Archivi per la categoria ‘Biografie’
Il nuovo libro del figlio di Pablo Escobar
“Narcos non è un prodotto serio: hanno venduto e hanno mentito molto bene su mio padre. Li ringrazio solo perché mi hanno aiutato a vendere tanti libri a coloro che davvero vogliono conoscere la verità”
In seguito all’agguato che permise l’uccisione di suo padre #PabloEscobar, il più ricco, potente e sanguinario narcotrafficante della storia, recentemente tornato in auge grazie alla serie tv Narcos prodotta da Netflix, ha dovuto cambiare identità e fuggire tra Svizzera, Nicaragua e Mozambico per poi stabilirsi definitivamente a Buenos Aires.
Oggi può chiamarsi nuovamente Juan Pablo Escobar ed essere, semplicemente, il figlio maggiore di Don Pablo. Ha sistemato i conti con amici e nemici del padre distribuendo ciò che rimaneva dell’immenso tesoro accumulato dal genitore e ha troncato, con grandi rischi, ogni legame con i cartelli colombiani.
In questi anni il suo percorso di pacificazione si è sviluppato in forma concreta grazie alla pubblicazione di 2 libri: memorie di un bambino cresciuto tra lusso e pericolo.
Il primo è uscito nel 2014 e si intitolava Pablo Escobar. Il padrone del male,il secondo è uscito pochi giorni fa, sempre per Newton Compton: Pablo Escobar. Gli ultimi segreti dei Narcos raccontati da suo figlio
Questo secondo volume, che si potrebbe definire come il proseguimento logico del primo, nasce proprio in seguito al clamoroso successo avuto e approfondisce altri aspetti, svelando nuovi retroscena della vita dell’uomo che è stato a lungo il più ricercato al mondo. Molti testimoni e informatori, e perfino alcuni complici delle numerose attività illegali di Escobar, dopo l’uscita allo scoperto del figlio, hanno finalmente deciso di parlare.
La biografia di Andre Agassi: l’anima di un grande campione
Non sono un amante delle autobiografie e ne ho lette veramente poche fino ad oggi, devo essere proprio invasato del personaggio o aver trovato critiche entusiaste per comprarne, però la biografia di “Open. La mia storia” di Andre Agassi mi è piaciuta!
Scritta è scritta bene (il “prologo” su tutto il resto), e ci mancherebbe se alle spalle hai un premio Pulitzer come J.R. Moehringer, ma ha comunque principalmente il pregio di essere molto agile, questo nonostante in alcune parti le vicende non vengano sviscerate poi così a fondo o in altre appaiano un po’ troppo ridondanti.
La vita di Agassi è percorsa in lungo e in largo, dagli esordi da ragazzino dei primi tornei a Las Vegas fino al ritiro newyorchese, e ovviamente oltre a tanto tennis, vittorie e sconfitte, c’è anche la fragilità del personaggio (sinceramente non avrei creduto fosse così radicata) e il più classico dei rapporti odio/amore con il padre, colui che l’ha spinto verso la carriera tennistica.
Il resto lo dà facilmente la curiosità di trovarsi davanti a notizie e fatti mai trapelati prima.
A cura di Simone Ciclitira
Orhan Pamuk: la sua vita è «essere un ponte tra due rive»
Orhan Pamuk nasce a Instanbul nel 1952 in una famiglia borghese benestante di alterne fortune; il padre fu il primo dirigente della sezione turca dell’IBM. Viene istruito al liceo americano Robert College di Instanbul. Si laurea all‘Istituto di Giornalismo dell’Università di Istanbul nel 1977. Pamuk, rifiutato il titolo di “artista di Stato” dal governo turco, viene incriminato nel 2005, a seguito di alcune dichiarazioni fatte a una rivista svizzera riguardanti il massacro, da parte dei turchi, di un milione di armeni e trentamila curdi in Anatolia durante la Prima guerra mondiale. Il processo, che ha attirato l’attenzione della stampa internazionale, inizia il 16 dicembre 2005 ma le accuse sono ritirate il 22 gennaio 2006 con la motivazione che il fatto non costituisce reato per il nuovo codice penale. Nel 2006 viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura, primo scrittore turco a ricevere il prestigioso riconoscimento, con la motivazione: «A Chi nella ricerca dell’anima melancolica della sua citta’ ha scoperto nuovi simboli per il contrasto e l’intreccio delle culture». Attualmente fa la spola tra New York, dove insegna, e la Turchia. I libri di Orhan Pamuk sono caratterizzati dal tema dell’identità, riconducibile al conflitto tra i valori dell’occidente europeo e la cultura islamica. Ha scritto di sé: «Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea… E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo. Quando sono salito sul ponte… ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive» (O.Pamuk, Istanbul, 2003). L’opera che lo consacra a livello internazionale è Benim Adim Kirmizi (Il mio nome è rosso), pubblicato nel 2000, ambientato nell’Istanbul del XVI secolo. Tradotto in ventiquattro lingue (in Italia dalla Einaudi), vince nel 2003 il più remunerativo dei premi letterari internazionali, l’International IMPAC Dublin Literary Award, nonché il premio Grinzane Cavour 2002. Nella sua ultima fatica, Romanzieri ingenui e sentimentali (Eiunaudi, 2012), Orhan Pamuk ci introduce nell’universo dello scrittore e allo stesso tempo in quello del lettore di romanzi, facendo così emergere l’intimo e impalpabile rapporto che li lega.
Carmela Bafumi
Classifica libri più venduti terza settimana di febbraio.
Uomini e donne allo specchio.
Ai primi posti della classifica di questa settimana, Veronica Pivetti con Ho smesso di piangere. La mia odissea per uscire dalla depressione (Mondadori, 2012) racconta il suo momento buio. Senza censure, con toccante onestà. Perché la depressione va affrontata, non si scappa. Sei anni, dal 2002 al 2008, tanto è durata la sua odissea. Alcuni dottori l’hanno salvata, altri l’hanno massacrata, alcuni le hanno ridato la vita, altri gliel’hanno tolta. E i momenti dolorosi, come spesso accade nella vita, finiscono per diventare involontariamente molto comici, ma non passano senza lasciare un segno: «una volta ero perfettamente funzionante… Ora sono un po’ rattoppata, ho un’anima patchwork e una psiche in divenire. Ed è questa la verità. Ma va bene così, perché la vita si fa con quello che c’è…».
A un anno dalla pubblicazione del bestseller Trent’anni e una chiacchierata con papà, Tiziano Ferro pubblica, dopo l’uscita dell’attesissimo nuovo album, L’amore è una cosa semplice (Kowalski, 2012). «Ho passato tanti anni a chiedermi perché non ho mai smesso di scrivere questi quaderni. Adesso lo so: perché amo la mia vita e non voglio rischiare di dimenticarlo mai». Si concludeva così il lungo diario che nel 2010 Tiziano Ferro apriva ai fan: era il 20 febbraio, la vigilia dei suoi trent’anni e di una nuova stagione della vita. Questo nuovo diario riprende la cronaca dei giorni proprio lì dove si era interrotta per raccontare l’esperienza catartica della scrittura, la nascita di un disco e la sofferta ricerca dell’amore e della felicità.
Più di quaranta colloqui personali con Steve Jobs in oltre due anni, e più di cento interviste a familiari, amici, rivali e colleghi, hanno permesso a Walter Isaacson di raccontare in Steve Jobs (Mondadori, 2011) l’avvincente storia del geniale imprenditore che ha rivoluzionato sei settori dell’economia e del business: computer, cinema d’animazione, musica, telefonia, tablet, editoria elettronica. Jobs ha intuito in anticipo che la chiave per creare valore nel ventunesimo secolo è la combinazione di creatività e tecnologia. Jobs non ha posto alcun filtro alla stesura del libro, incoraggiando anzi i suoi conoscenti, familiari e rivali a raccontarne onestamente pregi e difetti: le passioni e la maestria, il perfezionismo e l’ossessione per il controllo.
Carmela Bafumi
Raymond Queneau, parigi, Zazie e gli esercizi di stile
Nasceva il 21 febbraio 1903, sulle coste dell’alta Normandia e più precisamente a Le Havre sulla riva destra dell’estuario della Senna, lo scrittore, poeta e matematico Raymond Queneau.
Raymond è da subito un esempio di studente modello, contemporaneamente alla scuola, infatti, studia anche pianoforte e solfeggio. Nel 1914, con la Grande Guerra che ormai è alle porte, comincia a tenere un diario, mentre buona parte di Le Havre si mobilita. Queneau continua a studiare, dando inizio alla sua famosa mania di stendere e tenere aggiornate liste, inventari, statistiche, mappe e di interessarsi un poco a tutta una serie di discipline dall’archeologia alla matematica statistica. Particolarmente è attratto da Charlot, Verhaeren e gli aeroplani, e già molto giovane comincia a scrivere sia romanzi che poesie, alcune delle quali verranno alla luce nel tempo, anche se inedite, altre non vedranno mai altro che le sue mani perchè bruciate da lui stesso poco tempo dopo.
Terminata la guerra tra le sue letture, predilige Apollinaire, Bloy, Poe, Rimbaud, poi Laforgue, Conan Doyle, Verlaine, ma si interessa anche di avanguardia, di dadaismo e psicoanalisi e riceve una medaglia offerta dalla città quale studente meritevole, in occasione del diploma. Quando decide di studiare filosofia, il padre apre un negozio a Épinay-sur-Orge e il figlio si iscrive alla prestigiosa Università di Parigi, la Sorbona. Nella capitale scopre i surrealisti e si abbona alla rivista “Littérature”, diretta da Breton, Aragon e Soupault.
Nel tempo avrà contatti con svariate personalità storiche della cultura e dell’arte, come: Jacques Prévert, Robert Desnos, Michel Leiris, Benjamin Péret e Man Ray; o ancora Boris Souvarine, Jean Hélion e lo scrittore americano Henry Miller, Pierre Drieu La Rochelle, Marguerite Duras, Boris Vian, Albert Camus, Sartre, Picasso, Georges Perec e Calvino; solo per citarne una parte.
Si vogliono ricordare tre delle opere più importanti e interessanti dell’autore:
“Esercizi di stile”: un esilarante testo di retorica applicata, un’architettura combinatoria, un avvincente gioco enigmistico. Lo stesso testo declinato in moltissimi stili diversi, dalla descrizione dettagliata al linguaggio burocratico, dalle onomatopee alla lettera d’amore fino alla piece teatrale. Un libro unico che può far capire quanto la lingua possa esprimere attraverso le scelte lessicali e di ritmo. Uno strumento indispensabile per chiunque si avvicini alla scrittura di qualsiasi genere e forma.
“Zazie nel metró”: forse il suo libro più celebra, scritto nel 1959 e portato sul grande schermo l’anno successivo da Louis Malle,
giovane protagonista della nouvelle vague. Il libro parla di Zazie, una ragazzina provinciale ribelle e insolente, arrivata da poco nella Parigi degli anni ’50. Il suo sogno più grande è quello di poter vedere il metró; ma se uno sciopero glielo impedisce, nessuno può trattenerla dal salire su quella giostra vorticosa che per lei diviene Parigi. Scappa dall’olezzo dello zio, ballerino travestito, per incontrare, grazie alla sua vitalità straripante, una galleria eterogenea di personaggi: un conducente di taxi, diabolici flic, la dolce Marceline, una vedova consolabile, un calzolaio malinconico e un querulo pappagallo.