In fondo la nostalgia non è soltanto il “dolore del ritorno”, ma anche il saper guardare a questo dolore con dolcezza, perché è grazie a ciò che è stato – e non tornerà più – che noi siamo come siamo, dove siamo.
Lessico famigliare di Natalia Ginzburg
“Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l’acido cloridrico’, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole”.
Un libro che evoca il piacere della nostalgia sia per ciò che racconta, sia per come lo racconta. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali.
Una notte soltanto, Markovitch di Ayelet Gundar-Goshen
Un libro caratterizzato da una trama avvincente eppure piena di riflessioni, con personaggi indimenticabili, costruita e narrata con eccezionale bravura e prosa eccelsa.
Gundar-Goshen racconta personalità complesse e sfaccettate, in cui ognuno può ritrovare un aspetto del proprio io; e le racconta con una splendida capacità di dare spessore e profondità ad ogni personaggio, ciascuno alle prese con la propria dimensione nostalgica; chi per una terra che ha dovuto abbandonare; chi per la propria lingua madre che non sente più parlare; chi per il periodo sognante della gravidanza, quando l’irruenza di un neonato urlante fa sentire inadeguate; chi per un amore di gioventù; chi per il periodo che precede la perdita dell’innocenza.
Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa
L’autore, seguendo le riflessioni del suo eteronimo, ci conduce in un labirinto ansioso e tormentato attraverso il quale il protagonista – e biografo di sé stesso – Bernardo Soares, contabile di Lisbona imprigionato nel grigiore della sua vita quotidiana, tratteggia, con un andamento diaristico, le modalità di rapportarsi con il mondo esterno della realtà sensibile e delle relazioni.
Nell’universo dei suoi stati d’animo, emerge una nostalgia particolare, ovvero quella per tutte le versioni di noi che non siamo stati ogni volta che abbiamo preso una decisione di fronte a uno dei bivi che ci ha posto la vita.
La sua condizione di saudade è portata all’estremo, Bernardo Soares confessa di avere nostalgia anche per ciò che non è successo, che non è potuto accadere.
Il primo giorno d’autunno al mondo di Stefano Costa
Ormai malato e costretto alla sedia a rotelle, Driano vive nell’amarezza che la sua famiglia non ha saputo accordarsi riguardo la casa natìa, lasciata a cadere a pezzi dopo che l’esondazione di un fiume l’ha resa inabitabile, e dove sono custoditi tutti i suoi ricordi di gioventù condivisi con Recaldo e Cordano, i due cugini alla lontana, con cui si trova a discutere per l’eredità.
Molti anni prima, quando ancora poteva camminare, Driano aveva salvato dalla morte una talpa e, al culmine della propria disperazione, le aveva domandato di estinguere la razza umana. Ora che lui è ormai in punto di morte, quella talpa ha radunato un piccolo esercito di animali pronti a combattere per assecondare il suo desiderio, ma altri animali hanno invece deciso di fronteggiare quello schieramento e tentare di salvare gli umani.
Un libro cupo, dove i componenti di una famiglia sono ostaggi di un mondo che è andato avanti lasciando ciascuno solo nella solitudine dell’esistenza; ma scritto con uno stile talmente lirico che sembra di leggere una poesia. Una poesia straziante, ma ineffabile.
Il traghetto per Gabriola di Malcolm Lowry
“È assolutamente ridicolo dire che è impossibile trovare un altro posto dove potremmo essere altrettanto felici”, dice Jacqueline al marito Ethan Lleweyllen con il cuore pieno di una speranza che, si ha la sensazione fin dalle prime pagine del libro, verrà tradita.
Un romanzo intimista che racconta i complessi processi dell’inconscio nella storia d’amore tra Ethan e Jacqueline e del loro viaggio, a lungo fantasticato e mai realizzato, verso l’isola di Gabriola al largo della Columbia britannica. Il cuore del romanzo, però sono i ricordi autobiografici dello stesso Lowry – che, nel libro, vengono traslati su Ethan – dei quattordici anni passati con la moglie Margerie (nel libro Jacqueline) in una rustica capanna su palafitte da lui costruita in un’insenatura dell’isola di Vancouver, in quello che l’autore e il suo personaggio, definiscono come il periodo più felice della vita.
Quella stagione assurge, nella mente dell’autore e quindi anche del suo protagonista, a un passato mitico a cui guardare con la nostalgia di chi sa che non si sarà mai più felici come in quel periodo. E chi non ha provato almeno una volta nella vita questa sensazione?
Norwegian wood di Haruki Murakami
Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine tipiche dell’adolescenza, di quel conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli “altri” per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi.
Un grande romanzo che evoca un’indicibile e piacevole nostalgia che si riflette anche sul titolo, tratto da una famosa canzone dei Beatles.
L’ultimo cavaliere di Stephen King
Un incipit che da solo vale l’acquisto del libro: “L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.” Breve, nitido, lineare. Un pistolero, leggendaria figura dell’eroe solitario; un deserto – che in realtà è più uno sconfinato paesaggio apocalittico –; un uomo in nero; ma soprattutto una Torre Nera. Una misteriosa torre proibita.
Nella saga in sette volumi La Torre Nera c’è l’amicizia indissolubile spinta fino al sacrificio di sé, l’amore incontaminato e poi perduto, l’epicità delle guerre di ribellione, l’atmosfera fantasy mai esasperata, un caleidoscopio di personaggi eroici e lande sterminate di nostalgia verso il Medio-mondo, che ormai è andato avanti.
La voce delle onde di Yukio Mishima
Un piccolo gioiello ambientato nel Giappone rurale, in cui la voce nostalgica delle onde ci accompagna durante tutta la lettura senza mai chetarsi.
Una storia d’amore che nasce sulla sponda del mare e sempre lì si sviluppa, raggiungendo apici di toccante e poetica spontaneità e semplicità.
La vita, fatta di coraggio e di sacrificio, di un povero villaggio di pescatori giapponesi è lo sfondo per le uscite sul mare in tempesta, la pesca delle perle e i convegni d’amore di due giovani protagonisti, Shinji e Hatsue, su al tempio di Yashiro, che dall’alto del monte domina l’Isola del canto – Uta-jima – come armoniosamente la chiamano i suoi abitanti.
La valle dell’Eden di John Steinbeck
Nel paese di Nod, a est del giardino dell’Eden, dove la progenie di Caino andò a vivere secondo la leggenda biblica e che nel romanzo di John Steinbeck corrisponde simbolicamente alla valle percorsa dal fiume Salinas nella California settentrionale, si intrecciano le storie di due famiglie, gli Hamilton e i Trask.
Protagonisti della saga, che va dalla Guerra civile alla Prima guerra mondiale, da una parte il vecchio Samuel Hamilton, immigrato dall’Irlanda; e, dall’altra, Cyrus Trask insieme ai figli Adam e Charles, e ai nipoti Aron e Caleb, gemelli nati dalla misteriosa Cathy Ames, reincarnazione di Eva e di Satana allo stesso tempo, emblema del male nel mondo, con il quale tutti nel corso della lunga vicenda devono misurarsi.
La dolcezza della nostalgia ci investe a più riprese: quando leggiamo la descrizione dei paesaggi incontaminati, quando assistiamo ai racconti quasi leggendari dei protagonisti; perfino quando chiudiamo il libro, ci guardiamo dentro e riflettiamo sul fatto che questo capolavoro parla di tutti noi, del mito di Caino e Abele, dell’umanità tutta.
Ogni coincidenza ha un’anima di Fabio Stassi
Il piacere della nostalgia raccontato attraverso i libri.
Vince Corso è un biblioterapeuta. Precario più per nascita e per vocazione esistenziale che per condizione sociale, un giorno ha scoperto le doti curative, per l’anima e per il corpo, dei libri e ne ha fatto la propria professione. Si rivolge a lui una bella sessantenne: ha un fratello malato di Alzheimer che, nel marasma della sua mente, da qualche tempo ripete delle frasi spezzate, sempre le stesse, senza alcun legame tra di loro.
Era stato uno studioso di fama e un lettore vorace, un amante delle lingue, un ricco collezionista di volumi, quelle parole potrebbero essere citazioni da un romanzo. «È solo un’ipotesi, ma se questo libro esiste, ci terrei a sapere qual è. E se lei lo trovasse, potrei leggerglielo a voce alta, qualche pagina al giorno». Il biblioterapeuta si mette al lavoro, con una domanda che lo assilla: se avessi perso tutto, e ti venisse concesso di salvare un solo ricordo, quale sceglieresti?
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