Novità libri: le uscite di questa settimana

Libri uscita settimana 19-25 febbraio 2024 copertina

Sei alla ricerca di nuove letture? Scopri i libri in uscita dal 19 al 25 febbraio! Ecco una lista dei titoli principali da aggiungere alla tua wishlist.

Sepolcro in agguato di Robert Galbraith

L’ormai famosa agenzia Strike ed Ellacott ha risolto molti casi inestricabili. Quello che rimane non risolto è il rapporto trai due soci, segnato da un’amicizia profonda e inquieta, tra slanci imprevedibili e sotterranee gelosie. Quando l’anziano Sir Colin Edensor chiede il loro aiuto per tirar fuori il figlio Will da una setta che lo ha plagiato, i due accettano senza esitare. In nome della lotta per un mondo migliore, la Universal Humanitarian Church allontana i suoi membri dai loro affetti e li induce a elargire enormi donazioni, diventando sempre più potente. Peccato che dietro a un leader dal carisma innegabile ci sia un passato sordido e ben più di una morte sospetta.

Entrare sotto copertura nella sede principale, una fattoria sperduta nel cuore del Norfolk, sembra l’unica soluzione, e Robin è pronta a farlo. Ma intelligenza e preparazione potrebbero non bastarle: addentrarsi nel lato oscuro dell’UHC si rivelerà molto rischioso, tra vendette soprannaturali, ricatti ed ex adepti terrorizzati. Uniti come non mai, Robin e Strike dovranno mettere in campo non solo le loro capacità professionali, ma anche le risorse più personali e i ricordi più intimi, in una delle sfide più difficili e coinvolgenti in assoluto.

Sepolcro in agguato catturerà i lettori tra le sue pagine, in un epico, indimenticabile nuovo capitolo della storia di Robin e Strike.

L’orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio

«Non so dire se avessi deciso già quella mattina, al momento di andare in tribunale, che sarei rimasto in aula ad aspettare la sentenza. Forse sì o forse no. Mi sedetti sulla sedia del pubblico ministero, su quella di un giudice popolare, su quella del presidente, poi entrai nella gabbia degli imputati. Per vedere il mondo attraverso le sbarre».

Una donna ha ucciso a colpi di pistola l’ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l’avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell’ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull’idea stessa di giustizia.

Il ritorno di Guido Guerrieri in un romanzo poderoso e commovente. Un’avventura processuale enigmatica, dal ritmo impareggiabile, che si intreccia a un’affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto, sulle inattese sincronie della vita e sulla ricerca della felicità.

La pace è l’unica strada di David Grossman

David Grossman, da sempre convinto sostenitore di una coesistenza tra Israele e Palestina, non si è mai sottratto dal commentare e analizzare la complessa relazione tra i due popoli. Questo libro raccoglie alcuni degli interventi più urgenti e militanti, in cui Grossman analizza la parabola politica di Israele, guardando con occhio critico alle azioni del governo e della classe dirigente del suo Paese: un Paese che gli appare oggi più vulnerabile che mai, per colpa delle correnti estremiste e della decadenza di quei valori democratici che lo rendevano uno stato davvero ebraico.

Grossman riflette sulle dinamiche che alimentano il circolo vizioso della violenza, fino ai tragici eventi del 7 ottobre 2023, nuova miccia di un conflitto mai sopito e che sembra destinato a non avere fine. Ma continua anche a professare la sua speranza per un futuro di pace, in cui tutti possano sentirsi protetti e rappresentati equamente, “e coltivare la storia e le tradizioni della propria comunità senza cancellare quelle degli altri”.

Lettere contro la guerra di Tiziano Terzani

Questo libro è la prima tappa di un pellegrinaggio di pace. Un pellegrinaggio compiuto da un uomo che, nel corso della sua vita, è stato un cronista coinvolto in prima persona nella realtà che descriveva; un giornalista capace d’individuare per istinto i segni che un determinato avvenimento lascia sul territorio sconfinato della Storia; un narratore con una voce unica, spesso fuori dal coro, sempre autentica e piena di comprensione.

Un uomo che, prima dell’11 settembre 2001, ha sempre avuto una profonda consapevolezza dell’abisso culturale, ideologico, sociale aperto (e spesso ignorato) tra l’Occidente in cui è nato e l’Oriente in cui ha vissuto per trent’anni. Un uomo che, dopo l’11 settembre 2001, ha capito di non poter più tacere di fronte alla barbarie, all’intolleranza, all’ipocrisia, al conformismo, all’indifferenza.

Tiziano Terzani, con queste «lettere» da Kabul, Peshawar, Quetta, ma anche da Orsigna, Firenze, Delhi e dal suo «rifugio» sull’Himalaya, assolve un dovere verso il futuro di tutti noi, comincia il pellegrinaggio che tutti noi dovremmo compiere. Introduzione di Tommaso Montanari.

Chi dice e chi tace di Chiara Valerio

Un golfo dalla linea morbida, una lunga spiaggia di sabbia che corre parallela alla via Appia tra due colline, il Monte d’Oro e il Monte d’Argento. Un lungomare pieno di oleandri scandito da stabilimenti colorati e a volte sbiaditi, ognuno diverso dall’altro: la Tintarella, il Lido Delfini, il Lido del Pino, il Lido Maria, e molti altri. E poi la pizzeria Lu Rusticone, il bar Luccioletta, due chiese, una sola vera piazza. Poco più a sud scorre il fiume Garigliano e inizia la Campania. Subito a nord ci sono Formia, Gaeta, Sperlonga; in meno di due ore si arriva a Napoli e a Roma.
Scauri, nel Lazio, sul Tirreno, seimila residenti nei mesi invernali e centomila nei mesi estivi. Un paese né bello né brutto, ma con una sua grazia scomposta. Qui ha scelto di vivere Vittoria, che è morta nella sua vasca da bagno. È stato uno stupido incidente.

L’avvocato Lea Russo, un marito e due figlie, è sempre stata affascinata da Vittoria. Una donna distante ma curiosa, accogliente ed evasiva; nel parlare ha un fatalismo che lascia sgomenti. Era arrivata a Scauri con la sua risata che cominciava bassa e finiva acuta, aveva comprato una casa nella quale tutti potevano entrare e uscire, non aveva mai litigato con nessuno, non aveva mai cambiato taglio di capelli. Viveva con Mara, forse l’aveva adottata, forse l’aveva rapita, si dicevano tante cose. Ora Vittoria è morta per uno stupido incidente in una vasca da bagno, e Lea Russo non ne è convinta. Lea non vuole più accontentarsi di ciò che ha avuto sempre davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria, e chi era davvero.

Il primo romanzo per Sellerio di Chiara Valerio segna una traiettoria narrativa inedita. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. Niente è fermo, in Chi dice e chi tace, le emozioni, gli amori, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono della memoria: tutto si muove, tutto si trasforma, tutto può sempre cambiare.

Twisted Lies. Ediz. italiana di Ana Huang

Affascinante, pericoloso, e abbastanza furbo da nasconderlo, CHRISTIAN HARPER è un mostro nascosto negli abiti dal taglio impeccabile di un perfetto gentiluomo. Ma ogni mostro ha un punto debole, e lei è il suo. La sua ossessione, la sua eccezione. Dolce e timida, STELLA ALONSO ha imparato a tenere a freno i desideri del cuore. D’altronde, impegnata com’è con due lavori, avrebbe davvero poco tempo per una relazione.

Quando però il destino la spinge tra le braccia di Christian, sente che forse è arrivato il momento di lasciarsi andare. Ma il loro è un amore intrecciato a troppi segreti e bugie. E quando la verità verrà infine a galla, potrebbe distruggere tutto.

Confessioni di un’amica di Elizabeth Day

Cosa significa essere una buona amica? Non dire mai no agli inviti, accogliere le richieste d’aiuto, anche quando non hai il tempo per pensare a te stessa, ascoltare chi ha bisogno di sfogarsi, anche quando l’argomento ti ferisce. O almeno così crede Elizabeth Day che, a quasi quarant’anni, ha diversi libri di successo alle spalle, una carriera da giornalista ben avviata, un matrimonio, un divorzio. E, naturalmente, tonnellate di amici: una vera friendaholic. Poi arriva la pandemia e, con quella, giornate all’improvviso vuote di impegni e cariche di silenzi e assenze. Momenti in cui Elizabeth scopre di non aver più voglia di parlare con tutti quegli amici, ma solo con quelle poche persone che, a rifletterci ora, l’hanno sempre fatta sentire compresa, amata, vista. Elizabeth è di nuovo costretta a chiedersi: cosa significa, realmente, amicizia? Come può essere una buona amica?

Comincia così un viaggio alla ricerca di storie e significati, realtà e falsi miti, testimonianze e parole capaci di spiegare quel legame che chiamiamo «amicizia». Il lessico che la definisce, infatti, tutto teso a raccontare la relazione «regina» del nostro tempo, quella amorosa, è totalmente inadatto a esprimere il nucleo pulsante di energia, affetto, attenzioni, pensieri e cura che unisce fra loro due amiche o amici.

Ed è soltanto alla fine di una ricognizione tra aule universitarie e idromassaggi di Las Vegas, hall di grandi alberghi e freddi corridoi d’ospedale, persone di ogni età e cultura, che Elizabeth confesserà a sé stessa una verità ora lampante: amicizia non è stare al centro di una rete affollata di relazioni, ma scegliere coloro che ascoltano, guariscono, aiutano. Amicizia non è avere tutte le risposte, ma qualcuno a cui porre le domande.

Sembra che presto annegherò di Filippo Ronca

Manfredi è innamorato di Antonia e, come ogni giovane uomo innamorato, vede Antonia in ogni cosa, la esplora, la sente, gli sembra addirittura che quando entra in una stanza lei sia sempre più grande, e non c’è nulla che non sia segnato dalla sostanza o dallo spirito o dalla smagliante banalità del suo semplice ‘essere Antonia’. Lo è nei gesti quotidiani, nello svegliarsi insieme, nell’andare a cena fuori, nello stare con gli amici, nell’uscire per le strade. “E anche il nome di Antonia, a me sembra una stagione, la stagione preferita, che attendi tutto l’anno che arrivi.”

Manfredi ci racconta il suo amore ma soprattutto cerca di spiegare che cos’è, l’amore: proprio perciò il linguaggio è trasparente, proprio perciò a ogni svolta dell’accadere c’è una similitudine, una dichiarazione, una promessa; proprio perciò, quando Antonia gli chiede se è davvero il caso di continuare, si resta senza fiato.

E proprio allora scatta il romanzo, i tempi accelerano, si sovrappongono, si incrociano continuamente. Le vicende via via si accumulano, ci prendono di sorpresa, e fanno sì che spesso ci si chieda: ma è successo davvero? E quanta Antonia resta nel gioco del caso, nella tempesta dei sentimenti, nello sgomento di stare al mondo?

Il sogno di Achille di Carlo Vulpio

“La prima cosa che capì da bambino fu che erano poveri.” Comincia così il romanzo di un uomo e di un mito, Gigi Riva. Storia di riscatto e di liberazione, com’è sempre stato per i grandi del calcio, da Pelé a Maradona a Messi, a voler citare solo i mostri sacri: e Riva è uno di questi. Storia di successi e imprese memorabili, ma anche di cadute, ferite e delusioni.

Corre Riva, e con lui corre la storia d’Italia, attraverso anni belli e drammatici, di conquiste civili e sociali (lo Statuto dei lavoratori, le leggi sulla parità dei coniugi, sul divorzio, sulla previdenza sociale) scandite dalle bombe delle stragi che inaugurarono gli anni di piombo. Storia incalzante, appassionata; romanzo di formazione e fotografia di come eravamo, un paese che provava a darsi un’identità, a diventare moderno. Storia di un popolo, anzi di una nazione, la Sardegna, immortalata nell’anno in cui nel calcio italiano accadde l’impensabile: il Cagliari di Riva e dei suoi compagni Albertosi e Reginato, Tampucci, Cera, Niccolai e Tomasini, Domenghini, Nené, Martiradonna e Mancin, Poli, Brugnera, Greatti e Zignoli, Gori e Nastasio, diventa una grande squadra e vince lo scudetto.

Era il 1970. Storia che parte da Leggiuno, in provincia di Varese, e attraversa l’Italia seguendo le magie, le sfide sportive ma anche umane, le ombre del suo protagonista. L’avventura di Riva e del Cagliari è sogno e realtà. Da allora non ha mai smesso di essere tramandata, di generazione in generazione, da chi c’era e da chi l’ha sentita raccontare. Un fatto rivoluzionario, inimmaginabile, meraviglioso. Un manipolo di “figli della guerra”, diciassette calciatori tutti nati durante gli anni del secondo conflitto mondiale, e un allenatore, Manlio Scopigno, detto “il filosofo”, portano la fantasia al potere. È l’epopea di un gruppo di uomini prima ancora che di atleti, e dell’isola che li accolse e li plasmò. L’eterno poema di gioie e tragedie, poesia e sentimenti, coraggio e paure, miserabili debolezze e nobili slanci di cui è capace l’animo umano.

La torre nera di Louis Bayard

Parigi, 1818. Hector Carpentier è uno studente di medicina piuttosto indolente, vive con la madre vedova nella loro casa signorile – che però ha visto giorni migliori – nel Quartiere Latino di Parigi. La sua vita scorre tranquilla e ripetitiva nella Francia della Restaurazione che, come lui, sembra preferire la quiete e la monotonia del presente agli sconvolgimenti del recente passato. Ma quando il famosissimo Vidocq, terrore della malavita parigina, ex criminale, ora investigatore, fondatore e capo di una nuova forza di polizia che agisce perlopiù in incognito, maestro di travestimenti e di astuzia, bussa alla sua porta, il povero Hector non può far altro che seguirlo.

Il suo nome, infatti, è stato trovato nella tasca di un uomo ucciso, e Vidocq vuole capire perché. Nessuno dei due si aspetta, però, che quella cominciata come un’indagine di routine li porterà a confrontarsi con uno dei misteri più grandi della storia francese: la presunta morte di Louis Charles di Borbone, legittimo erede al trono di Francia, figlio di Maria Antonietta e del re Luigi XVI, rinchiuso nella famigerata prigione della torre nera dal governo rivoluzionario. O, almeno, questa è stata a lungo la versione ufficiale, ma sono in molti, nella Francia di Luigi XVIII, a sperare nel ritorno del giovane, e altrettanti a temerlo.

In La torre nera, Louis Bayard, maestro del thriller storico, acclamato in tutto il mondo e tradotto in più di quindici lingue, intreccia abilmente intrighi politici, epici tradimenti, depistaggi e cospirazioni di una famiglia protagonista degli anni tra Rivoluzione e Restaurazione, dando vita, inoltre, a un ritratto indelebile del potente quanto controverso Eugéne François Vidocq, il primo grande detective della storia.

Mia madre aveva una Cinquecento gialla di Enrica Ferrara

Gina ha dieci anni ed è figlia di un politico democristiano, Mario Carafa, che nell’estate del 1980 è costretto a scappare da Napoli e a lasciare la sua famiglia. Con la madre Sofia e la sorella Betta, Gina parte sotto falso nome per raggiungere il padre in Sardegna. Grazie alla passione sfrenata per le storie e le parole nuove, Gina prova con tutte le sue forze a comprendere cosa stia succedendo, cercando di decifrare il significato di termini per lei esotici come “capro espiatorio”, “latitante”, “brigatista” e “camorrista”. Le sembra di capirne il senso, eppure più passa il tempo e più rimane confusa: suo padre è innocente o colpevole? È un politico o un camorrista? Chi sono i suoi amici e chi invece gli è diventato nemico?

Tra incomprensioni familiari, ribellioni adolescenziali, nuove amicizie e nuove avventure a bordo della sgangherata Cinquecento gialla di sua madre, Gina supera questo periodo difficile e si mette a investigare per conto suo per scoprire le vere ragioni che stanno dietro la latitanza di suo padre e soprattutto per cercare di riportarlo a casa una volta per tutte. Un esordio dolceamaro su una famiglia che di colpo si ritroverà catapultata in mezzo agli intrighi politici che hanno diviso l’Italia nel periodo a cavallo degli anni Ottanta, a ridosso degli anni di piombo e del rapimento Moro.

Un romanzo di formazione autentico e onesto che racconta di trame occulte e malaffare visti attraverso lo sguardo curioso di una ragazzina restituendo allo stesso tempo un quadro vivo e realistico di un periodo della nostra storia su cui rimangono ancora troppi misteri.

Gli occhi di Monna Lisa di Thomas Schlesser

Lisa ha dieci anni e vive a Parigi con i genitori quando un giorno, all’improvviso, i suoi occhi smettono di vedere. I primi accertamenti al pronto soccorso non rilevano nulla di anomalo e dopo qualche ora di angoscia la vista sembra tornata. L’oculista è convinto che la bambina necessiti di un consulto psichiatrico, ma il nonno di Lisa, Henry, un vecchio burbero e determinato, è di tutt’altro avviso: se la bambina rischia di perdere la vista, l’unica vera urgenza è mostrarle tutto ciò che di più bello l’uomo ha creato.

E così, ogni mercoledì, subito dopo la scuola, fingendo con i genitori di portarla dallo psichiatra, il nonno accompagna la nipote a visitare alcuni tra i più importanti musei del mondo: il Louvre, il Museo d’Orsay, il Beaubourg sono scrigni di meraviglie che si schiudono davanti allo sguardo di Lisa e della sua specialissima guida.

Osservando incantati le cinquantadue opere che scandiscono il romanzo, scoprendo la cifra stilistica di un artista, commovendosi davanti all’ineffabile spettacolo di un Leonardo o di un Degas, di un Botticelli o di un’installazione di Marina Abramovic, nonno e nipote compiono un viaggio nel mistero della bellezza, nell’enigmatica capacità dell’arte di mettere a nudo l’animo umano, che cambierà la vita di entrambi. E insieme anche la nostra.

Psicopompo di Amélie Nothomb

In questo trentaduesimo romanzo Amélie Nothomb ci parla del suo amore per gli uccelli e per il loro volo, della sua infanzia errabonda al seguito del padre diplomatico, della violenza subita appena dodicenne sulla spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh. A cui fanno seguito il trauma, l’anoressia come crudele possibilità di resurrezione e infine il potere salvifico della scrittura con la severa disciplina necessaria…

Pagine intrise di intimità per il romanzo più personale e autobiografico della pluripremiata e amatissima autrice belga. Un libro diverso dai precedenti ma che allo stesso tempo li illumina tutti.

Invernale di Dario Voltolini

Il padre spacca gli animali, entra nelle loro viscere, separa i muscoli dalle membrane, estirpa gli organi e le ossa. Il padre vende pezzi di animali. Il padre si immerge nella voragine biologica e ne tira fuori bistecche. I tagli di carne sono il suo mestiere e la sua arte. Il padre è un macellaio. Il padre ha il compito di inoltrarsi nella carne morta e di uscirne porgendola ai vivi, perché la vita continui la sua catena vorace. È un traghettatore fra le due sponde della carne, fra la viande e la chair, fra meat e flesh. Al banco di vendita del mercato serve i pavidi che non affrontano i corpi che mangiano, non ne vogliono sapere, delegano il lavoro sporco ai macellai.

Un giorno qualcosa va storto nella coreografia perfetta delle lame e un taglio sghembo quasi gli mozza un pollice. È l’inizio di un’altra discesa nella carne, questa volta la sua. Al lavoro, un batterio lo ha contaminato. Comincia con un’infezione, prosegue con la spossatezza, una diagnosi ferale, i protocolli sanitari, i viaggi in clinica all’estero. Il figlio Dario, ventenne, immerge lo sguardo nella carne del padre che si deteriora, e nella malinconia del congedo.

Un’intimità fortissima li avvolge, come succede quasi solo nel rapporto tra figlie e madri. Entriamo nello sguardo del figlio, prensile ed esatto, che vede accasciarsi il padre. La precisione è la forma che assumono la sua devozione e la sua sofferenza.

Le nostre mogli negli abissi di Julia Armfield

Leah, biologa marina, torna a casa dopo una missione sul fondo dell’oceano che si è conclusa in tragedia. Miri la accoglie a braccia aperte: finalmente ha sua moglie tutta per sé. Ma appare subito chiaro che ciò che è successo negli abissi con i compagni di missione non è stato un incidente, e che Leah ha portato con sé un bagaglio di ansia, dolore, solitudine: riadattarsi a una vita normale le è impossibile.

Il ricordo di quello che avevano prima – i loro scherzi segreti, i film che guardavano insieme, tutte le piccole cose che le univano – serve soltanto ad acuire il senso doloroso di quanto è andato perduto sotto il mare. Perché? E come? C’è speranza per Leah e Miri?

Una storia romantica e dolente, una scrittura fluida come l’acqua e buia come gli abissi in cui ci conduce.

Il traghettatore di Justin Cronin

Fondato dal misterioso genio noto come il Designer, l’arcipelago di Prospera è nascosto dagli orrori di un mondo esterno ormai in declino. Su quest’isola paradisiaca, i fortunati cittadini godono di vite lunghe e appaganti fino a quando i monitor incastonati nei loro avambracci, destinati a misurare il loro benessere fisico e psicologico, scendono sotto il 10%. A quel punto si ritirano, imbarcandosi su un traghetto per l’isola conosciuta come Nursery, dove la loro memoria viene cancellata e i loro corpi deteriorati vengono rinnovati in modo da ricominciare una nuova vita.

Proctor Bennett ha una carriera soddisfacente come traghettatore, accompagnando le persone nel processo di pensionamento. Ma c’è qualcosa che non va in lui. In primo luogo, sogna, cosa che si suppone sia impossibile a Prospera. In secondo luogo, la percentuale sul monitor incastonato nel suo braccio ha iniziato a diminuire in modo allarmante. E nel giorno in cui viene convocato per traghettare il proprio padre, quest’ultimo gli consegna un criptico messaggio dai risvolti inquietanti. Nel frattempo, il personale di supporto, uomini e donne comuni che forniscono la manodopera necessaria al funzionamento di Prospera, ha iniziato a mettere in discussione il proprio posto nell’ordine sociale.

Con i disordini aumentano, si diffondono sempre di più voci su un gruppo di ribelli che potrebbe scatenare una rivoluzione. Ben presto, Proctor si ritrova a mettere in discussione tutto ciò in cui credeva, invischiato in una causa molto più grande di lui e in una missione disperata alla ricerca della verità.

Viva la retorica sempre! di Flavia Trupia

La retorica è l’arte della parola e, si sa, le parole sono importanti: vanno scelte con cura. Possono ferire e soggiogare, ma anche rendere il mondo più giusto e più umano. Basta saperle usare. La retorica ci aiuta quando meno ce lo aspettiamo, ci permette di comunicare, amare e farci amare, capirci l’un l’altro. Ci sostiene quando i fatti “parlano chiaro” soltanto a noi e abbiamo bisogno di convincere chi ci sta intorno. Fa uscire dal cassetto idee brillanti e mai realizzate, ci aiuta a individuare la manipolazione, e a tenerla a bada. Ed è una strada per il successo, perché se è vero che un bel discorso può nascondere cattive intenzioni, è altrettanto vero che un discorso ingenuo, sciatto o non controllato, può mandare al massacro il migliore dei progetti.

Con piglio ironico e ricco di consigli pratici, questo libro offre uno sguardo limpido e attuale su un’arte magnifica a cui fanno ricorso non solo politici e insegnanti, ma anche comici e rapper. Se, come dice l’autrice, la retorica è ovunque, allora bisogna saperla maneggiare. Con cura e consapevolezza, sapendo che puoi fare e farti male. Ma che puoi anche avere la tua occasione per essere sublime.

24 film per raccontare il Novecento di Giampiero Frasca

In questo manuale si vuole approcciare lo studio della storia attraverso il discorso cinematografico contemporaneo che la ha tematizzata e assunta quale referente. 24 capitoli che identificano 24 momenti decisivi del novecento, esplorano un’epoca individuando i movimenti storiografici più importanti, ne rintracciano le cause e le spinte collettive che li hanno prodotti, per poi contestualizzarli in una serie di proposte filmografiche – con relativa analisi dei film – utili a documentare ma anche a comprendere emotivamente il periodo storico proposto, nelle sue sfaccettature e complessità.

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