Articoli marcati con tag ‘libri da leggere’
“Giornata della memoria”, per non dimenticare il dramma dell’Olocausto
Tra dieci giorni ricorre una data importante per tutto il mondo, un anniversario per non dimenticare le vittime dell’Olocausto e in onore di tutti coloro che rischiarano la propria vita per proteggere chi veniva perseguitato perché ebreo.
Il “Giorno della Memoria”, ricorre annualmente in memoria di quel 27 gennaio 1945, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, in cui l’esercito sovietico, nel corso dell’offensiva verso Berlino, arrivando pressoOświęcim (Auschwitz, in tedesco), scoprì il più purtroppo famoso campo di concentramento e liberò i pochissimi superstiti. La scoperta del Lager di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l’orrore del genocidio nazista.
In memoria di questi eventi molti libri sono stati scritti, nessuno tocca forse può vantare la forza narrativa di “Se questo è un uomo” di Primo Levi, scrittore, partigiano e chimico italiano arrestato dalla milizia fascista nel villaggio di Amay nel dicembre 1943, trasferito prima nel campo di transito di Fossoli a Carpi (Modena) e internato poi nel campo di Buna-Monowitz (conosciuto come Auschwitz III), fino alla liberazione da parte dell’Armata Rossa.
Il famoso romanzo di Levi, pubblicato la prima volta nel ’47 e più tardi tradotto in tutto il mondo, racconta l’inumano trattamento degli ebrei nei campi di concentramento nazisti fungendo da monito per le future generazioni, affinchè quei crimini non si ripetano.
Da segnalare, inoltre, la splendida graphic nouvel “Anne Frank la biografia a fumetti” con testi e fumetti rispettivamente di Sid Jacobson e di Ernie Colón, un fumetto dai principali scopi didattici, ma dall’incredibile fattura. Una storia che va aldilà della semplice trasposizione del celeberrimo “Diaro” di Anne Frank, ma contenente una storia ben più ampia grazie a parte dei ricordi del padre Otto Frank che dopo la guerra volle la pubblicazione del diario.
Classifica dei libri più letti della terza settimana di gennaio
La classifica dei libri più letti della settimana conferma grandi nomi della narrativa italiana assieme a nuove leve. Ugualmente nella narrativa straniera riconquistano la vetta le grandi firme come Haruki Murakami e John Grisham.
Fabio Volo resiste stoico in cima alla vetta con l’ormai bestseller “Le prime luci del mattino” confermandosi ancora una volta uno scrittore amatissimo dal pubblico italiano.
Andrea Camilleri sale al secondo posto tra i più venduti della Narrativa Italiana con il libro “Il diavolo, certamente” costituito da 33 racconti di 3 pagine ciascuno tutti da scoprire. Camilleri che è anche presente appena fuori dalla top 5 col suo “La setta degli angeli“.
Nella classifica permane il sempre più celebrato maestro del giallo Giorgio Faletti con il suo “Tre atti e due tempi”, assieme a Gianrico Carofiglio e alla terza classificata Margaret Mazzantini con “Mare al Mattino”.
Nella classifica degli stranieri più letti svetta su tutti Haruki Murakami con l’acclamatissimo “1Q84”, un bestseller mondiale che pare diretto a medesima sorte sul mercato dello stivale.
Il maestro del romanzo giudiziario John Grisham segue staccato di pochissimo Murakami con il suo nuovo capolavoro intitolato “I contendenti”.
Vediamo in dettaglio la classifica dei “bestsellers della settimana“.
Classifica dei libri più letti della terza settimana di gennaio
Narrativa italiana
FABIO VOLO
Le prime luci del mattino
ANDREA CAMILLERI
Il diavolo, certamente
MARGARET MAZZANTINI
Mare al mattino
GIANRICO CAROFIGLIO
Il silenzio dell’onda
GIORGIO FALETTI
Tre atti e due tempi
Narrativa straniera
HARUKI MURAKAMI
1Q84
JOHN GRISHAM
I contendenti
AMY BRATLEY
Amore, zucchero e cannella
NICHOLAS SPARKS
Il meglio di me
PAULO COELHO
Aleph
Una “bella dentro” tira fuori i mille dubbi dell’universo femminile
“Io sono bella dentro – Un libro da leggere solo se pensi di avere la cellulite” è una vivace raccolta degli articoli pubblicati nel suo blog da Adriana Re. Un libro dove spesso la smorfia di contrarietà per i problemi quotidiani delle donne cede spazio al sorriso sdrammatizzante.
Io sono bella dentro è una raccolta edita da Kimerik di articoli scelti, tra quelli pubblicati nel suo blog, da Adriana Re, una giovane scrittrice siciliana. La “genesi” della pubblicazione costituisce al tempo stesso la forza e il limite del testo.
La “forza” perché si avverte la corrente d’empatia riguardo a problematiche minori, ma non marginali delle donne, una sorta di flusso di energia latente che attraversa le righe del libro.
Il “limite”, perché non si avverte uno sforzo di rielaborazione organica per ricondurre a unità un pensiero un po’ frammentato. La scrittrice è però un’attenta e critica osservatrice della realtà quotidiana, particolarmente interessata alla comprensione dei tanti “fantasmi” che si materializzano spesso dal nulla per tormentare le donne d’oggi. Colpa anche della tv e del martellamento mediatico che subisce quotidianamente l’Io femminile.
«La nostra è una società televisiva, sempre più attaccata all’immagine», osserva la Re, per poi rammaricarsi di come molte donne vivano questo tipo di condizionamento: «siamo così occupate a criticarci, scovarci difetti, che tralasciamo il nostro vero io, le nostre qualità, il nostro valore fisico e interiore». La Re non ha la pretesa di dare risposte alle problematiche trattate.
«Io sono bella dentro!» è invece un’asserzione perentoria, un dogma di fede che funge da “mantra” del libro intero. Ma questa è l’unica concessione “integralista” di una scrittrice dalle solide basi relativiste che la portano a sdrammatizzare tematiche che spesso divengono, invece, per molte donne un valido motivo per “avvelenare” la propria esistenza.
Se Io sono bella dentro! fosse un romanzo, potrebbe essere un racconto “minimalista”, in cui sarebbe assegnato al “contesto” il compito di definire i “significati”. La lettura a tratti diverte, grazie all’originalità e alla freschezza del linguaggio. Non mancano, tuttavia, impreviste e repentine “cadute” nell’ovvietà e nella ridondanza. La suggestiva metafora dell’autrice («la linea non è una retta, è più che altro una curva»), ben si addice anche al libro, piacevole nella lettura e lineare nella trattazione, nonostante qualche “sterzata” verso l’ovvio ne spezzi talvolta l’originalità e la freschezza. Proprio sul finire del libro, l’autrice ci svela comunque la giusta chiave di lettura per questa sua raccolta di pensieri, in tutta libertà: «Non siamo difettose! No…Ognuna di noi è bella a suo modo. Il nostro male si chiama insicurezza ». Centrato!
Tra i libri più venduti del 2011: la biografia firmata dallo stesso Vasco Rossi
Uno dei libri più venduti durante il periodo di Natale e Capodanno: “La versione di Vasco” firmato dallo stesso Vasco Rossi.
. La storia del rocker più amato dagli italiani ha fatto breccia nel cuore di fans, appassionati e lettori.
In un servizio andato in onda sul TG2, Vasco racconta la sua versione su una vita spericolata, fatta di grandi sogni ma anche delusioni e ostacoli.
Alle soglie dei 60 anni la star si racconta ne “La versione di Vasco”. Servizio di Manuela Moreno. Tratto dal Tg2 Edizione ore 20,30
“Il rock ti dà l’idea che tutti ce la possono fare”
Ognuno ricorda le cose alla sua maniera
Ognuno un po se la racconta
Le biografie sono false.
Io sono stato franco.
Con questo libro
di dichiarazioni forse si capirà di più
la mia versione.
La versione di Vasco.
Tutto sommato sono la dimostrazione vivente
che si può vivere anche senza fare troppi compromessi …
con se stessi.”
Vasco Rossi dal libro “La versione di Vasco”
Dove eravate tutti: il romanzo sui vent´anni del Cavaliere
Antonio Tabucchi recensisce il nuovo romanzo di Paolo Di Paoli “Dove eravate tutti”.
E ne è entusiasta, sopratutto, per la capacità del giovane autore di raccontare il declino di un paese intero e di una generazione disillusa, ma che non rinuncia a trovare la propria strada. Nonostante la desolazione sociale e politica in cui versiamo oggi.
Il racconto è un “complesso disegno … una storia che fa da sinopia a un affresco composto di notizie di giornale, di fotografie, di lacerti di realtà politico-sociale, di mitemi attuali, di idioletti epocali, di ciò che costituisce non soltanto il sapore ma lo Zeitgeist dell´epoca nostra.” Antonio Tabucchi
“Il romanzo sui vent’anni del Cavaliere”
Recensione di Antonio Tabucchi
Mentre sento che in Italia, paese dell´eterno ritorno, si è ricominciato a piangere sull´imminente “morte del romanzo” che mezzo secolo fa costituì il tormentone della neo-avanguardia di allora, vedo con piacere che i giovani (e anche i meno giovani) scrittori italiani continuano a scrivere romanzi. O qualcosa che appartiene al genere che per convenzione definiamo “romanzo” e che naturalmente non ha niente a che vedere con la creatura di cui si piange la futura scomparsa, essendo costei defunta da tempo per cause naturali. Una modesta creatura il cui avvincente incipit (parlo per metafora) suonava all´incirca così: «La Marchesa uscì di casa alle cinque in punto».
Anche se il feuilleton di tipo ottocentesco basato sull´uscita della Marchesa continua ad occupare i banchi delle librerie e le sdraio degli stabilimenti balneari (ma questa è una legge dell´industria del consumo, che per fare un solo prodotto di qualità deve produrre almeno una tonnellata di scorie), coloro che oggi scrivono buona letteratura sanno che la Marchesa che uscì alle cinque non ha più fatto ritorno, ed è inutile stare ad aspettarla.
Ed è curioso notare come nonostante lo stantio ambiente culturale italiano, o forse proprio in reazione ad esso, la giovane letteratura italiana (intendo della generazione dei trentenni e dei quarantenni) sia una delle più nuove e vivaci d´Europa; una letteratura che se l´avessero i francesi e gli inglesi riuscirebbero a imporla nel mondo con la forza di una esportabilità linguistica che noi non abbiamo. Qualche tempo fa l´italiano era almeno una lingua di cultura; ora, dopo la sistematica distruzione della cultura, non è più neppure questo. E altro che signore marchese che uscirono di casa alle cinque: qui si tratta di un paese intero che vent´anni fa s´imbarcò su una nave da crociera verso lidi ignoti, facendo perdere le proprie tracce ai radar dei “politologi” e degli “statistici” che ancora la cercano invano.
‹‹Mi perdoni se entro nel campo personalissimo delle mie visioni, se non addirittura delle mie allucinazioni. Mi creda, mi è sembrato di averla davanti agli occhi: una nave da crociera. Il pensiero mi ha accompagnato fino a notte e non mi ha ancora lasciato: l´Italia, per vent´anni, è stata una nave da crociera. Non le pare? Con i campi da golf, le balere, le discoteche, le piscine, il cinema, il piano-bar. La vacanza dev´essere cominciata con una cosa che, per età, non riesco a ricordare per memoria diretta. Ne hanno mandati in onda alcuni passaggi l´altra sera. Si chiamava Colpo grosso, lo trasmettevano su Italia 7, gestione Fininvest››.
Con questa citazione, che è a p. 136, credo di aver toccato il cuore del romanzo di Paolo Di Paolo, Dove eravate tutti, appena uscito presso l´editore Feltrinelli (pagg. 224, euro 15).
Paolo Di Paolo è un giovanissimo (nato nel 1983), ma ha già al suo attivo una produzione saggistica e narrativa insolitamente folta per la sua età. E se non posso definire questo romanzo un esordio, esso è certo un felice ingresso in una narrativa impegnativa e matura, anche in virtù del complesso disegno con cui è costruito, con una storia che fa da sinopia a un affresco composto di notizie di giornale, di fotografie, di lacerti di realtà politico-sociale, di mitemi attuali, di idioletti epocali, di ciò che costituisce non soltanto il sapore ma lo Zeitgeist dell´epoca nostra.
L´autore appartiene a quella generazione che dall´infanzia a oggi in Italia non ha conosciuto altro che il sistema tolemaico di quell´imprenditore brianzolo proveniente da un´associazione eversiva che la stampa italiana, con un anglicismo fuori luogo definisce “il premier”. E che ha come “seconders” (a questo punto ci sta bene) boss mafiosi, corruttori di giudici, sub-agenti dei servizi segreti, giornalisti al soldo, sicari, cardinali, magnaccia e cocainomani. Un tipetto che di quella nave da crociera, dove dapprima faceva l´intrattenitore, è divenuto il capitano.
‹‹Saliti sulla nave da crociera, abbiamo preso il largo. Diretti dove? Era impossibile capirlo. Ma siamo rimasti a bordo per vent´anni. Le vacanze erano finite, veniva da piangere a tutti, come in una pubblicità. Però qualcuno deve aver detto che si poteva restare. Si poteva non scendere più. Lui avrebbe continuato a intrattenere, a sorridere, a cantare. Un giorno, quando sembrava che tutto sarebbe durato così per sempre, il Capo sarebbe sceso›› (p. 137).
Ecco per dove era partita la nave da crociera su cui si era imbarcata l´Italia: verso presunte ‹‹donne di sogno, banane e lamponi›› che l´intrattenitore, Joker di un fumetto scadente, aveva promesso a tutti, ma proprio a tutti, firmando un “contratto” televisivo seduto a una scrivania di ciliegio di fronte a un presentatore che fingeva di essere il notaio. Il ventennio berlusconiano, mascherato di pinzilacchere televisive, di bandane in ville cafone, di dittatori russi che venivano dall´amico in Sardegna con un incrociatore militare, di dittatori libici che venivano dall´amico a Roma con le loro amazzoni, di partouzes con minorenni – se tutto questo è sembrato uno spettacolo di circo o un brutto sogno, in realtà è successo davvero: è stata un´epoca truce e funebre che ha scavato gallerie oscure nelle coscienze degli italiani.
Ma il romanzo di Paolo Di Paolo non è tanto un romanzo sul regime di Berlusconi, quanto un romanzo sulla fine di un regime, sulla malinconia che lascia nell´animo di chi l´ha vissuto, sulla penombra (o oscurità) che abbiamo attraversato, sul desolato paesaggio del day after.
‹‹L´aria era cambiata. Sulla nave da crociera, le luci erano rimaste accese. E attivi i campi da golf, le balere, le discoteche, le piscine, il cinema, il piano-bar. Ma c´era come un senso di smarrimento. Un´ansia strana si sarebbe comunicata di passeggero in passeggero. L´equipaggio non era in grado di fornire alcuna indicazione. Le luci restavano accese, notte dopo notte. Ma i campi da golf, le balere, le discoteche, le piscine, il cinema, il piano-bar sembravano più tristi e cominciavano a svuotarsi. Le feste c´erano ancora, ma come svogliate. A muoversi – in modo scomposto e con le camicie sudate e le pance e i sorrisi un po´ ebeti – erano ormai quasi solo alcuni vecchi amici del Capo. I passeggeri, loro cominciavano ad annoiarsi›› (p. 137).
Ma il romanzo non è solo questo, ha anche una sua storia amaramente divertente che lo fa leggere con piacere, e che ovviamente non riassumo. (…)
BOOKTRAILER del romanzo “Dove eravate tutti” di Paolo Di Paoli