduzione sarebbe potuto durare anni, perché avremmo dovuto come prima cosa risolvere l’enigma”.
L’enigma è pieno di riferimenti letterari e giochi di parole. È stato difficile mantenerli in italiano in modo che aiutassero ugualmente a giungere alla soluzione?
“Non così tanto. Il difficile è stato stanarli. Alcuni riferimenti letterari ci hanno fatto subito suonare un campanellino e li abbiamo individuati piuttosto in fretta, altri li abbiamo trovati applicando il metodo caro a ogni traduttore: dubita di ogni cosa. In altre parole, uno dei ‘trucchi’ è stato leggere e rileggere più volte l’originale per capire dove c’erano frasi che stridevano e approfondire il perché. Ogni volta che qualcosa suonava strano, ed è successo spesso, abbiamo controllato la fonte e l’abbiamo trovata. I giochi di parole non sempre funzionano in italiano, quindi in diversi casi li abbiamo inventati, senza però perdere di vista la loro funzione. Il difficile è stato appunto distinguere quelli che rappresentavano un indizio e quelli che l’autore ha messo lì solo per confondere il lettore (diabolico!). Possiamo però garantire che gli indizi ci sono tutti… e anche qualcuno in più”.
La mascella di Caino contiene anche riferimenti alla cultura inglese e a questioni letterarie legate agli anni ‘30 del 1900. È stato difficile districarsi in questi temi?
“È stata forse la parte più complicata e crediamo sarà quella più ostica per il lettore di oggi, ma confidiamo in un proficuo uso di Internet, una miniera di preziose informazioni: bisogna solo essere sufficientemente scaltri da capire cosa cercare. In questo libro, come in ogni giallo che si rispetti, è tutto sotto i nostri occhi fin da subito”.
Quali sono state le maggiori sfide che avete affrontato in questa traduzione?
“Un’enorme difficoltà è stata senza dubbio quella di pensare come l’autore, o almeno tentare di farlo. Si potrebbe dire che ogni libro che traduciamo ci chiede di pensare come il suo autore, ma qui abbiamo dovuto improvvisarci funamboli e destreggiarci tra il ‘cosa’ e il ‘come’, che in queste pagine fanno a gara per accaparrarsi l’attenzione del lettore. A ogni frase ci siamo chiesti perché l’autore stesse usando quelle parole o esprimendo quel concetto. A ogni passaggio ci siamo chiesti se ci stesse conducendo per mano verso la soluzione o se ci volesse portare in un vicolo cieco, nel quale noi dovevamo portare a nostra volta i lettori. Più di una volta abbiamo temuto di non farcela, ma la forza del gruppo ci ha permesso di sostenerci a vicenda. Torquemada ci ha sfidati a ripensare il nostro ruolo di traduttori e ci ha fatto fare un sano bagno di umiltà. E ce lo siamo immaginati ridere di noi quando disperavamo e ridere con noi quando esultavamo”.
Batman che schiaffeggia Robin: l’origine del meme

Un meme tra i più conosciuti e usati: Batman che dà uno schiaffo a Robin quando quest’ultimo fà un commento fuori luogo o completamente sbagliato. L’immagine ha cominciato a circolare con un dialogo fittizio in cui Robin chiede a Batman cosa gli regaleranno i genitori per Natale. In tutta risposta, Bruce cala una cinquina esclamando «I miei genitori sono moooooorti». L’immagine originale, oltre a contenere un dialogo diverso, era stata ribaltata.
L’origine del meme risale al giugno 2008, quando un utente del sito SFWChan postò per la prima volta la vignetta modificata. Da quel momento l’immagine si diffuse rapidamente, trasformandosi in una gag che si presta a qualsiasi battuta e a qualsiasi periodo dell’anno.

Il fumetto da cui è tratta la vignetta originale è World’s Finest Comics 153 del 1965, contenente la storia The Clash of Cape and Cowl: un’avventura alternativa realizzata da Edmond Hamilton e Curt Swan in cui Bruce Wayne diventa Batman spronato dal desiderio di vendetta contro Superman.
Da piccolo, infatti, Bruce si era trasferito a Smallville con il padre Thomas –rimasto vedovo– il quale però muore tentando di trovare una cura contro la Kryptonite.
Da quell’episodio Bruce ha sempre visto in Superman la causa della morte del padre e, una volta diventato adulto, ha assunto l’identità di Batman, alleandosi con il giovane Robin e poi con Lex Luthor, per vendicarsi. Durante la storia, però, Bruce capisce che è Lex il vero responsabile e si sacrifica per salvare Superman e sventare i piani del criminale.
Scendendo nel particolare, il meme estrapola un momento in cui Batman sta spiegando a Robin il motivo del proprio accanimento contro Superman.
Robin obietta forse non è Superman il colpevole perché non avrebbe mai permesso che un innocente morisse per causa sua. Batman allora schiaffeggia il ragazzo dicendogli «Non dirmi che mi sbaglio, insolente… Dimostrare la colpa di Superman è l’unica missione della mia vita». «Ahia! Batman, il tuo lutto ti ha infettato con l’ossessione della vendetta. Ti prego… Rinuncia!» è la pronta risposta.
La storia, pensata come un’avventura fuori dal canone dei personaggi, fu poi collocata nella realtà di Terra-153 dal volume Crisis on Infinite Earths: The Compendium

Ivrea Capitale italiana del libro 2022
Ivrea, la città che Adriano Olivetti aveva eletto a laboratorio del futuro, è la Capitale Italiana del Libro 2022. La località piemontese è stata scelta dopo le precedenti Vibo Valentia nel 2021 e Chiari (BS) nel 2020.
Un’eredità di cultura e tecnologia e uno sguardo al futuro, con una serie di progetti che coinvolge tutte le anime del libro e della lettura, dai lettori ai distributori. Sono i caratteri della Capitale Italiana del Libro 2022, annunciata mercoledì 16 febbraio in diretta zoom dal ministro Dario Franceschini:
«È Ivrea la Capitale italiana del libro per il 2022: viva Ivrea, viva la Capitale del Libro»
«La Capitale del Libro – ha proseguito Franceschini – è un meccanismo virtuoso che crescerà anno per anno come la Capitale della cultura. Con il tempo si capirà che è un titolo anche essere stati finalisti».
Scelta dalla giuria presieduta da Marino Sinibaldi e composta da Gerardo Casale, Stefano Eco, Cristina Loglio, Valentina Sonzini, è risultata la migliore candidatura tra le sedici che sono state presentate, di cui otto giunte in finale. Un traguardo importante, che segna l’avvio di una nuova fase per lacittà che potrà aggiungere un significativo tassello alla sua storia millenaria: da prima capitale d’Italia con Re Arduino, fino a divenire capitale della tecnologia, dell’innovazione e laboratorio di futuro grazie alla straordinaria esperienza di Camillo e Adriano Olivetti.
La visione comunitaria che ha caratterizzato il periodo olivettiano è stato il tema scelto per il dossier di candidatura, che ha coinvolto nella sua elaborazione oltre 50 persone e 7 community del mondo del libro. Inevitabile il richiamo a un oggetto-simbolo: la Lettera 22, la mitica macchina da scrivere portatile ideata dalla Olivetti, divenuta un’icona mondiale.
Giornata Mondiale della Sindrome di Aspenger: 4 libri
Ogni anno, il 18 febbraio, l’intera comunità internazionale celebra la Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger, che prende il suo nome dal pediatra austriaco – Hans Asperger – che agli inizi degli anni ‘40 diagnosticò questo modo di essere vicino all’autismo.
Una giornata di sensibilizzazione dedicata alla comprensione di bambini e adulti che convivono con una cecità emotivo-relazionale che non gli permette di dedurre la gamma completa degli stati mentali.
IL BAMBINO CHE PARLAVA CON LA LUCE – Maurizio Arduino
Maurizio Arduino restituisce le esistenze di quattro persone affette da disturbi dello spettro autistico, andando a indagare la loro vita a partire dall’infanzia sino al mondo adulto.
Ciò che emerge è la visione della realtà da un punto di vista inedito ed estremamente interessante, in cui le difficoltà di tutti i giorni possono essere insormontabili in un momento ed estremamente facili da risolvere in altri. Silvio, Cecilia, Matteo, Elia vedono il mondo dalla serratura di una porta che dà su un universo spesso fatto da incomprensioni.
Un libro autentico e imperdibile sul tema.
LA VALIGIA ARAN – Andrea Antonello
Andrea Antonello è uno dei ragazzi autistici più conosciuti, poiché della sua diagnosi è riuscito a parlarne in televisione in più di un’occasione, grazie anche a un padre illuminato che ha creato campagne molto importanti di sensibilizzazione sul tema.
Andrea scopre la sua malattia all’età di tre anni e, da lì, inizia una vita fatta di sacrifici, a 19 anni una psicologa comprende che Andrea sa leggere e principia ad aiutarlo per arrivare a un risultato: la scrittura.
Andrea adesso scrive in completa autonomia sulla tastiera del suo computer e questo libro è il ritratto più vero di un ragazzo autistico.
MIA SORELLA MI ROMPE LE BALLE – Damiano Tercon e Margherita Tercon
Damiano Tercon e Margherita Tercon, meglio conosciuti come Damiano e Margherita, i fratelli che hanno partecipato a Italia’s got Talent qualche anno fa, divenendo celebri in lungo e in largo per tutta la nostra penisola.
Damiano è autistico con una grande passione per la musica lirica, il suo più grande desiderio è diventate un cantante d’opera. Margherita, nonostante avesse passato l’intera vita lontano da casa, cercando di reinventare la propria esistenza, comprende che l’unico luogo dove davvero si necessita di lei è proprio casa.
È vicino a Damiano che Margherita deve e vuole stare per creare un futuro prospero per entrambi.
Questa è la loro storia, che racconta di malattia ma soprattutto di fratellanza.
LA MORBIDEZZA DEGLI SPIGOLI – Keith Stuart
Gli spigoli spesso vanno smussati e per farlo capita che si debba giungere a patti inaspettati e spesso complicati. È ciò che accade ad Alex, sposato da tempo e con un figlio autistico di otto anni.
Le difficoltà per poter dialogare con il figlio richiedono tempo ed energie da dedicare, che se vengono incanalate in un modo non riescono a fornire linfa vitale ad altro, causando così una momentanea separazione dalla moglie.
Alex, ospitato da un amico, cerca di ripercorrere le priorità della sua vita e comprende quanto sia importante riconquistare la moglie ed il figlio.
Nel frattempo, padre e figlio trovano un mondo in cui incontrarsi e vivere una vita diversa insieme: Minecraft.